
Per non «offendere le minoranze» l'Occidente si nega il presepe, censura la bellezza del cristianesimo, mutila la propria libertà. Ciò che abbiamo da proporre ai musulmani è qualche squallida vignetta che insulta la loro fede. Perché dovrebbero rispettarci?Je ne suis pas Charlie. Io non sono Charlie. Nessuno ha scritto io sono Theo van Gogh quando il regista olandese è stato assassinato per aver prodotto e diretto un cortometraggio, Submission, sul dolore delle donne nell'islam. L'autrice della sceneggiatura è la scrittrice somala Ayaan Hirsi Ali. Ayaan Hirsi Ali, rea di aver affermato che l'islam e l'Occidente non sono né mai saranno compatibili: è persona non grata in molte nazioni e non può parlare nella quasi totalità delle università dell'Occidente, come rifiutati nelle stesse università sono anche Bat Ye'or, autrice di Eurabia, testo che studia le origini della sottomissione dell'Europa all'islam, e Robert Spencer, autore tra l'altro del libro Islamophobia, che analizza nei dettagli quanto abbia favorito il terrorismo e quindi i morti la cosiddetta guerra alla islamofobia. Tutti questi autori sono condannati a morte dal jihad islamico e devono avere la scorta, eppure nessuno si è schierato per loro. Violentissimo l'ostracismo di tutto il cosiddetto mondo culturale e il mondo accademico contro Oriana Fallaci, anche lei condannata dal jihad islamico. Incredibile il tripudio di molti rappresentanti del cosiddetto mondo culturale occidentale davanti alla sua morte per cancro. Sua Santità Benedetto XVI è stato a sua volta condannato a morte dal jihad islamico dopo il bellissimo discorso di Ratisbona. Pochissime voci si sono schierate dalla sua parte. Sua Santità Benedetto XVI, condannato a morte dal jihad islamico, non ha potuto tenere una conferenza all'Università La Sapienza di Roma. La stima e la simpatia quindi per i condannati dal jihad islamico è zero. Se la condanna è stata eseguita, ai funerali del defunto ci vanno solo i suoi parenti di primo grado quando va bene; se la condanna non è ancora stata eseguita, al reprobo, fintanto che è in vita, si vieta l'accesso all'università.Fa eccezione Charlie Hebdo. La violenta morte dei vignettisti non santifica il loro lavoro che è sempre stato molto discutibile, per non dire ignobile. La vignetta su Dio, Cristo e lo Spirito Santo è semplicemente idiota e ignobile, non esistono altri termini. Non ricordo una sola delle loro battute che non dico mi abbia potuto stampare un mezzo sorriso, ma che non abbia infastidito o nauseato. Sarei disposta a dare la vita per la loro libertà di espressione, ma questo non impedisce di affermare che la loro libertà di espressione l'hanno sempre usata per offendere e degradare. Il sempre più cosiddetto mondo culturale, o i sempre più cosiddetti intellettuali, parola dall'etimologia sempre più impenetrabile, e addirittura gli uomini politici, tutti, per Charlie si sono mobilitati. È stato inventato l'hashtag «je suis Charlie», gli stessi uomini politici che hanno sputato addosso a Oriana Fallaci e a Theo van Gogh si sono ammassati per farsi fotografare al funerale dei vignettisti.La Francia e l'Europa hanno rinnegato il diritto alla critica storica e alla discussione. Chi ha osato critica storica e discussione è stato isolato e disprezzato con le solite ridicole criminali accuse di razzismo e islamofobia, vale a dire politicamente scorretto. Hanno preteso il rinnegare della civiltà cui apparteniamo, non si può fare un presepe perché lo zuzzerellone di turno spiega che «offende i musulmani», occorre rinnegare il maiale nelle stesse mense (che mai si sono poste il problema del kosher) perché «offende i musulmani». Non si può festeggiare Pasqua e nemmeno augurarsi buon Natale perché offende le minoranze. La nostra arte offende minoranze, per cui copriamo le statue. La testa delle nostre donne offende minoranze, per cui in Gran Bretagna della divisa delle poliziotte anche non islamiche fa comunque parte il velo islamico d'ordinanza che la poliziotta deve obbligatoriamente indossare quando entra nei quartieri islamici. Per non offendere minoranze copriamo i corpi delle nostre donne, perché le bagnine non islamiche, nelle ore in cui le piscine sono affittate da persone islamiche, devono indossare il cosiddetto burkini. Modifichiamo il personale negli ospedali per non offendere le minoranze, perché le donne islamiche non possono essere curate da medici maschi.Le minoranze sono offese dai segni della nostra religione, delle nostre tradizioni, dalla nostra maniera di vivere e anche dai nostri cani che non possono più salire sugli autobus e se protestiamo i nostri intellettuali ci cavano gli occhi, mentre le minoranze non devono offendersi davanti alle vignette oggettivamente offensive di Charlie Hebdo?Qualcuno si rende conto dell'idiozia? I problemi dell'islam sono due. Il primo consiste nella struttura islamica, che è di tipo politico militare, non religioso, e che per sua stessa definizione può solo dominare e mai essere dominato. Il secondo drammatico problema è l'assoluta incapacità dell'Occidente a convertire e a sedurre. Perché un islamico dovrebbe convertirsi a un Occidente culturalmente nullo? L'Occidente si imbavaglia quando si tratta di mostrare la propria magnificenza, la dolcissima storia raccontata dal presepe, la magnificenza della nostra arte, la bellezza delle nostre chiese romaniche e gotiche che noi stessi abbattiamo per fare dei parcheggi. Per quale motivo una persona islamica dovrebbe sentirsi affascinata dalla cultura occidentale, visto che questa cultura non gliela raccontiamo? Facciamo un esempio: se un preside si azzarda ad appendere il crocifisso nelle aule, l'intellettuale di sinistra gli cava gli occhi in nome della laicità e delle minoranze offese. Il fatto è che la cultura europea è cristianesimo. Se non appendiamo il crocifisso, non abbiamo più il valore al quale gli altri potevano integrarsi. Se una maestra fa il presepe è l'intellettuale di sinistra che per primo le cava gli occhi, con la scusa della laicità e della difesa delle minoranze. Questo è sbagliato: ogni popolo ha diritto alla sua religione e alle sue usanze, ma l'intellettuale di sinistra odia il cristianesimo, quello vero, quello di Cristo e San Paolo. Eliminando crocifisso e presepe, l'intellettuale di sinistra ha impedito a qualsiasi persona di religione islamica anche semplicemente di capire cos'è la civiltà europea. L'ha obbligatoriamente lasciata al di fuori di questa civiltà, con la quale non potrebbe integrarsi nemmeno se volesse perché non sa cosa è. L'intellettuale di sinistra però pretende che la persona di religione islamica, quella stessa che sarebbe stata mortalmente offesa dal presepe secondo lui, non si offenda davanti a vignette che offendono quello in cui lei crede. Quando ascolto molti di questi intellettuali mi chiedo se hanno avuto l'encefalite a un certo punto della loro storia o se sono nati così.Le brutte vignette di Charlie a che cosa dovrebbero servire? Le persone islamiche vanno affascinate, raccontando loro la storia di Gesù Cristo, della bellezza della libertà, non insultate offendendone la religione. Quelli che disegnano le vignette che cosa si aspettano? Che i musulmani dicano «ohibò, avete ragione, è proprio buffo, adesso abbandoniamo tutto questo»? La stragrande maggioranza delle vignette è contro il cristianesimo. La continua derisione del cristianesimo e in particolare del cattolicesimo da parte dei suoi nemici, marxismo e post marxismo, e la negazione dei suoi fondamenti, e in particolare dell'obbligo di evangelizzazione, da parte delle gerarchie cattoliche, rendono il cristianesimo privo di una qualsiasi capacità di conversione. I barbari furono convertiti al cristianesimo, e questo salvò l'Europa. Gli islamici non possono essere convertiti al cristianesimo perché gli stessi europei presentano il cristianesimo come opzionale, superfluo, fondamentalmente ridicolo, discutibile, sostanzialmente ai saldi di fine stagione. Non possono nemmeno essere convertiti alla laicità perché la laicità manca di qualsiasi fascino. Non c'è nessuno scontro di civiltà. Leviamoci questa illusione dalla testa. Lo scontro è tra una civiltà e il nulla. Lo scontro è tra una civiltà barbarica, violenta, ingabbiata in un sistema teocratico militare, che però ha una fede e un futuro, e il ridicolo nichilismo occidentale che ha abbattuto persino l'elementare libertà di fare un presepe, e che ha come suoi unici valori le vignette di Charlie Hebdo, l'aborto, la promiscuità sessuale, il Grande fratello Vip. E che si è lasciato dare il colpo di grazia definitiva da un'epidemia che, secondo gli ultimi dati dell'Oms, ha una mortalità dello 0,05% per le persone al di sotto dei 70 anni.
Francobollo sovietico commemorativo delle missioni Mars del 1971 (Getty Images)
Nel 1971 la sonda sovietica fu il primo oggetto terrestre a toccare il suolo di Marte. Voleva essere la risposta alla conquista americana della Luna, ma si guastò dopo soli 20 secondi. Riuscì tuttavia ad inviare la prima immagine del suolo marziano, anche se buia e sfocata.
Dopo il 20 luglio 1969 gli americani furono considerati universalmente come i vincitori della corsa allo spazio, quella «space race» che portò l’Uomo sulla Luna e che fu uno dei «fronti» principali della Guerra fredda. I sovietici, consapevoli del vantaggio della Nasa sulle missioni lunari, pianificarono un programma segreto che avrebbe dovuto superare la conquista del satellite terrestre.
Mosca pareva in vantaggio alla fine degli anni Cinquanta, quando lo «Sputnik» portò per la prima volta l’astronauta sovietico Yuri Gagarin in orbita. Nel decennio successivo, tuttavia, le missioni «Apollo» evidenziarono il sorpasso di Washington su Mosca, al quale i sovietici risposero con un programma all’epoca tecnologicamente difficilissimo se non impossibile: la conquista del «pianeta rosso».
Il programma iniziò nel 1960, vale a dire un anno prima del lancio del progetto «Gemini» da parte della Nasa, che sarebbe poi evoluto nelle missioni Apollo. Dalla base di Baikonur in Kazakhistan partiranno tutte le sonde dirette verso Marte, per un totale di 9 lanci dal 1960 al 1973. I primi tentativi furono del tutto fallimentari. Le sonde della prima generazione «Marshnik» non raggiunsero mai l’orbita terrestre, esplodendo poco dopo il lancio. La prima a raggiungere l’orbita fu la Mars 1 lanciata nel 1962, che perse i contatti con la base terrestre in Crimea quando aveva percorso oltre 100 milioni di chilometri, inviando preziosi dati sull’atmosfera interplanetaria. Nel 1963 sorvolò Marte per poi perdersi in un’orbita eliocentrica. Fino al 1969 i lanci successivi furono caratterizzati dall’insuccesso, causato principalmente da lanci errati e esplosioni in volo. Nel 1971 la sonda Mars 2 fu la prima sonda terrestre a raggiungere la superficie del pianeta rosso, anche se si schiantò in fase di atterraggio. Il primo successo (ancorché parziale) fu raggiunto da Mars 3, lanciato il 28 maggio 1971 da Baikonur. La sonda era costituita da un orbiter (che avrebbe compiuto orbitazioni attorno a Marte) e da un Lander, modulo che avrebbe dovuto compiere l’atterraggio sulla superficie del pianeta liberando il Rover Prop-M che avrebbe dovuto esplorare il terreno e l’atmosfera marziani. Il viaggio durò circa sei mesi, durante i quali Mars 3 inviò in Urss preziosi dati. Atterrò su Marte senza danni il 2 dicembre 1971. Il successo tuttavia fu vanificato dalla brusca interruzione delle trasmissioni con la terra dopo soli 20 secondi a causa, secondo le ipotesi più accreditate, dell’effetto di una violenta tempesta marziana che danneggiò l’equipaggiamento di bordo. Solo un’immagine buia e sfocata fu tutto quello che i sovietici ebbero dall’attività di Mars 3. L’orbiter invece proseguì la sua missione continuando l’invio di dati e immagini, dalle quali fu possibile identificare la superficie montagnosa del pianeta e la composizione della sua atmosfera, fino al 22 agosto 1972.
Sui giornali occidentali furono riportate poche notizie, imprecise e incomplete a causa della difficoltà di reperire notizie oltre la Cortina di ferro così la certezza dell’atterraggio di Mars 3 arrivò solamente dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991. Gli americani ripresero le redini del successo anche su Marte, e nel 1976 la sonda Viking atterrò sul pianeta rosso. L’Urss abbandonò invece le missioni Mars nel 1973 a causa degli elevatissimi costi e della scarsa influenza sull’opinione pubblica, avviandosi verso la lunga e sanguinosa guerra in Afghanistan alla fine del decennio.
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Il presidente torna dal giro in Francia, Grecia e Spagna con altri missili, caccia, radar, fondi energetici. Festeggiano i produttori di armi e gli Stati: dopo gli Usa, la Francia è la seconda nazione per export globale.
Il recente tour diplomatico di Volodymyr Zelensky tra Atene, Parigi e Madrid ha mostrato, più che mai, come il sostegno all’Ucraina sia divenuto anche una vetrina privilegiata per l’industria bellica europea. Missili antiaerei, caccia di nuova generazione, radar modernizzati, fondi energetici e contratti pluriennali: ciò che appare come normale cooperazione militare è in realtà la struttura portante di un enorme mercato che non conosce pause. La Grecia garantirà oltre mezzo miliardo di euro in forniture e gas, definendosi «hub energetico» della regione. La Francia consegnerà 100 Rafale F4, sistemi Samp-T e nuove armi guidate, con un ulteriore pacchetto entro fine anno. La Spagna aggiungerà circa 500 milioni tra programmi Purl e Safe, includendo missili Iris-T e aiuti emergenziali. Una catena di accordi che rivela l’intreccio sempre più solido tra geopolitica e fatturati industriali. Secondo il SIPRI, le importazioni europee di sistemi militari pesanti sono aumentate del 155% tra il 2015-19 e il 2020-24.
Imagoeconomica
Altoforno 1 sequestrato dopo un rogo frutto però di valutazioni inesatte, non di carenze all’impianto. Intanto 4.550 operai in Cig.
La crisi dell’ex Ilva di Taranto dilaga nelle piazze e fra i palazzi della politica, con i sindacati in mobilitazione. Tutto nasce dalla chiusura dovuta al sequestro probatorio dell’altoforno 1 del sito pugliese dopo un incendio scoppiato il 7 maggio. Mesi e mesi di stop produttivo che hanno costretto Acciaierie d’Italia, d’accordo con il governo, a portare da 3.000 a 4.450 i lavoratori in cassa integrazione, dato che l’altoforno 2 è in manutenzione in vista di una futura produzione di acciaio green, e a produrre è rimasto solamente l’altoforno 4. In oltre sei mesi non sono stati prodotti 1,5 milioni di tonnellate di acciaio. Una botta per l’ex Ilva ma in generale per la siderurgia italiana.
2025-11-20
Mondiali 2026, il cammino dell'Italia: Irlanda del Nord in semifinale e Galles o Bosnia in finale
True
Getty Images
Gli azzurri affronteranno in casa l’Irlanda del Nord nella semifinale playoff del 26 marzo, con eventuale finale in trasferta contro Galles o Bosnia. A Zurigo definiti percorso e accoppiamenti per gli spareggi che assegnano gli ultimi posti al Mondiale 2026.





