2025-03-28
Screzio tra Regioni rosse. Le piogge toscane inondano di rifiuti l’Emilia Romagna
Il maltempo ha smosso una discarica fantasma nel Fiorentino: ora un torrente locale la sta trascinando fino all’Imolese. Si muove la Procura, Fdi chiede interventi urgenti.Lo scandalo della discarica di Palazzuolo sul Senio (Firenze), riemersa dopo l’alluvione di metà marzo, rischia di dar luogo a un contenzioso legale tra Toscana ed Emilia Romagna, le due Regioni rosse per eccellenza. Una frana causata dal maltempo, infatti, ha riportato alla luce una montagna di rifiuti dimenticata dagli anni Settanta, quando il capoluogo toscano stipulò un accordo per scaricare lì, nella valle del Rovigo, il proprio pattume. L’enorme massa di plastica, vetro, polistirolo e sacchetti è finita nel torrente Rovigo, corso che dà il nome alla valle e confluisce nel Santerno, che a sua volta sta trasportando i rifiuti nel territorio dell’Emilia Romagna. Per risalire all’origine della vicenda bisogna tornare indietro di mezzo secolo, più precisamente al 1971, quando Asnu, allora municipalizzata fiorentina, concluse un accordo col Comune di Palazzuolo per sversare rifiuti in cambio di soldi e mezzi. Veraldo Vespignani, ex sindaco di Imola e ai tempi deputato per il Pci, avviò una battaglia parlamentare contro la discarica, riferendo, nella sua interrogazione, di 300 tonnellate depositate al giorno. Le operazioni durarono solo poche settimane, grazie anche alla mobilitazione degli abitanti di Palazzuolo e di Firenzuola (Comune in cui scorre il Rovigo), ma la quantità di monnezza accumulata fu comunque notevole. E l’Appennino, con l’ultima alluvione di marzo, ha deciso di chiederne il conto. Dimenticata e sepolta per oltre 50 anni, la discarica è riemersa in seguito a una frana che ha fatto precipitare quintali di rifiuti (tra cui anche garze medicali e sacche trasfusionali) nel Rovigo, che pochi chilometri più a valle si immette nel Santerno (che, a sua volta, è un affluente del Reno). A essere maggiormente colpita dal flusso dei materiali di scarto, dunque, è proprio l’Emilia Romagna. Secondo la stampa locale, nonostante le reti posizionate nell’alveo del fiume per cercare di arginarli, i rifiuti sarebbero già arrivati a Valsalva (Castel del Rio, nella città metropolitana di Bologna).Un aspetto interessante è che, a quanto pare, nessuno tra Comuni, Regioni e Arpat fosse a conoscenza della discarica. Il Quotidiano nazionale riporta alcune frasi del sindaco di Palazzolo, Marco Bottino, il quale ha consultato gli archivi del municipio per cercare di ricostruire la vicenda: «Non abbiamo trovato accordi scritti, protocolli o delibere, solo qualche ricevuta. Ad aver fatto l’accordo a Firenze non fu il sindaco, ma il commissario prefettizio». Secondo la stessa testata, il Comune ricevette 4 milioni e mezzo di lire, un autocompattatore e altri due mezzi, in aggiunta a un canone annuo legato all’utilizzo dell’area, per diventare la discarica di Firenze (in un tempo in cui, per altro, la raccolta differenziata ancora non esisteva). Oltre al disastro ambientale, ora le conseguenze le pagano i cittadini dell’Emilia Romagna. Secondo l’Arpat, «considerata la tipologia dei rifiuti e il lungo periodo di esposizione alla degradazione e alla mineralizzazione», al momento non sussiste «un pericolo di rilascio nell’ambiente di sostanze in grado di produrre contaminazioni significative delle matrici ambientali». Anche se ciò non fosse smentito da ulteriori analisi, però, il danno per l’habitat e il paesaggio rimarrebbe devastante, e le operazioni di bonifica non saranno facili. «Occorre che tutto ciò sia ricompreso nell’emergenza regionale e nazionale perché occorreranno molti fondi», ha dichiarato alla Nazione il sindaco di Firenzuola, Giampaolo Buti. «Anche operativamente l’intervento sarà molto complicato nel tratto del Rovigo più impervio, dove non esistono strade e l’unica possibilità di portare via i rifiuti raccolti è farlo dall’alto con elicottero. E occorre fare presto. Così come è necessaria un’indagine amministrativa per capire chi ha in carico questa vecchia discarica».A tal proposito, la magistratura fiorentina è pronta ad aprire un’indagine che potrebbe avere risvolti anche penali. Prima di procedere, però, attende l’informativa dei Forestali, incaricati di redigere un documento sulle condizioni dei corsi d’acqua, la tipologia di rifiuti e l’origine della discarica. Sul fronte politico, invece, si è già mossa Marta Evangelisti, capogruppo in Regione per Fratelli d’Italia, che ieri mattina ha presentato un’interrogazione alla Giunta regionale in merito alla grave emergenza ambientale in corso (al cui interno si parla di un ammontare di rifiuti che va dai 500 e agli 800 metri cubi).«La natura esatta di questi rifiuti è ancora sconosciuta», ha dichiarato Evangelisti in una nota, «nonostante alcuni sopralluoghi, e questo desta grande preoccupazione tra le comunità locali. Il fatto che i materiali abbiano già raggiunto il fiume Santerno e quindi il territorio imolese senza che siano state adottate misure concrete per contenere i danni ambientali è inaccettabile». «Le acque del Rio Rovigo», continua, «erano tra le più pulite della Vallata del Santerno. L’emergenza attuale rischia non solo di compromettere l’ambiente, ma anche di arrecare un danno economico significativo al territorio con possibili divieti di balneazione in vista della stagione turistica estiva».L’esponente di Fratelli d’Italia ha quindi interpellato la Giunta regionale, chiedendo di esprimersi sulla vicenda e sulle misure da adottare, oltre a sollecitare «indagini urgenti per accertare la natura dei rifiuti e il potenziale pericolo per la salute pubblica». Ha inoltre richiesto informazioni su una eventuale collaborazione con la Regione Toscana «per individuare soluzioni strutturali volte alla protezione del territorio», aggiungendo la necessità di valutare «eventuali responsabilità per questo disastro ambientale». «La tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini», ha concluso, «deve essere una priorità assoluta e mi aspetto risposte e interventi concreti da parte della Regione per far fronte a questa emergenza».