2020-05-09
Si va verso la sanatoria dei migranti. I «buoni» vogliono sfruttarli tre mesi
Manca la versione definitiva, ma la regolarizzazione temporanea di massa si farà. Archiviata la pantomima delle dimissioni di Teresa Bellanova. Presto avremo una legge che non serve né agli agricoltori, né agli stranieri.Nella bozza del decreto aprile, che nel frattempo si è trasformato nel decreto maggio, resta ancora appesa la sanatoria per i migranti. C'è un paragrafo dedicato ai braccianti stranieri che lavorano in nero nei campi, ma dagli uffici dei ministeri interessati hanno lasciato uno spazio bianco che riguarda la durata del permesso di soggiorno. È il punto sul quale il governo giallorosso cerca ancora un'intesa politica. Sembra che tocchi al premier Giuseppe Conte e ai capi delegazione di maggioranza chiudere l'accordo che potrebbe attestarsi su un permesso di soggiorno temporaneo per tre mesi. Tre mesi durante i quali sfruttare i braccianti con la scusa del coronavirus, per poi rimandarli, con un calcio nel sedere ammantato da buonismo giallorosso, nella categoria degli irregolari. I pentastellati non vorrebbero far passare il provvedimento come una sanatoria. Ma più per la terminologia, che li imbarazza, che per una questione di sostanza. Continuano a dire che «regolarizzare gli immigrati non è la soluzione per sostenere l'agricoltura». Parole del capo politico Vito Crimi che, però, fa finta di non sapere che questi immigrati lavorano già come braccianti, ma sono sottopagati e senza diritti. Sul blog delle Stelle la proposta dei pentastellati taglia fuori tutti gli immigrati senza permesso di soggiorno, includendo «quasi 350.000 lavoratori stagionali stranieri che, a causa delle restrizioni per arginare la diffusione del Covid-19, non potrà prestare la propria opera nei lavori stagionali nelle campagne italiane». La soluzione? La solita piattaforma per l'incontro tra domanda e offerta in agricoltura. «Una regolarizzazione di massa», insomma, sostengono in conclusione i grillini, «non rappresenterebbe la risposta al problema». Al momento, oltre al dibattito in corso, ci sono i due canali di regolarizzazione proposti. Il primo lo attiverebbe il datore di lavoro che, tramite un contratto, fa emergere un irregolare che deve però già trovarsi sul territorio nazionale e deve essere stato fotosegnalato dalle forze di polizia in Italia prima dell′'8 marzo scorso. Allo straniero, dopo una serie di verifiche, verrebbe accordato un permesso di soggiorno valido per la durata del contratto, rinnovabile in caso di nuovi rapporti di lavoro. La seconda opzione, invece, è quella più controversa. E riguarda i braccianti agricoli stagionali che hanno perso il lavoro durante la fase di emergenza, o ai quali è scaduto il contratto: potranno avere un permesso temporaneo per la ricerca di lavoro. Il ministro Bellanova lo vorrebbe lungo sei mesi, appoggiata dal ministro per il Sud Giuseppe Provenzano (mentre il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo è contrario). E siccome la proposta dei sei mesi per i migranti a caccia di un lavoro appare assai bizzarra rispetto a quella dei tre mesi per chi lavora davvero, Bellanova è stata costretta a inscenare la commedia sulle dimissioni. Una spacconata probabilmente ideata dal Bullo per ricordare ai giallorossi che esiste anche lui e che conta qualcosa nel governo. Prova ne è che ieri pomeriggio Bellanova ha dichiarato alle agenzie di stampa di essere pronta a collaborare con la Catalfo, perché «regolarizzare i braccianti è urgente». L'ipotesi della sanatoria, quindi, non è definitivamente tramontata. E se andrà in porto sarà la quarta, dopo quelle del 2002, del 2009 e del 2012. «Già dalle prossime ore», sostiene la titolare dell'Agricoltura, «dobbiamo far sapere come un cittadino può candidarsi per svolgere il lavoro agricolo, con quali competenze, in quali territori. Allo stesso modo dobbiamo far sapere alle imprese agricole e alle loro organizzazioni dove poter segnalare i loro fabbisogni e dove reperire lavoratori». Al momento sembrano essere esclusi dalla regolarizzazione i destinatari di provvedimenti di espulsione, i condannati e i soggetti considerati «pericolosi per la sicurezza dello Stato». Alla definizione tecnica della norma, che appare particolarmente complessa per la serie di adempimenti che mette in moto per le amministrazioni, sono impegnati gli uffici legislativi dei quattro ministeri coinvolti (Agricoltura, Viminale, Lavoro e per il Sud e la coesione territoriale). Al Viminale, inoltre, una volta approvata la misura, sembra che serva un congruo periodo di tempo per attivare la piattaforma informatica necessaria a gestire le richieste, così come è stato fatto in passato. E perfino sui numeri che la regolarizzazione produrrebbe non ci sono certezze. Si stima una forbice tra i 200.000 e i 600.000. Le associazioni di categoria segnalano una carenza di 200.000 braccia per la raccolta imminente. E una presenza di circa 300.000 stranieri impiegati nelle campagne. L'Osservatorio Placido Rizzotto stima che gli irregolari siano il 35 per cento del totale. La maggior parte dei lavoratori del settore prima dell'emergenza Covid proveniva dall'Est Europa e, con il blocco delle frontiere, sono venuti a mancare proprio i 200.000 stranieri di cui parlano le associazioni di categoria. Personale che i pasticci giallorossi sembrano proprio non riuscire ad assicurare in tempi celeri.
Antonio Decaro con Elly Schlein a Bari (Ansa)
La Mushtaha Tower di Gaza crolla dopo essere stata colpita dalle forze israeliane (Ansa)