
Una storia ricca e affascinante lega le carte al Bel Paese, in un viaggio che parte dalla Lombardia e termina in Sicilia.
Carte da gioco prima, strumenti esoterici e divinatori poi, i tarocchi vantano una lunga storia. La loro stessa origine viene fatta risalire all’antico Egitto, ma è in Italia che queste carte si svilupparono fino a trasformarsi in quelle che conosciamo oggi.
I tarocchi comparvero infatti per la prima volta a Milano nel XV secolo, con il primo mazzo di tarocchi documentato risalente al 1440. Queste carte erano originariamente utilizzate per un gioco di carte chiamato «tarocchi» o «tarocchi appropriati» e il loro mazzo, riccamente illustrato, era nato per incontrare i desiderata delle nobili famiglie italiane, come i Visconti e gli Sforza. Nel corso del XV e XVI secolo, i tarocchi si diffusero in tutta Italia, con variazioni regionali nei mazzi e nei giochi. Ogni mazzo di tarocchi italiano tradizionale conteneva 78 carte, divise in 22 carte dei "Trionfi" o "Arcani Maggiori" e 56 carte degli "Arcani Minori", che erano simili ai mazzi di carte comuni con quattro semi: coppe, denari, spade e bastoni.
In Italia, i tarocchi erano principalmente usati per giocare. L'uso dei tarocchi come strumento di divinazione iniziò infatti a emergere solo nel XVIII secolo. Questo cambiamento fu influenzato dalla crescente popolarità dell'occultismo e dell'esoterismo in Europa. Antoine Court de Gébelin, un sacerdote svizzero, fu una figura chiave nel collegare i tarocchi all'antico Egitto e promosse la loro interpretazione esoterica.
Lombardia

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È nella Lombardia del XV secolo che furono realizzati i più antichi mazzi di tarocchi giunti fino a noi e quelli che, secondo la tradizione, diedero origine ai più celebri Tarocchi marsigliesi.
Destinate alla famiglia Visconti, le carte, caratterizzate da miniature impreziosite da foglia d’oro e d’argento, si suddividono in tre mazzi, noti come Mazzi Visconti-Sforza, oggi incompleti e disseminati in tutto il mondo: i Tarocchi Visconti di Modrone, oggi nella biblioteca dell’Università di Yale; i Pierpont-Morgan, divisi tra l'omonima biblioteca newyorkese e l’Accademia Carrara di Bergamo; e i Brera-Brambilla, conservati alla Pinacoteca di Brera.
Sempre a Milano, in uno dei cortili interni di Palazzo Borromeo, si trova inoltre la prima testimonianza pittorica di queste carte: l’affresco Il gioco dei tarocchi.
Piemonte

(Marco Saroldi)
Anche il Piemonte vanta una lunga tradizione legata ai tarocchi. È qui, per esempio, che intorno al 1830 la famiglia torinese dei Vergnano fece produrre un nuovo mazzo ispirato a quello dei marsigliesi e caratterizzato dalla diversa raffigurazione di alcuni arcani maggiori (Matto, Bagatto, Diavolo, Giudizio) e dell’Asso di Coppe, oltre che dall’utilizzo dei numeri arabi al posto di quelli romani.
Al Piemonte si deve anche l’introduzione del “modello a due teste”, una soluzione che permetteva una lettura più agevole, senza necessità di girare le carte estratte al rovescio.
Oggi, alcuni dei mazzi più preziosi della tradizione regionale sono conservati all’Accademia delle Scienze di Torino.
Emilia-Romagna

L’origine del tarocco bolognese è avvolta dal mistero e fonte di dibattito, tra chi sostiene sia legata al principe Francesco Antelminelli Castracani Fibbia e chi a un mercante che a metà Quattrocento forniva mazzi di tarocchi alla corte estense di Ferrara.
Quel che è certo è che, nel tempo, il mazzo originario di 78 carte ha perso quelle dal due al cinque e modificato l'ordine di alcuni arcani: è nato così il Tarocchino bolognese, con 62 carte.
Per conoscere più da vicino il mondo dei tarocchi, proprio in provincia di Bologna, a Riola, si trova il Museo Internazionale dei Tarocchi, un luogo unico nel suo genere e il primo al mondo dedicato ai tarocchi come forma d’arte, tra opere di Guttuso a Meneghetti e raccolte di mazzi, sia storici che contemporanei, provenienti da tutto il mondo.
Toscana

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In Toscana, i tarocchi si fanno più complessi con le Minchiate, nate nel XVI secolo a Firenze.
Il mazzo è più numeroso rispetto a quello dei tarocchi e arriva fino a 97 carte: ad aggiungersi sono la Prudenza, le tre virtù teologali, i quattro elementi e i dodici segni zodiacali; assente rispetto al mazzo dei tarocchi, invece, la Papessa.
Tra gli arcani maggiori, il più importante era quello dei Gemelli, da cui probabilmente deriva il nome alternativo del gioco, "Germini".
L’amore per i tarocchi, in Toscana, ha preso forma nel Giardino dei Tarocchi di Garavicchio (Grosseto): un parco artistico, ideato dall’artista franco-statunitense Niki de Saint Phalle, che permette di camminare tra le 22 sculture coloratissime — ricoperte da vetri, specchi e ceramiche variopinte — ispirate alle figure degli arcani maggiori.
Sicilia

(Wikimedia)
In Sicilia, il mazzo di carte acquisisce caratteristiche e regole specifiche con il Tarocco Siciliano, composto da sole 63 carte.
Il gioco si declina in quattro varianti principali che contribuiscono a preservare la tradizione e celebrano e testimoniano il valore culturale locale: il Tarocco di Barcellona Pozzo di Gotto e il Tarocco di Tortorici, originari di Messina; il Tarocco di Calatafimi, tipico della provincia di Trapani; e il Tarocco di Mineo, diffuso nella provincia di Catania.
E proprio in quest’ultima città, nel Museo Civico Castello Ursino, è custodita un’importante testimonianza: uno dei mazzi più antichi della tradizione dei tarocchi. Si tratta di un set incompleto di 15 carte di tarocchi ferraresi risalente agli inizi del 1400.





