2020-11-04
Senza risorse e chiarezza sui poteri l’autonomia è ridotta a una farsa
Roma fa scaricabarile sulle Regioni e pretende che obbediscano senza protestare.A dire da certi toni adoperati ieri, da alcuni commentatori o politici (la differenza spesso è impercettibile, anzi inesistente) contro alcuni governatori, in particolare Giovanni Toti, della Liguria, e Stefano Bonaccini, dell'Emilia Romagna - facendosi forti anche delle telefonate del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ai suddetti - se uno non conoscesse l'Italia, sarebbe portato a pensare che Bonaccini sia un separatista ceceno e Toti un separatista basco, o giù di lì. In altre parole si potrebbe pensare che siamo innanzi a un serio pericolo separatista con delle Regioni che aspirano a rendersi indipendenti dall'autorità statale. E invece non siamo davanti a un bel nulla. È in atto una discussione tra governo e Regioni su cosa sia meglio fare, su chi lo debba fare e, soprattutto, su chi debba metterci i soldi e quanti. Intendiamoci, nessuno di noi ha la sveglia al collo. Emergenza a parte, Giuseppe Conte sta perdendo quota nei sondaggi che rilevano il gradimento degli italiani. La cosa ci meraviglia tanto quanto uno che si bagna dopo che si è buttato in piscina. E i governatori, certamente, se possono evitare di ustionarsi le mani con qualche patata bollente, lo fanno volentieri. Homines sumus, siamo tutti uomini e, soprattutto in politica, uno guarda alla pelle altrui, ma anche alla propria pellaccia.Detto questo la nostra Costituzione, all'articolo 117, lettera q, parla molto chiaro: lo Stato - non le Regioni - ha competenza legislativa esclusiva in materia di profilassi internazionale, esattamente come nel caso di una pandemia. La responsabilità è centrale, non locale. In più il governo Conte ha poteri speciali derivanti dal fatto che siamo in un regime di emergenza da mesi e prolungato non si sa ancora per quanto. E ha i soldi per i «ristori», cosa che le Regioni non hanno.Il governo non vuole adottare un criterio unico per tutto il Paese, dividendolo in tre aree a seconda del livello e della gravità del contagio? Lo può fare e le Regioni saranno obbligate a collaborare nelle loro competenze specifiche. Dovranno applicare quanto deciso, come del resto hanno fatto fino ad ora. Il governo ritiene che l'andamento della pandemia sia tale da richiedere, o non richiedere, un nuovo lockdown più o meno esteso o localizzato? Lo può fare. Quello che non può fare è chiedere che si spenga il dibattito nel Paese. Non lo può fare né il governo né nessun altro. E invocare l'emergenza perché si attenui il dibattito è come imporre ai membri di un'équipe medica, convocata per un consulto, di non parlare tra di loro. E poi, ancora, Regioni importanti d'Italia, come ad esempio il Veneto, la Lombardia e l'Emilia Romagna, chiedono più autonomia, che poi significa più responsabilità. Certo non è questo il momento per affrontare questo tema come non lo sarebbe stato per la legge per cantare Bella ciao nelle scuole o il 25 aprile dopo l'inno di Mameli, ma quando i rapporti tra soggetti non sono chiari, né chiariti, nei momenti di difficoltà esse peggiorano e si sommano a quelle di prima. La riforma della Costituzione del 2001 non ha portato la chiarezza necessaria tra Stato e Regioni. E si vede, non solo ora. Sarà il caso, a tempo debito, di fare chiarezza e stabilire competenze, risorse e responsabilità con maggiore nettezza.Per ora, quello che è certo è che questo governo può fare praticamente ciò che vuole e in fretta. Ha tutti gli strumenti per farlo a sua disposizione. Se qualcuno non è d'accordo, e se questo disaccordo arriva dalle Regioni o dai Comuni, consideri, prima di invocare i vigili del fuoco vari a spegnere le polemiche - peraltro garbatissime - che esse arrivano dal fronte. Da coloro che devono fronteggiare più da vicino, sindaci in testa, i bisogni e la disperazione della gente.
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