2018-11-18
Se ci boccia, la Commissione boccia sé stessa
Mentre Sergio Mattarella medita su come riuscire a bloccare la manovra senza ficcarsi nei guai (vorrebbe non firmarla, ma l'atto rischia di provocare una tempesta finanziaria mai vista prima e, soprattutto, un'accusa di parzialità avendo egli firmato senza batter ciglio le precedenti, che pure (...)(...) non rispettavano il pareggio di bilancio), l'Europa studia come avviare una procedura d'infrazione contro l'Italia.Al pari di un rifiuto del capo dello Stato di sottoscrivere il bilancio di previsione dei conti pubblici per il mancato equilibrio dei conti, anche la mossa di Bruxelles non risulta facile. Già, perché nonostante in queste settimane Jean-Claude Juncker e compagni abbiano fatto la faccia feroce, avviare le fasi preparatorie per bastonare il nostro Paese non è una decisione che si possa prendere su due piedi. Non soltanto per le conseguenze che una bocciatura formale del nostro bilancio e le relative punizioni avrebbero sul mercato dei titoli di Stato, nostri e altrui, e neppure per la complicazione di iniziare tutti i passaggi della fase di messa in mora dell'Italia che, come abbiamo spiegato più volte, richiede tempi lunghi, probabilmente addirittura mesi. A parte queste questioni, che pure non sono di secondo piano, esiste però uno scoglio che gli occhiuti funzionari della Ue farebbero fatica ad aggirare.Già, perché nessun provvedimento sanzionatorio può essere preso sulla base delle intenzioni, ossia di un bilancio di previsione come quello presentato dall'Italia. I conti si fanno alla fine, quando si verifica il bilancio consuntivo. Dunque, stando così i fatti, a Bruxelles hanno il grattacapo di trovare un escamotage per dare una lezione al nostro Paese prima delle elezioni europee. Non solo c'è da superare tutto l'iter della burocrazia europea, che in fatto di lentezza non è certo seconda all'Italia, che pure svetta in cima alla classifica per far procedere le pratiche a passo di lumaca. Ma dopo aver adempiuto alla procedura bisogna aspettare che la manovra economica voluta da Matteo Salvini e Luigi Di Maio diventi operativa. Già, perché per quanto Pierre Moscovici e gli alti papaveri della Ue storcano il naso di fronte ai conti italiani, non si può fare un processo alle intenzioni. Sarà pure brutto e dannoso il bilancio di previsione predisposto dal governo Conte, ma al momento è solo una previsione e nulla di più. Si aggiunga a questo che le stime dei vari governi sono quasi sempre sballate, nel senso che difficilmente rispettano ciò che promettono. Dunque, a voler essere seri, prima di multare il nostro Paese bisognerebbe aspettare di tirare le somme, cioè, parlando della manovra del 2019, almeno il 2020. È ovvio che stando così i fatti, quella che l'Europa punta alla testa dell'Italia per costringerla a fare marcia indietro è una pistola ad acqua, che di certo non fa paura né a Di Maio né a Salvini.Forse per questo, per ovviare all'obiezione che impedisce di sanzionare un bilancio che non c'è, Moscovici, Juncker e gli altri reperti archeologici della Ue hanno cominciato a dire che anche i bilanci precedenti e non solo quello di previsione sono sballati. In pratica, con un ritardo di un paio d'anni, a Bruxelles si starebbero accorgendo di come le stime presentate in passato fossero anch'esse farlocche e dunque sanzionabili. La grande idea per aggirare le regole presenta però un problema, anch'esso non facilmente sormontabile. Se si sanzionano i bilanci degli anni scorsi, in pratica si sanzionano Paolo Gentiloni, Matteo Renzi, Enrico Letta e così via, nessuno dei quali, pur in presenza di un vincolo al pareggio di bilancio, lo ha mai rispettato, così come non hanno rispettato le previsioni di inizio anno. Dunque, bisognerebbe scaricare quelli che fino a ieri la Ue applaudiva, accusandoli di aver taroccato i conti. Come risulta ovvio anche a chi non è un esperto in materia, si tratterebbe di un autogol pazzesco, perché fino a ieri Bruxelles applaudiva i premier del Pd e ora invece li dovrebbe mettere dietro alla lavagna, scoprendo gli altarini della contabilità pubblica. Ma se si va a ritroso c'è anche il rischio che venga alla luce come in passato altri Paesi europei non abbiano rispettato le regole, sforando i parametri imposti da Maastricht senza che i funzionari della Ue si accorgessero di niente. Insomma, il pasticcio è grande e la Ue, per mostrare i muscoli, rischia di perdere la faccia e quel minimo di credibilità che le resta.Quanto a Mattarella, rispedendo al mittente la manovra priva della sua firma, creerebbe un conflitto con l'esecutivo e i conflitti si sa come cominciano, ma non si sa mai come finiscono. Insomma, nessuno sa se portare lo scontro alle estreme conseguenze sia un bene o un male per il Paese, ma è certo che chi fa la prima mossa si intesta il risultato, anche se questo è catastrofico.