2021-02-17
Sempre più lontani i fondi del Recovery plan
Valdis Dombrovskis (Getty images)
Terminata ieri la due giorni di Eurogruppo ed Ecofin: zero aiuti finché non saranno approvati i progetti di tutti i Paesi e se ogni Stato non ratificherà la Decisione sulle risorse proprie. Il meccanismo sembra fatto per incepparsi. A maggio si decide sul Patto di stabilitàIl neo ministro dell’Economia Daniele Franco ha debuttato lunedì e ieri, sia pure in videoconferenza, all’Eurogruppo e al Consiglio Ecofin. Gli è stata risparmiata la presentazione delle linee programmatiche della sua azione, essendo in carica solo da poche ore e non avendo ancora ottenuto la fiducia delle Camere. Ma ha avuto l’opportunità di toccare con mano l’entità delle sfide che sono davanti a lui e all’intero governo. Da parte della Ue e della Commissione il quadro che domina è quello della paura di non farcela. Reduci dal fiasco sulla vicenda degli acquisti dei vaccini, nessuno a Bruxelles può permettersi un altro passo falso, gettando alle ortiche l’enorme capitale politico investito sul Next generation Eu.Basta solo avere un minimo di dimestichezza con il vocabolario dei commissari e, dalle parole di Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni, la preoccupazione traspare in modo evidente. Sanno che il Ngeu rischia di piantarsi su due ostacoli analizzati in dettaglio sulla Verità. E allora i due Commissari hanno aumentato la pressione in questi ultimi due giorni: se non viene approvato il Recovery plan di ciascuno Stato membro e se questi ultimi non ratificano la Decisione sulle risorse proprie, nessuno vedrà un centesimo. Questo è il tema che ha dominato la due giorni europea. E quando cominciano ad apparire parole come obiettivo «ambizioso» o «sfidante», a Bruxelles hanno davvero paura.Il 19 febbraio sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Ue il regolamento sul Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Rrf) che disciplina minuziosamente le modalità con cui saranno erogati 312,5 miliardi di sussidi e 390 miliardi di prestiti, cioè la parte più rilevante del Next generation Eu. Da quel giorno, fino al 30 aprile, sarà possibile presentare ufficialmente i relativi piani nazionali. Ci risulta che 19 Paesi su 27 (tra cui l’Italia) hanno già depositato la prima bozza. Ma le difficoltà sono enormi. Quel regolamento è un mostro burocratico, frutto della reciproca mancanza di fiducia, che rischia di mettere in difficoltà anche la pubblica amministrazione più collaudata. Per non parlare delle condizioni annesse che non sono sfuggite al servizio studi del Senato che qualche giorno fa ha notato che «l’articolo 10 (del Rrf, ndr) introduce una clausola di condizionalità macroeconomica che legittima la sospensione, in tutto o in parte, di impegni e pagamenti a favore dello Stato membro beneficiario che non persegua una sana governance economica (ad esempio non adotti misure efficaci per correggere il deficit eccessivo)». Il cavallo di Troia di cui vi scriviamo da tempo. È rilevante l’enfasi con cui il portoghese presidente di turno dell’Ecofin, João Leão, ha sottolineato che gli Stati devono presentare piani coerenti, efficaci e soprattutto, completi. Ogni riferimento a Paesi a forma di stivale che si affacciano sul Mediterraneo è puramente casuale.Il secondo ostacolo è la Decisione sulle risorse proprie. Anche qui rischiamo di ripeterci, ma si tratta di un passaggio che sta creando enormi grattacapi ai piani alti di Palazzo Berlaymont e le parole dei commissari lo testimoniano. Se tutti gli Stati membri non approveranno quella Decisione, la Ue non potrà partire con la raccolta di denaro emettendo obbligazioni sui mercati e quindi nemmeno un centesimo potrà essere erogato agli Stati. A Bruxelles sono così preoccupati dall’allungamento dei tempi (ammesso e non concesso che si tratti solo di questo) che hanno perfino pubblicato una pagina web, desolatamente semivuota, con l’aggiornamento dei processi di ratifica nazionali.Ma la Ue sa bene come fare «offerte che non si possono rifiutare». Sia nell’Eurogruppo sia nell’Ecofin ha fatto capolino il tema del ripristino della piena efficacia del Patto di stabilità e crescita (Sgp), che a oggi è disattivato per l’operare di una clausola generale di salvaguardia. Dombrovskis ha dichiarato che già a inizio marzo arriveranno le prime linee guida e a fine maggio ci sarà una decisione, basandosi su previsioni economiche formulate qualche settimana prima dalla Commissione. Un dibattito agghiacciante, dopo un crollo del Pil europeo di oltre il 6% nel 2020 e un 2021 che promette solo un fiacco rimbalzo. Così come è inconcepibile il documento discusso all’Eurogruppo sulla progressiva eliminazione degli aiuti alle imprese, di cui dovrà essere presto valutata la capacità di sopravvivenza per eventualmente accompagnarle lungo la via della procedura fallimentare. Chi dovrà decidere se un albergo del centro di Roma, Firenze o Venezia, a cui per legge sono stati sottratti i clienti, è degno di sopravvivere? A noi appare una irricevibile minaccia.I ministri hanno discusso anche della strategia di indebitamento della Ue. Infatti non sarà facile emettere 750 miliardi, seppure fino al 2026, quando dovranno essere terminati i pagamenti del Rrf. Lo strumento Sure ha impiegato cinque mesi per raccogliere 53 miliardi. Ironia della sorte, proprio ieri, in una sola emissione, il Tesoro ha raccolto 14 miliardi, a fronte di una domanda di 110 e 24 miliardi, rispettivamente per il Btp a 10 e 30 anni. Continuiamo a non capire come sia possibile affidare le prospettive di crescita di un Paese a uno strumento lento e farraginoso, quando il risparmio privato in tutto il mondo è a caccia dei nostri titoli pubblici e paga pronta cassa, senza porre condizioni, e in cassa il Mef al 31 gennaio aveva 75 miliardi di liquidità.Sarebbe il caso che il ministro Daniele Franco rendesse noto in tempi brevi il suo giudizio su tutto questa preistorica paccottiglia. Se coincidesse con quello di Fantozzi a proposito del film La corazzata Potëmkin, meriterebbe gli stessi 92 minuti di applausi.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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