2019-03-23
«Sentivo le voci dei bambini affogati». Però ha incendiato il bus con quelli vivi
Ousseynou Sy dice al pm che non voleva ammazzare nessuno, il suo legale chiede la perizia psichiatrica. Gli inquirenti: «Ha dato fuoco lui». Sostiene di aver «sentito le voci dei bambini morti in mare che gli chiedevano di fare qualcosa di eclatante», ma intanto «loda la politica italiana sulle migrazioni». Insiste che quell'assalto lo rifarebbe «cento volte», ma intanto piagnucola «che non voleva fare del male a nessuno» e che le fiamme sono divampate accidentalmente. Ousseynou Sy, l'autista senegalese che due giorni fa a Crema ha sequestrato 51 bambini a bordo di un pullman, cospargendo i sedili di gasolio e tenendo per più di un'ora i suoi ostaggi legati sotto la minaccia di un accendigas, pronto a bruciarli vivi per «vendicare i morti in mare» (e ci sarebbe riuscito, senza il blitz in extremis dei carabinieri), ora che è in cella a San Vittore sembra tentare di passare da squilibrato. Dopo una notte in carcere (dove è stato accolto dagli altri detenuti con grida e lanci di uova, motivo per cui è stato trasferito nella zona dei sorvegliati speciali ed è guardato a vista), il quarantasettenne ha rilasciato dichiarazioni contraddittorie in base alle quali il suo avvocato, Davide Lacchini, rileva «evidenti segni di squilibrio». Il legale ha già fatto richiesta di una perizia psichiatrica, che qualora fosse positiva potrebbe alleggerire la posizione di Sy (ad oggi indagato per sequestro di persona, incendio, resistenza e strage con l'aggravante della finalità terroristica). In merito ai segni di squilibrio, uscendo dal carcere il gip Tommaso Perna ha sintetizzato con i cronisti: «Non mi è sembrato». Per minimizzare il suo terribile gesto - compiuto nei confronti di minori indifesi - Sy ha sostenuto che la sua fosse una semplice «azione dimostrativa», che non avrebbe «mai fatto male a quei bambini» e che voleva solo «lanciare un messaggio all'Africa» e che avesse «un massimo impatto internazionale». Un messaggio, addirittura, contrario all'immigrazione clandestina del tipo «nessuno dall'Africa deve venire in Europa», tanto che il senegalese - sempre secondo quanto riportato dal legale - durante l'interrogatorio avrebbe addirittura elogiato la linea del governo italiano sul tema immigrazione: «È l'unico che ci mette dei soldi». Anche sulle dinamiche del sequestro Sy ha cercato di minimizzare, forse nel tentativo di far dimenticare che il suo era un piano premeditato, per compiere il quale il giorno precedente aveva acquistato benzina, fascette, drappi neri da appendere ai vetri e bombolette spray per oscurarli, che aveva tolto i martelletti frangivetro dal bus per evitare fughe e che aveva portato con sé un coltello, puntato durante il viaggio alla pancia degli ostaggi. Più volte il quarantasettenne ha dichiarato che «la benzina era solo un deterrente», che l'accendigas da lui brandito «era scarico» e che il rogo finale, scoppiato mentre gli ultimi teenager si precipitavano giù dal pullman è stato «accidentalmente innescato dal tamponamento con l'auto dei carabinieri». A pesare come un macigno sui tentativi di dissimulazione, però, ci sono prove e testimonianze dei presenti. «I bimbi sono legati. Lui ha in mano un accendino e minaccia di dar fuoco a tutto, il pavimento è cosparso di gasolio», gridava, disperato, un insegnante al telefono con i carabinieri. Qualche secondo dopo, mentre i militari intercettavano il pullman, rompevano il vetro posteriore e i ragazzi cominciavano a scappare, secondo gli inquirenti Sy avrebbe appiccato il fuoco volontariamente. A sostegno di questa tesi c'è la testimonianza della bidella, che ha spiegato di essere rimasta «l'ultima, da sola, sul pullman dopo che i ragazzini erano usciti», (già alcuni minuti dopo il tamponamento) e di essere stata salvata un'istante prima del «botto», ossia la fiammata che ha avvolto l'intero mezzo. Appena arrestato, inoltre, Sy è stato portato all'ospedale per ustioni, in particolare a mani e avambracci, altra discreta evidenza di un gesto volontario. A contraddire la tesi sulle sue intenzioni «dimostrative» e non realmente pericolose, ci sono invece le voci degli scolari: «Ci diceva: “da qui non esce vivo nessuno". Continuava a insultare Salvini e Di Maio e ci faceva montare tende impregnate di benzina tanto che con quell'odore ci sembrava di soffocare», hanno spiegato, ancora, narrando davanti alle telecamere l'orrore vissuto in quegli interminabili minuti. «Parlava di migliaia di bambini che muoiono in mare, mentre la bidella gli chiedeva pietà, dicendo che noi (i ragazzi, ndr) eravamo tutti innocenti». Nella richiesta di custodia cautelare in carcere gli inquirenti hanno indicato il pericolo di reiterazione del reato di strage: se tornasse libero l'autista senegalese potrebbe - a loro giudizio - fare altre azioni simili. Nessuna traccia concreta, invece, per ora, del video che l'uomo sostiene di aver prodotto per annunciare la sua azione, condividendolo con alcuni suoi contatti italiani e senegalesi attraverso il suo canale privato su YouTube, dove si presentava col nome di Paul Sy.
Jose Mourinho (Getty Images)