2021-04-30
Si arrendono altri due killer. Ma i giudici francesi rimandano i brigatisti a casa
Luigi Bergamin e Raffaele Ventura si consegnano. Concessa la libertà vigilata a tutti e 9 gli arrestati Irreperibile solo Maurizio Di Marzio. Tra i segreti degli estremisti, anche le ultime verità su MoroAnche il presidente della Dante Alighieri parigina sostiene la dottrina MitterrandLo speciale contiene due articoliL'ultima primula rossa resta Maurizio Di Marzio. È l'ex brigatista che tentò di rapire il vicequestore di Roma, Nicola Simone, l'ultimo fuggitivo dell'operazione Ombre rosse. Dopo gli arresti scattati mercoledì per Marina Petrella, Giovanni Alimonti, Enzo Calvitti, Roberta Cappelli, Giorgio Pietrostefani, Sergio Tornaghi e Narciso Manenti, ieri Luigi Bergamin e Raffaele Ventura si sono costituiti. Bergamin si è presentato in mattinata al palazzo di Giustizia di Parigi assieme al suo avvocato per costituirsi. Ex militante dei Proletari armati per il comunismo, Bergamin deve scontare una pena di 16 anni e 11 mesi ed è stato condannato per vari omicidi, tra cui quello dell'agente della Digos di Milano Andrea Campagna (avvenuto a Milano il 19 aprile del 1979), del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro (consumato a Udine il 6 giugno del 1978) e del macellaio di Mestre Luigi Sabbadin (ucciso il 16 febbraio 1979 a Santa Maria di Sala, Venezia).«È una buona notizia, si è costituito, vuol dire che ha capito, è un'ammissione. Adesso potrà scontare le proprie colpe», ha commentato Adriano Sabbadin, il figlio del macellaio Lino Sabbadin, ucciso nel 1979 dai Pac. L'8 aprile per l'ex estremista sarebbe scattata la prescrizione, ma i termini sono stati interrotti dal magistrato di sorveglianza milanese Gloria Gambitta su richiesta del pm Adriana Blasco, che ha dichiarato Bergamin «delinquente abituale». Un provvedimento impugnato dal suo avvocato, Giovanni Ceola: «La delinquenza abituale si dichiara con almeno due sentenze di condanna e non ha senso che arrivi 33 anni dopo». Il legale ha anche contestato la ricostruzione secondo cui il suo assistito si sarebbe sottratto alla cattura: «Luigi Bergamin non è fuggito, semplicemente non era in casa quando lo hanno cercato. Appena saputo del mandato d'arresto ha preso contatti con la Procura per la sua costituzione»Poco dopo anche Raffaele Ventura si è presentato alle autorità francesi. Membro delle Formazioni comuniste combattenti, dal 31 gennaio 1986 Ventura ha acquisito la cittadinanza francese, confermata il 14 agosto 1986. Deve espiare la pena di 24 anni e 4 mesi di reclusione per l'omicidio del brigadiere Antonio Custra, banda armata, rapine, detenzione e porto illegale di armi. Secondo quanto riferito dai suoi legali, Ventura è stato rimesso in libertà poche ore dopo «sotto controllo giudiziario», vale a dire con obbligo di firma. Ieri in serata, comunque, tutti e 9 gli ex terroristi sono stati fatti rientrare nelle loro case. Per ognuno di loro, il giudice ha deciso la libertà vigilata declinata in vari modi, dall'obbligo di firma all'obbligo di essere presenti in casa in certi orari. Si attende ora l'inizio delle udienze per ognuno di loro davanti alla Chambre de l'Instruction che dovrà valutare se concedere le estradizioni, anche se non si avrà una decisione in tal senso prima di un paio d'anni. Una prima udienza pubblica è prevista per mercoledì 5 maggio.Resta uccel di bosco, come detto, Maurizio Di Marzio, l'ultimo dell'elenco dei 10 ricercati ancora in libertà. L'ex membro delle Br fu coinvolto nel fallito tentativo di sequestro del vicequestore di Roma, Nicola Simone, avvenuto il 6 gennaio del 1982. La motivazione della medaglia d'oro al valor civile per l'ex funzionario di polizia, scomparso solo poche settimane fa, così ricostruisce il drammatico agguato: «Vittima di un tentativo di sequestro da parte di alcuni terroristi armati, penetrati con inganno nella sua abitazione, con estremo coraggio e decisione reagiva prontamente con l'arma in dotazione. Sebbene gravemente ferito, colpiva a sua volta un criminale, e messi in fuga gli altri aggressori ne consentiva poi, l'individuazione e l'arresto». Il ferito era Giovanni Alimonti, un altro degli arrestati di mercoledì.Mentre i parenti di diverse vittime del terrorismo continuano a commentare positivamente l'azione francese, si inizia a valutare anche la possibilità di far luce, grazie a questi arresti, su alcuni aspetti ancora non chiari di quella stagione. Interessante, a tal proposito, la figura di Marina Petrella, che con il nome di battaglia «Virginia» era ai vertici della colonna romana delle Br e che fu condannata nel processo Moro-ter. Il suo nome è infatti legato al famoso covo di via Gradoli, che fu la centrale operativa del sequestro di Aldo Moro. Nella base furono trovati molti documenti che dovevano essere usati per dare una copertura a terroristi italiani e stranieri. Le identità usate per camuffarsi erano però quelle di cittadini realmente esistenti, tutti impiegati presso la scuola media Bruno Buozzi, di Roma, dove la Petrella lavorava come segretaria. L'arresto dell'ex brigatista, ha commentato Beppe Fioroni del Pd, ex presidente della commissione Moro, «potrà contribuire a far luce sulla vicenda Moro e sul ruolo della colonna romana delle Br. Potrebbe fornirci la possibilità di chiarire ancora i lati oscuri e approfondire le vicende della latitanza di altri terroristi espatriati nello stesso periodo, aggiungendo ulteriori riscontri che ci consentano di andare oltre il perimetro della “verità dicibile" rappresentato dal dossier Morucci-Faranda, come definito nella relazione della Commissione parlamentare di inchiesta che ho avuto l'onore di presiedere».