
Bocciato il ricorso dei comitati cittadini: si può procedere con la vendita a Inter e Milan.Il bello di essere tifosi di calcio, almeno una volta, era che anche se passavi la settimana tra mille guai, poi magari la domenica la tua squadra vinceva e sembrava che la vita cambiasse. Questa magia a buon mercato è accaduta ieri al compagno Beppe Sala, proprio grazie al pallone. Nel giorno in cui la Procura di Milano ha chiesto l’arresto di un suo assessore e mentre emerge, cosa ben più grave, l’esistenza di un piano regolatore «parallelo» nella città più importante ed europea d’Italia, il sindaco del Pd si porta a casa una piccola soddisfazione sullo stadio Meazza grazie al Tar lombardo. Un gol della bandiera, in una partita da cappotto. I comitati dei cittadini «Sì Meazza» avevano chiesto di fermare la vendita dello stadio a Milan e Inter, sulla base di una complicata disputa che verte sull’esatta datazione dell’impianto. Il Tar ieri ha risposto che «non emergono profili che possano indurre ad una ragionevole previsione favorevole ai ricorrenti dell’esito del ricorso» e che «ci sono seri dubbi sulla ammissibilità dei ricorsi». Significa che il Comune può ansare avanti nella procedura di vendita del vecchio stadio e delle aree circostanti, in modo da portare il progetto in giunta già all’inizio della prossima settimana. Nel ricorso si chiedeva di far decorrere il vincolo urbanistico dei 70 anni sul secondo anello a partire dal gennaio 1955, mentre il Comune lo datava dal 10 novembre dello stesso anno. Secondo il Tar, «le valutazioni espresse nel parere preliminare della competente Soprintendenza in ordine al requisito della vetustà, 70 anni dall’esecuzione, non appaiono implausibili, laddove individuano nel verbale di constatazione di compimento dei lavori, collaudo provvisorio, datato 10 novembre 1955 […], la data di riferimento per la verifica del decorso dei 70 anni dalla esecuzione dei lavori stessi». A dare una mano a Sala e ai suoi progetti c’è anche un ultimo passaggio del parere dei giudici amministrativi sull’urgenza della questione: «Non appare sussistente neppure il prescritto periculum in mora, dedotto in modo generico e per lo più facendo leva sulla imminente stipulazione del contratto di vendita dello Stadio Meazza che, di per sé, non sembra evidenziare un danno irreparabile, in ordine alla circostanza che la demolizione dello Stadio Meazza non potrà avvenire prima del 2030». Insomma, dice il Tar, semmai se ne riparla a babbo morto. Il semaforo verde arriva nonostante la Procura abbia aperto un’inchiesta sulla cessione dello stadio alle due società di calcio. Ma soprattutto, arriva in un giorno nero per il sindaco e la sua giunta, che ha già un assessore all’urbanistica, l’architetto torinese Paolo Mazzoleni, con quattro avvisi di garanzia sul groppone. Ora i pm hanno chiesto sei arresti al gip, tra cui i domiciliari per l’assessore alla rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, e i militari della Guardia di Finanza sono andati in Comune a caccia di altri documenti. Almeno per ora, grazie al Tar, il termine per la vendita di San Siro resta quindi il 10 novembre, ma di questo passo, con tutte le inchieste in corso, bisogna vedere se la giunta Sala ci arriverà in piedi.
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L’Ue non sia un sistema chiuso, semmai un tassello dell’alleanza tra democrazie.
L’Ue ha certamente bisogno di più compattezza per facilitare una reazione positiva e competitiva delle sue nazioni al cambio di mondo generato da molteplici discontinuità sul piano geopolitico, (geo)economico, tecnologico/industriale, ambientale, demografico e della ricchezza diffusa socialmente. Ma accelerare la creazione di una Confederazione europea - come più voci di sinistra stanno invocando - che annulli le sovranità nazionali sarebbe un errore perché ne renderebbe più probabile la frammentazione.
Ansa
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