2024-04-29
Scurati attacca il premier da Fazio. «Per stare tranquillo non criticare»
Comizio dello scrittore sul Nove, che tenta (inutilmente) di smarcarsi dal vittimismo.«Sono stato trascinato in una lotta nel fango. Ma non faccio la vittima». Poi per 20 minuti Antonio Scurati fa la vittima. È arrivato ultimo, a festa finita, con il mazzetto di fiori appassiti scippato a un centrotavola di pizzeria. C’è un clima da neorealismo malinconico nell’ospitata di Scurati da Fabio Fazio, che si ritrova a lucidare la nuova icona della sinistra da divano dopo che l’hanno già fatto tutti i componenti della parrocchia rossa. Lanciato da Rai3, il monologo di M è già stato celebrato dalla piazza del 25 aprile, pubblicato dai giornali, ripreso dai social, letto a voce alta nelle sedi del Pd, imparato a memoria da Simona Malpezzi e Brando Benifei, trasformato in fumetto da Zerocalcare, in attesa di finire sull’etichetta di qualche prodotto di bioresistenza di Eataly. Davanti al leader dei presunti o-scurati, il Fratacchione riesce ad essere banale e scontato come mai in passato. Ma non poteva rinunciare alla figurina della settimana, il suo ruolo da putto globalizzato dell’intellighenzia dem lo imponeva. Cuori inquieti a stipendio fisso. Gente perennemente indecisa, come scriveva Edmondo Berselli «se il progresso sia salvare le aragoste o fare la lotta di classe per mangiarne di più». Accanto a Fazio conversa la consueta rappresentanza plastica (Nello Scavo, Annalisa Cuzzocrea, Tito Boeri) del club riunito nell’infantile «Bella Chat» messa in piedi da Massimo Giannini, che dopo aver portato La Stampa a scavarsi la fossa per le copie perse ha chiamato alla vigilanza democratica supervip amici, grand commis dello Stato, faccendieri e semplici conoscenti con la stessa modalità del Pci degli anni Cinquanta in Emilia, dove per lavorare era «obbligatorio iscriversi, ma volontariamente». Tutto questo è il preludio al piatto forte, proprio Scurati. Che si presenta in total look nero, sa un po’ di rancido (è in tavola da una settimana) ma con la molletta sul naso di può ascoltare. «Spero di continuare ad essere uno scrittore, un professore, un padre di famiglia. Vedo che molta solidarietà è saltata fuori, ma anche chi mi ha rimproverato per avere dato una spinta d’odio. Io sono stato chiamato dalla Rai in quanto autore di cinque libri che raccontano (romanzando molto, più letteratura che storia, ndr) il fascismo. Ho scritto un testo in cui affermavo le mie idee e muovevo critiche al governo attuale. Sono stato trascinato per i capelli in una lotta nel fango». Spiega di avere firmato la modulistica, di avere la valigina pronta. «Poi mi ha telefonato la conduttrice del programma che era affranta e mi ha detto che la partecipazione era stata cancellata. Non ho preso alcuna iniziativa. Poi mi hanno comunicato che il capo del governo aveva scritto un post cercando di mettermi in cattiva luce, di farmi passare per un avido. Questo in democrazia non dovrebbe accadere. Ma come, la premier che attacca un privato cittadino? Questo mi ha profondamente turbato». Ed ecco di nuovo la vittima, perché Meloni, pubblicando su Facebook quel monologo, ha dimostrato di non avere mai inteso censurarlo.Scurati si aggrappa al vittimismo come a un ramo salvifico, si paragona a un medico («sono un taumaturgo dell’anima»), svolazza sui luoghi comuni. E alla fine se la prende anche con chi pretendeva di difenderlo: «Sono contrario pure ai detrattori. Anche quel titolo di Repubblica: io sono un bersaglio. Non ho mai detto questo». Si completa il tutto con il prurito di fastidio per la simpatia di papa Francesco per Giorgia Meloni; con la paura nei confronti di Roberto Vannacci candidato dalla Lega (definito «ignobile», «intestino del paese» con allegro spirito democratico); con Boeri che critica i manager di Stato vicini al governo dopo aver affiancato gli esecutivi di sinistra con rigorosa fedeltà alla linea. E con l’ipocrita indignazione per la trasformazione del 25 aprile in una giornata di lotta antisemita, senza accennare alle responsabilità della sinistra e dell’Anpi che l’hanno organizzata proprio con questo perimetro. L’Italia del surrealismo involontario messa in ridicolo da Ennio Flaiano esiste e resiste. Fazio l’ha confermato. Comparsata finita, cartellino antifa timbrato. Avanti con l’aragosta proletaria.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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