2025-03-23
Il Serra Pride pro Ue ci costa 350.000 euro. Senza una delibera
Con la scusa dell’«evento istituzionale», il Comune ha pagato palco, luci e regia. Gestendo l’occupazione di suolo pubblico.Sulla manifestazione a favore dell’Europa di piazza del Popolo a Roma dello scorso 15 marzo si concentrano ormai una serie di dubbi, non solo sui costi, interamente sostenuti dal Comune di Roma, ma anche sulla sua reale genesi.Tutto inizia il 5 marzo con una nota del capo di gabinetto del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che La Verità ha potuto visionare. «Il 15 marzo p.v. alle ore 15.00, Piazza del Popolo ospiterà “Una piazza per l’Europa. Tante città, un’unica voce”, una importante iniziativa istituzionale in difesa dei valori europei di libertà e di autodeterminazione dei popoli che vedrà il coinvolgimento dei sindaci di tutti gli schieramenti politici». Nella stessa lettera «d’ordine del sindaco» si chiede alla direzione delle attività amministrative «di dare mandato a Zètema Progetto Cultura, in virtù del contratto di affidamento di servizio in essere, nel predisporre i provvedimenti necessari per procedere celermente nell’organizzazione dell’iniziativa». I documenti sono stati consegnati alla commissione Trasparenza del Comune di Roma con una lettera in cui si motivava così la decisione di rendere la manifestazione un evento istituzionale: «Valutato l’interesse pubblico e sentita l’Anci». Il sindaco di Roma insomma, come già noto, sostiene che sia stata una necessità dettata dal coinvolgimento dei sindaci di tutta Italia eppure non si capisce perché a pagare sia stato il Comune di Roma e non l’Anci.«Nei documenti consegnati non esiste un atto di indirizzo che spieghi quando e come questa manifestazione abbiamo assunto una rilevanza istituzionale, tale da giustificare l’impegno di fondi comunali. Non c’è una nota del sindaco, non c’è una delibera di giunta, non c’è un atto dell’Assemblea capitolina, non c’è niente. Nessuno contesta i contenuti della manifestazione, ma deve esserci un atto di indirizzo dell’amministrazione, quindi o rientra nel programma delle iniziative di Roma Capitale o sono eventi promossi direttamente dall’amministrazione o c’è un atto di indirizzo e abbiamo certificato che non c’è, pertanto manca il presupposto che legittimi questa spesa pagata purtroppo con i soldi dei cittadini romani», ci spiega Federico Rocca (Fdi), presidente della commissione Trasparenza di Roma Capitale.Un pasticcio burocratico potrebbe sembrare, se non ci fosse il tema dei soldi spesi dai contribuenti romani ma anche quello dei tempi in cui il tutto è avvenuto che solleva delle suggestioni sull’effettiva spontaneità dell’appello dal basso e quindi esterno a logiche di partito. La manifestazione era stata lanciata attraverso le colonne di Repubblica da Michele Serra, lo scorso venerdì 28 febbraio. Tempo 24 ore, lo scrive Gabriella Cerami il primo febbraio in un articolo pubblicato il 2, la manifestazione ha già un luogo e data. Roma, 15 marzo. Gualtieri si esprime così: «Sarà un evento animato da cittadini, aperto a chiunque, donne e uomini di qualsiasi fede politica». Il giorno seguente, il 3 marzo, si conosce anche il luogo, piazza del Popolo, e l’orario, le 15. Insomma è tutto pronto e viene da chiedersi: chi la stava organizzando? Abbiamo chiesto a Rocca se fosse pervenuta la richiesta di un’occupazione di suolo pubblico da parte di qualcuno per essere già a conoscenza di data, sito e addirittura orario. «Non è arrivato niente, né da soggetti né da associazioni, hanno fatto tutto direttamente come Roma Capitale». E infatti il 5 arriva la nota del capo di gabinetto che avvierà tutta la macchina organizzativa.Una piazza che, casualmente, ha poi congelato i dissidi interni al Partito democratico scatenatisi nei confronti del segretario, Elly Schlein, all’indomani del voto dei dem al Parlamento europeo sul piano di riarmo comune. In 10 su 21 non seguirono la linea del segretario e qualcuno nei giorni seguenti parlò addirittura di congresso. Non Gualtieri, che dopo che Schlein ha blindato la sua candidatura a sindaco di Roma anche per le prossime elezioni, nell’occasione del voto europeo commentò così: «Avrei votato la linea del segretario». Pochi giorni dopo piazza del Popolo magicamente riesce a sedare tutto. Ma le beghe di partito dei dem, interessano forse poco ai contribuenti romani ai quali finalmente si riesce a spiegare quanti soldi sono stati spesi al lordo, 349.942,15 euro (non tutta l’Iva si riesce a recuperare). L’elenco, voce per voce, rende chiaro che la spesa più alta è quella del mega allestimento per il palco: 60.000 euro. La manifestazione infatti è diventata una specie di spettacolo di piazza, tra artisti e intellettuali che si passavano il microfono. Altri 47.000 euro per l’impianto audio, appunto. E poi 15.000 di diritti d’autore Siae. Aveva ragione Serra pochi giorni prima a scrivere: speriamo che non piova. Come per ogni buona festa o cena all’aperto che si organizza. Ma tra le voci, ce n’è una che attira l’attenzione più delle altre, quella dei «Costi gestione ospitalità, viaggi e transfer artisti»: 2.500 euro. Il dettaglio, per ora, non è stato consegnato anche se richiesto dalla commissione Trasparenza. Vista la scaletta, è probabile che non si tratti degli alloggi pagati, molto più probabilmente treni, voli, auto e pasti. E, anche se si tratta di pochi soldi rispetto al totale di 350.000 euro, resta la questione di principio. Tra gli artisti sul palco il regista Paolo Virzì, l’attore Fabrizio Bentivoglio che legge il discorso di Pericle agli ateniesi. Scoppia un applauso quando legge: «Qui da noi l’uomo che non si occupa dello Stato è inutile, la discussione non è mai ostacolo alla democrazia, noi non cacciamo mai uno straniero». E poi il comico Claudio Bisio, il cantante Roberto Vecchioni e il collega Mauro Pagani (Jovanotti si è collegato). E ancora gli scrittori Gianrico Carofiglio (anche magistrato per dirla tutta) e Antonio Scurati. Non citiamo tra gli artisti i giornalisti Corrado Formigli, Corrado Augias e tutti gli altri. Insomma, certo, 2.500 euro sono pochi, sarebbero bastati forse per una cena tutti insieme post manifestazione Dal Bolognese, lo storico ristorante di piazza del Popolo, ma battute a parte, la speranza è che quando usciranno i nomi degli artisti rimborsati non vengano fuori gelosie e attriti.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)