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Scuola, Ruiu: «Propaganda gender su piattaforma per didattica a distanza. Miur intervenga»

Scuola, Ruiu: «Propaganda gender su piattaforma per didattica a distanza. Miur intervenga»
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«Quanto ti senti impegnat* per i diritti delle persone LGBTQI+?" E' solo una delle domande con cui si fa propaganda ai nostri figli. Che senso ha? Ora basta, ci siamo stufati. Dopo aver raccolto migliaia di adesioni alla nostra petizione contro la richiesta che la piattaforma WeSchool ha rivolto, tramite e-mail, ai docenti che la utilizzano per collegarsi on line chiedendo di rispondere ad un questionario ideologico, letti i risultati siamo qui a chiedere con forza un intervento del Miur, affinché vigili e gli studenti siano protetti da teorie ascientifiche come la prospettiva gender» così Maria Rachele Ruiu, membro del Direttivo di Pro Vita e Famiglia, promotrice della petizione insieme all'Associazione Family Day/Difendiamo i Nostri Figli, ad Articolo 26 e Non si Tocca la Famiglia.

«La portata ideologica di questo questionario - ha aggiunto Ruiu - è vergognosa, siamo stanchi che vengano strumentalizzati e politicizzati i nostri figli. E non pensiamo sia un caso che questo questionario sia stato diffuso per la Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia (17 maggio) per imporre una visione falsa che non c'entra niente con la violenza e l'inclusione e che casualmente coincide con la visione che si vuole imporre con l'articolo 7 del Disegno di legge Zan, ad oggi contestatissimo e messo in discussione dalla maggioranza degli italiani!».

«Ci abbiamo visto lungo a raccogliere le firme contro questo sondaggio di We School, che vuole imporre non si capisce quale antropologia anche agli insegnanti. Quel che è ancora più grave, infatti, è che il fondatore di WeSchool, dopo aver raccolto i dati, abbia annunciato che sarebbe opportuno parlare di questi temi durante l'ora di educazione civica e ancora più grave di voler formare da settembre i Prof interessati fornendo loro i contenuti per affrontare questi argomenti. Ormai stiamo raccogliendo tantissime segnalazioni: con la scusa dell'educazione civica vengono veicolati argomenti che non c'entrano nulla con questa materia, bensì con temi come la sponsorizzazione dell'utero in affitto e dell'identità fluida. E questo per noi è irricevibile. Vogliamo che durante l'ora di educazione civica si studi la Costituzione. E chi saranno gli esperti chiamati a formare i formatori di cui parla De Rossi? Chi li vaglierà? Chi gli ha dato questo mandato? I genitori saranno informati? Dov'è il consenso informato preventivo? Dopo le direttive gender, imposte e poi ritirate a seguito della denuncia delle famiglie, non siamo disposti ad un nuovo scandalo sulla pelle dei nostri figli. Il Miur ora intervenga».

Per negare lo scoop si inventano pure il piano del Cremlino
Fabrizio Cicchitto (Ansa)
Rispunta Cicchitto e la spara: l’affaire Garofani sarebbe opera del Kgb. E per certi colleghi le uniche inchieste sono quelle su di noi.
Non tutti sono blindati come Garofani. Il segretario del Garante si dimette
Angelo Fanizza (Imagoeconomica)
Angelo Fanizza lascia l’Authority per la privacy: tentava di farsi svelare le fonti di «Report».
Cercano la talpa, fischiettano sulla notizia
Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
Anziché sugli evidenti risvolti politici, il dibattito sul Quirinale gate si sta concentrando sui dettagli di colore: chi ha parlato? Non manca chi avvalora piste internazionali. Nessuno, tuttavia, sembra chiedersi se quelle dichiarazioni fossero opportune.

Gran parte della stampa non risponde alle logiche dell’informazione ma a quelle del potere. Prendete ad esempio il cosiddetto Garofani-gate. Invece di domandarsi se sia opportuno che una persona chiaramente schierata da una parte continui a ricoprire un ruolo super partes come quello di segretario del Consiglio supremo di Difesa, i giornali si sono scatenati alla ricerca della talpa che ha passato l’informazione.

Fico, ormeggio superscontato per la barca (non dichiarata)
Roberto Fico (Imagoeconomica)

Crosetto rivela: per il gozzo l’ex presidente della Camera paga 550 euro l’anno. La tariffa normale è dieci volte superiore. E nei prospetti che ha presentato da parlamentare il natante non c’è, alla faccia della trasparenza.

A Napoli si dice «chiagne e fotte»: trattasi di una espressione del dialetto partenopeo che indica una persona che ipocritamente mostra un modo di vivere spartano, gramo, mentre in realtà le cose gli vanno più che bene. In sostanza, chi «chiagne e fotte» adotta una doppia morale, una che vale per come vuole apparire, e una per come è. L’ex presidente della Camera, Roberto Fico, candidato alla presidenza della Regione Campania per il centrosinistra, può essere annoverato, in termini politici, tra i più autorevoli esponenti del «chiagne e fotte». Lui, che il primo giorno da presidente della Camera si fece riprendere mentre viaggiava in autobus; lui, il paladino degli ultimi; lui, il simbolo dell’anticasta, in realtà quando si è trattato di godere di privilegi che ai comuni mortali sono negati, non si è tirato indietro.

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