2023-10-21
Sette Stati picconano la Commissione per il blitz che taglia fuori i governi
Rivolta del gruppo guidato dall’Italia contro la delega in bianco per convertire in legge le scelte dell’Oms. Con la scusa del fumo, si vuole scavalcare il Consiglio. Bruxelles: «Preso atto». Ma il trucco è smascherato.Stavolta una buona notizia. Almeno per il momento lo è. Il blitz della Commissione Ue, per mano di Dg Sante e in occasione dell’evento Cop 10 sul tabacco, non è passato in sordina. La direzione guidata da Stella Kyriakides, con la scusa di voler recepire le nuove norme dell’Organizzazione mondiale della sanità contro le sigarette alternative, aveva chiesto ai Paesi membri una delega in bianco al fine di trasformare le scelte dell’Oms direttamente in legge europea. Azzerando in un colpo solo due anni di lavoro del Parlamento e il potere di mediazione del Consiglio Ue. A una buona fetta di ministeri europei, evidentemente, non è sfuggito che Dg Sante ha competenze ramificate, dai farmaci fino all’agroalimentare. E che una volta data la delega in bianco la Commissione non avrebbe più mollato l’osso. Così la diplomazia si è mossa e due giorni fa, in occasione del Coreper, il comitato dei rappresentanti permanenti, la delegazione guidata da Italia e rappresentata da Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Slovacchia e Romania ha depositato una pesantissima lettera congiunta. «Supportiamo le ambizioni dell’Unione europea di assumere un ruolo guida mondiale», si legge nel documento visionato dalla Verità, «e che voglia essere un pivot anche in consessi internazionali». Il riferimento è esplicitato ed è proprio alla Cop 10 che si terrà tra il 20 e il 25 di novembre a Panama. «Tuttavia», prosegue il documento, «la soluzione (proposta dalla Commissione, ndr) non deve essere un precedente. Seguono poi una sfilza di no e avversativi che smontano la posizione di Dg Sante, sia nella forma che nella sostanza. Primo. Secondo i sette Paesi membri, la Commissione a oggi non si è degnata di fornire i dettagli della posizione che vorrebbe assumere. Secondo, qualunque scelta verrà abbracciata dall’Oms, anche se a braccetto con la Commissione, non potrà in alcun modo sostituire e anticipare le posizioni dei singoli Stati. «Questo per preservare le scelte politiche individuali», prosegue il documento, «e soprattutto la divisione delle competenze giuridiche» alla base della struttura europea. Infine, terzo schiaffo alla Commissione, i sette Paesi spiegano che passare al consenso a maggioranza non significa bypassare i gradini legislativi. Il documento prosegue anche nel dettaglio della critica, o meglio nella sostanza. I firmatari scrivono di essere pure contrari alle decisioni che la riunione dell’Oms sembra prospettare. Il blocco guidato dalla diplomazia italiana ricorda che andrebbe portato avanti un lavoro che differenzia la pericolosità del tabacco tradizionale da quello di ultima generazione, inteso come e-cig e prodotti a non combustione. Esattamente ciò che l’Oms vuole azzerare, con l’effetto di uccidere anche gli investimenti delle aziende messi a terra negli ultimi cinque anni in Italia e, in generale nel Vecchio Continente. La lettera conclude con un paragrafo che per i paradigmi della diplomazia può tranquillamente essere definito di fuoco. In sostanza, i sette Paesi scrivono senza mezzi termini di desistere dal tentativo di bypassare gli altri poteri Ue. In tanti anni è capitato ben poche volte di assistere a uno scontro così acceso. Perché, va aggiunto, la Commissione ha risposto a stretto giro. Una nota di poche righe, nella quale ci si limita a prendere atto delle critiche senza farle proprie. Al contrario il file allegato alle minute del Coreper si conclude così: «In merito la Commissione si riserva tutti i diritti». Tradotto, c’è da aspettarsi una bufera a fine novembre. Vedremo che accadrà a Panama, quali decisioni verranno prese nel merito e come Dg Sante proverà a imporsi. Non solo. Il gruppo dei sette, che fino a oggi sembra essere l’unico a cogliere i pericoli di una Commissione che vuole arrogarsi di titolo di unico legislatore, controllore ed esattore, troverà altri proseliti? Francia e Germania che faranno? Tanto più che le frizioni tra Commissione e Consiglio montano ormai da mesi. Basti vedere cosa è successo con l’iter della legge Natura, ma anche sulle case green. Il Consiglio ha cercato di frenare il più possibile il modello di transizione che, al contrario, per i vertici della Commissione (non votati da nessuno) è un diktat da imporre dall’alto a discapito dell’industria, del portafogli dei cittadini e, in generale, della salute del Pil. Gli scontri si faranno più aspri con l’avvicinarsi del giugno prossimo, quando i cittadini Ue saranno chiamati a votare e, forse per la prima volta, esprimere una maggioranza di centrodestra capace di ribaltare un ventennio a trazione socialista. Nello scenario complesso il dato rasserenante è che a guidare la rivolta contro i pieni poteri della Commissione è il nostro Paese e la diplomazia guidata da Giorgia Meloni. I precedenti governi, per inettitudine e mala fede, hanno sempre preferito lascia correre fino a quando sarebbe stato troppo tardi per intervenire e cambiare le storture. È chiaro che la partita resta aperta. Manca un bel po’ di altri Paesi e la Commissione non mollerà, ma le premessi ci sono tutte. Far passare lo schema occultato dietro a un dossier che interessa a pochi, quello sul tabacco, era il trucco perfetto. Adesso la Commissione ha sicuramente perso l’effetto sorpresa.
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)