2020-07-29
Se critichi i pieni poteri sei «negazionista»
Quando donava plasma e respiratori, Andrea Bocelli poteva essere sfruttato per il grande spot dell'esecutivo. Ora che ha manifestato dubbi sul lockdown tutti, da Fedez all'infettivologo Galli, gli danno addosso. Ma così il dibattito sul Covid si riduce a scontro tra tifoserie.Don Bartolo nella partitura rossiniana è un «basso», ma Andrea Bocelli potrebbe intonare: «La calunnia è un venticello». Per aver osato richiamare a un dato di realtà sulla situazione attuale dei contagi da Covid, lo hanno insultato dandogli del «negazionista». Ormai le fazioni hanno preso il sopravvento e la tragedia delle decine di migliaia di morti dei mesi scorsi si trasforma oggi a pandemia contenuta in una commedia dell'assurdo come il Barbiere di Siviglia, dove «Il meschino calunniato sotto il pubblico flagello per gran sorte va a crepar». Andrea Bocelli per il Covid ha rischiato di creparci davvero. Lui e la sua famiglia sono stati contagiati e grandi applausi si meritò quando, guarito, si è presentato a Cisanello, a Pisa, per donare il plasma. Faceva comodo una star come testimonial per la scelta del ministero della Sanità di dirottare la sperimentazione sul plasma iperimmune da Mantova, dove per primo l'aveva usato il professor Giuseppe De Donno, alla struttura toscana. Cisanello opera a contatto con la Kedrion - la multinazionale del sangue che industrializza il plasma - di Andrea Marcucci (e fratelli), capogruppo del Pd al Senato. Ma se in Senato ci va Bocelli al convegno dei «negazionisti» del Covid, organizzato da Vittorio Sgarbi in compagnia di Matteo Salvini, il tenore diventa un reprobo. Eppure lui ha ricostruito le scuole nei paesi terremotati del Centro Italia, dove lo Stato è da quattro anni assente e sempre Bocelli, con la sua fondazione, ha comprato mascherine e ventilatori durante la fase più drammatica della pandemia supplendo alla Protezione civile. Ma oggi impera il virologicamente corretto e in più tutto ciò che incontra Salvini diventa mediaticamente infetto. Lo sa Luigi Mastrangelo, ex capitano della Nazionale di pallavolo, travolto da una valanga d'insulti per un selfie con il capo della Lega. Ad Andrea Bocelli è capitata la stessa sorte. In Senato il tenore ha detto: «Ho colto questo invito, ma sono lontano dalla politica. Quando siamo entrati in lockdown ho cercato anche di immedesimarmi in chi doveva prendere decisioni così importanti, poi ho cercato di analizzare la realtà e ho visto che le cose non erano come ce le raccontavano. Quando ho iniziato ad avanzare i primi dubbi sulla gravità i miei figli mi hanno detto: babbo, pensa alla Tosca e lascia stare il virus. Ma man mano che il tempo passava vedevo che nonostante conosca un sacco di gente nessuno era finito in terapia intensiva. C'è stato un momento in cui mi sono sentito umiliato e offeso quando mi sono sentito privare della libertà di uscire di casa senza aver commesso crimine alcuno. Devo anche confessare di aver disubbidito volontariamente a questo divieto perché non mi sembrava giusto e non mi sembra nemmeno salutare rimanere in casa». Bocelli ha notato: hanno chiuso le scuole e riaperto le discoteche e da «genitore non mi va di pensare a mia figlia con la mascherina». Un putiferio! Al punto che ieri alla Milanesiana è stato costretto a precisare: «Sono stato frainteso e sono stato definito un negazionista. Che strano: mi sono speso fin dal primo giorno per aiutare chi era in difficoltà in ragione del virus. Sono venuto qui città simbolo del contagio per una preghiera per tutti e anche per dimostrare che la paura è la sola cosa di cui bisogna avere paura. Succedono cose strane in questo Paese». Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, non ha perso l'occasione per dire: «Continuiamo a seguire le regole, non disperdiamo il lavoro fatto». A stretto giro anche il viceministro della Salute, il pentastellato Pierpaolo Sileri, ci ha fatto sapere: «Io non avrei detto quelle parole, ma credo sia stato frainteso». Sul Web però Bocelli è stato duramente insultato. Alessandro Gassmann ha twittato: «In Italia 35.000 morti per Covid... Bocelli... rispetto» e Fedez ha aizzato: «Vieni che ti presento un ragazzo di 18 anni che ha subito un trapianto di polmoni», dimentico che il tenore di Laiatico è stato il primo firmatario di un appello pro vaccino dei big mondiali della musica - con buona pace del signor Ferragni - e si è battuto per evitare i contagi. Oggi però la situazione è oggettivamente diversa, anche se non piace al professor Massimo Galli. L' infettivologo del Sacco di Milano divenuto una star della televisione ha chiosato: «Sono stati dati messaggi inadeguati: nessuno di quelli che hanno parlato al Senato ha una base scientifica. Le misure anti contagio, dalla mascherina al distanziamento alle misure igieniche, vanno ribadite. È abbastanza chiaro che questo virus non si abolisce per decreto. È ancora tra noi». Cosa succederà in autunno? Ah, saperlo, perché i virologi non ci spiegano come combattere il Covid né come si è generato. La loro ricetta è emergenza continua. Bisognerebbe però ricordare ad esempio al professor Galli che il 10 febbraio, all'Ordine dei medici di Milano, lui affermava: «La malattia da noi difficilmente potrà diffondersi.» Ora i virologi invece preferiscono un'emergenza continua. Forse servirebbe un po' più realtà. Pure da parte dei negazionisti, abbagliati dalla fazione. Tanto che hanno abboccato a una provocazione su Facebook. L'inesistente comune di Bugliano (creato in Internet da un postino di Lari vicino a Laiatico, il paese di Bocelli) ha annunciato di aver revocato la cittadinanza onoraria al tenore (per le chiavi della città, dice il fantomatico sindaco Fabio Buggiani, «cambieremo la serratura») a causa delle sue dichiarazioni. Si è scatenata un'altra canea stavolta negazionista. È la tragicommedia del virus e gli italiani ormai hanno perso la speranza e sono costretti alla carità.