
La tragedia nel Senese, in uno stabile di extracomunitari. L'uomo abitava con altri immigrati, tra cui la famiglia della ragazza, senegalese. L'ha aggredita in cucina, lei lo ha colpito più volte con un coltello.Il tentativo di stupro non è riuscito e lei, che fino a quel momento era la vittima, coltello in pugno, ha sferrato una decina di fendenti, trasformandosi in una fredda assassina. Il primo al volto. E dopo quella coltellata non si è più fermata. Anche quando il suo aggressore ha tentato la fuga lo ha colpito ancora. E poi ancora. Al dorso. E alla schiena. Alla fine, dopo ore di interrogatorio in caserma, è crollata. E tra le lacrime ha confessato di aver ucciso quel marocchino perché voleva stuprarla. Gli investigatori, infatti, l'hanno trovato nudo, faccia a terra, in una pozza di sangue.Lei, senegalese, 17 anni, in Italia da quando era una bimba, viveva con i suoi genitori in un appartamento di uno stabile frequentato da extracomunitari e di proprietà di un'impresa di costruzioni di Asciano, popolosa frazione periferica di Castelnuovo Scalo, in provincia di Siena. Lui, marocchino, 63 anni, operaio conosciuto in città con il nome di Abramo, era il custode della fornace di Castelnuovo Scalo, una fabbrica di laterizi che dà lavoro soprattutto ad extracomunitari. Il fattaccio è avvenuto venerdì notte proprio nell'appartamento che l'immigrato condivideva con gli altri operai e con la famiglia della senegalese che, pur avendo la camera da letto al piano superiore (nella quale c'erano solo le due sorelle minori, una di 2 anni, l'altra di 5 mesi, perché la madre non era ancora rincasata e il padre da alcuni mesi è in Francia in cerca di fortuna), dividevano con gli altri occupanti la cucina e il bagno.Ma a sentire i carabinieri che hanno sbrogliato il giallo in meno di 24 ore, con i due in casa, in quel momento, c'erano anche altri extracomunitari (ancora non tutti individuati). È stato proprio uno di questi, però, a indicare agli investigatori la pista giusta. Pochi minuti dopo i carabinieri erano a casa della senegalese. E quando hanno chiesto alla ragazza cosa ci facesse a quell'ora nell'appartamento del custode dello stabile hanno capito che la questione meritava un approfondimento. Poche ore dopo, in caserma, in un verbale di poche pagine hanno annotato movente e dinamica. «Ampia confessione», la definiscono i militari. Caso chiuso. In quell'interrogatorio la ragazza avrebbe ammesso di essersi difesa dal tentativo di stupro con tutta la forza che aveva in corpo. Poi ha confermato di aver afferrato il coltellaccio da cucina e di aver colpito, senza essere riuscita, però, a ricostruire con precisione i punti in cui ha conficcato l'arma bianca. Gli investigatori, che sulla scena del crimine hanno trovato evidenti tracce della presenza di altre persone, hanno cercato di capire se qualcuno possa aver aiutato la giovane senegalese. Ma da lei hanno cavato solo le stesse risposte: «Voleva violentarmi, l'ho ucciso». Lei si trovava in cucina quando il marocchino sarebbe uscito dalla sua camera da letto nudo e con un coltello in mano. L'avrebbe costretta a seguirlo in camera da letto. Ma lei sarebbe riuscita a divincolarsi e a tornare in cucina, dove avrebbe afferrato il coltello. Il racconto della ragazza, per quanto confuso, è ritenuto credibile dagli investigatori che, pare, abbiano già trovato conferme alla prima ricostruzione del delitto. Ovviamente saranno necessari altri sopralluoghi nell'appartamento, per accertare con precisione cosa sia accaduto. A partire dal momento in cui la senegalese ha messo piede in cucina.Nel frattempo si scava nella vita dei due, per capire che tipo di rapporto li legava. E soprattutto se c'erano già stati tentativi di avvicinamento da parte del marocchino. Da alcune testimonianze i carabinieri hanno appreso che nell'ultimo anno c'erano stati dei tentativi d'approccio molto soft. La ragazza, infatti, ha riferito di non aver mai immaginato che quell'uomo, che l'aveva vista crescere, poi avrebbe potuto tentare di trascinarla nella sua camera da letto. L'arma del delitto era stata nascosta dalla ragazza in una nicchia sul tetto dell'edificio. E, sempre secondo quanto confessato ai carabinieri, dopo aver ucciso l'uomo, la ragazza si è cambiata gli abiti sporchi di sangue e li ha messi in lavatrice, avviando l'elettrodomestico per il lavaggio. La ragazza, come disposto dalla Procura minorile di Siena, guidata dal procuratore Antonio Sangermano, è stata affidata a un centro di prima accoglienza della provincia di Firenze. Il decreto di fermo è stato ammesso con l'accusa di omicidio.
Mattia Furlani (Ansa)
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