Ci sono almeno tre buoni motivi per cui se fossimo nei panni di Luigi Di Maio rinunceremmo all'idea di tassare le auto ritenute inquinanti. Il primo è piuttosto evidente e per vederlo è sufficiente spingere l'occhio oltre la punta del proprio naso e guardare ciò che è accaduto in Francia. Anche Emmanuel Macron era animato da nobili principi ecologici. L'inquilino dell'Eliseo voleva passare alla storia come il presidente che, se non il Paese, avrebbe almeno ripulito l'aria. Così ecco varata l'imposta sui veicoli che inquinano. Peccato che tra i possessori di auto vecchie, con motori fuori norma, ci sia principalmente chi non ha i soldi per comprarsene una nuova, ossia la povera gente, che in Francia come in Italia risulta essere la maggioranza. Se tu penalizzi persone che si alzano la mattina presto e per lavorare percorrono molti chilometri su un macinino scassato, è ovvio che queste si ribellano e protestano: ed è ciò che è accaduto Oltralpe nelle scorse settimane. All'inizio Macron ha fatto il gradasso, dichiarando di voler tirar dritto. Poi, quando sono cominciati gli scontri e alle manifestazioni pacifiche si sono sostituite quelle che hanno messo a ferro e fuoco le città, monsieur le president ha messo la retromarcia, rimangiandosi tutto per sei mesi ma molto probabilmente per sempre.Ecco, dopo una simile debaclé tutto ci saremmo aspettati tranne che Luigi Di Maio (...)
(IStock)
I dati contrastanti diffusi negli ultimi giorni sono lo specchio di Italie diverse: in positivo banche e aziende d’eccellenza che puntano sull’export. In crisi le Pmi, anche per i bassi consumi interni. La strategia del governo: tagliare la spesa e attirare investimenti esteri.
Manfred Weber (Getty Images)
- Manfred Weber sostiene la posizione italiana e chiede di anticipare la revisione del Green deal. Ma Valdis Dombrovskis tira dritto.
- Il copresidente dei Conservatori al Parlamento europeo, Nicola Procaccini: «Va lasciato campo libero sugli strumenti da usare per la transizione».
Lo speciale contiene due articoli.
Gilberto Benetton e Giovanni Castellucci (Imagoeconomica)
Accuse di falso in bilancio per sette persone, fra cui l’ad Roberto Tomasi e il suo predecessore Giovanni Castellucci: avrebbero gonfiato patrimonio e dividendi per Benetton & C. usando i fondi previsti per i miglioramenti della rete.
Nel riquadro Brianne Dressen (iStock)
Negli Usa Brianne Dressen è rimasta invalida dopo i test: Astrazeneca le ha offerto solo 1.243 dollari.