2021-04-24
Senza capo e con i debiti: il M5s è allo sbando
Beppe Grillo (Sergione Infuso/Corbis via Getty Images)
Uno vale uno, ma poi qualcuno deve pagare il conto. Così, dodici anni dopo la sua nascita ufficiale, il Movimento 5 stelle affonda per una banale faccenda di soldi e la piattaforma Rousseau, lo strumento che secondo l'idea di Gianroberto Casaleggio avrebbe dovuto garantire agli italiani la democrazia diretta, crolla sotto il peso dei debiti. Ieri, il figlio dell'uomo che insieme con Beppe Grillo voleva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, ha annunciato la cassa integrazione per i dipendenti dell'associazione, ma soprattutto ha sancito il divorzio tra Rousseau e i 5 stelle. Fine delle consultazioni online, addio agli iscritti chiamati a esprimersi sulla decisione di sostenere il governo Draghi, stop alla scelta via web dei candidati alle prossime elezioni. Sì, uno vale uno, ma il concetto di cittadini prestati alla politica giusto il tempo di realizzare il bene comune si scontra con la realtà, con la poltrona che non si vuole mollare dopo due mandati, come invece è previsto dallo statuto, con lo stipendio a cui non si vuole rinunciare e che neppure si ha intenzione di decurtare per devolverlo all'associazione. Davide Casaleggio ieri ha diffuso un comunicato che non lascia dubbi sulle ragioni del contendere. «A fronte dell'enorme mole di debiti cumulati dal Movimento 5 stelle e dell'invito a violare espressamente lo statuto dello stesso Movimento, omettendo di versare, già dal mese di aprile, il contributo stabilito per i servizi erogati, questa mattina abbiamo dovuto comunicare a tutto il personale di Rousseau che siamo costretti ad avviare le procedure per la cassa integrazione». Insomma, causa una lite sui soldi, la democrazia è sospesa. Momentaneamente, viene da dire, ma forse anche definitivamente. Seppur scritta in burocratese, nella nota di Casaleggio c'è riferimento diretto «a chi ritiene di essere il gruppo dirigente» e un attacco a «chi ha deciso di impartire la direttiva di non pagare». Dal che si capisce che la faccenda non finisce con la sospensione delle attività, ma è destinata ad avere strascichi giudiziari e anche politici. Già, perché il figlio del cofondatore del Movimento ha intenzione di portare la faccenda davanti a un tribunale per vedere riconosciuto il proprio credito e risolvere il contenzioso con i 5 stelle. E oltre a essere una questione da avvocati, c'è anche un risvolto politico immediato. Perché, al momento, il partito è privo di guida. Sì, ufficialmente le briglie del cavallo pentastellato sono nelle mani di Vito Crimi, ex sottosegretario con delega all'editoria, ma è come se non le avesse nessuno, perché l'uomo con un passato da impiegato del tribunale di Brescia, oggi assurto al vertice grillino, non è certo un leader che possa reggere una situazione che si va facendo di giorno in giorno più incandescente. Al tempo stesso, il segretario pro tempore non può essere sostituito, in quanto per farlo è necessario votare il candidato attraverso la piattaforma Rousseau, quella che da ieri è sospesa. Del resto, cambiare lo statuto per trovare un nuovo sistema di votazione non è al momento possibile. Dunque, dentro al Movimento si consuma una vera e propria guerra di posizione, senza che nessuno possa decidere cosa fare. Da un lato c'è un leader in pectore, ossia Giuseppe Conte, che una volta persa la poltrona di presidente del Consiglio conta di conquistare quella di segretario e di riprendersi appena possibile Palazzo Chigi. La nomina sembrava cosa fatta dopo la benedizione di Beppe Grillo, ma poi, lungo la strada che doveva condurlo alla guida dei 5 stelle, è spuntato l'ostacolo dei soldi reclamati da Casaleggio. Probabilmente, il giurista di Volturara Appula ha considerato la richiesta di Rousseau un impedimento facilmente aggirabile o per lo meno questo è ciò che si arguisce dal riferimento che Casaleggio fa, nella sua nota, «a chi ritiene di essere il gruppo dirigente». Sta di fatto che quella che pareva una questione di poco conto ora rischia di diventare uno sbarramento insuperabile. Dall'entourage di Conte si fa capire che presto il Movimento si doterà di una nuova piattaforma per consentire la partecipazione diretta. Tuttavia, il problema non è lo strumento digitale, ma l'elenco degli iscritti. Come faranno i grillini a recuperare i militanti? Quanto tempo ci vorrà perché le regole che legano il Movimento a Rousseau siano cancellate? Oh certo, l'ex presidente del Consiglio, fra leggi e cavilli, si destreggia meglio che con i dpcm, ma l'unica norma che ai parlamentari interessa emendare è quella dei due mandati, un dogma che manderebbe in pensione tutti i big grillini.Ovviamente per Conte tutto sarebbe molto più facile se ci fosse l'Elevato accanto a lui. È Grillo che lo ha imposto sugli altri e anche su Luigi Di Maio, ma dopo il video in difesa del figlio, il comico non è più in grado di difendere neppure sé stesso. Risultato? Il Movimento è un cavallo senza cavaliere, un quadrupede che corre senza saper bene dove andare, con la sola certezza di avere perso la strada. E anche i voti.
Jose Mourinho (Getty Images)