2022-07-19
Scontro finale nel M5s tra governisti e ala dura. Crippa sotto accusa per la spallata a Conte
Davide Crippa e Giuseppe Conte (Ansa)
Tensione per il fallito blitz del capogruppo. Giuseppi dà di nuovo palla al premier. La crisi investe Rocco Casalino: contratto rinnovato solo al Senato.Dall’uno vale uno di inizio legislatura, al disperato vale tutto di questa pazza estate grillina. Mentre Mario Draghi pensa al nostro inverno e vola in Algeria a comprare gas, e con le Borse e lo spread che recuperano ampiamente terreno, lo psicodramma dei 5 stelle che non sanno se e come far cadere il governo dei Migliori va in scena con l’ormai consueto tutti contro tutti. In attesa del voto di domani al Senato, dove si presenterà il premier per ottenere, probabilmente, una nuova fiducia come nel febbraio del 2021, l’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari pentastellati si spacca sulla crisi e sulle elezioni anticipate, con un inedito duello tra Giuseppe Conte e il suo capogruppo Davide Crippa (favorevole a tenere in vita l’esecutivo attuale), del quale finisce per fare le spese, letteralmente, il portavoce e consigliere dell’ex premier, Rocco Casalino. L’ex stellina del Grande Fratello, edizione prima, non ha ottenuto il rinnovo del contratto di consulenza con il gruppo M5s a Montecitorio, materia casualmente proprio nelle mani di Crippa, e resta «dimezzato» con il solo contratto di Palazzo Madama. Sempre casualmente, la vulgata grillina racconta che sia il compagno Rocco a essere uno dei più facinorosi della crisi di governo e che continui a esercitare, come ai tempi di Palazzo Chigi, un forte ascendente sul Conte delle sue brame. Brame irrisolte, va detto, perché Giuseppi continua a dire che «lui non cambia idea», ovvero vuole mandare a casa Draghi, ma «salvo fatti nuovi». Ed è anche consapevole che rischia di perdersi mezzo partito. Ministri e deputati che per salvare le cadreghe gli preferiscono lo «scissionista» campano Luigi Di Maio. A peggiorare le cose, per l’ex sedicente «Avvocato del popolo» c’è la sfinge Beppe Grillo. Ieri il comico genovese si è limitato a cambiare la propria foto profilo di whatsapp e ha tirato fuori dal cilindro l’immagine vintage di un barattolo di colla Coccoina. Ce l’aveva con i deputati che sarebbero incollati alla poltrona, oppure incollerebbe tutti dentro una stanza, Conte compreso, per ripartire da zero con leader nuovi? Non aiuta neppure il fatto che siano tornati attivissimi Alessandro Di Battista e Virginia Raggi, da molti indicata come la prossima carta che Grillo sarebbe pronto a giocare se l’avvocato devoto a Padre Pio dovesse bruciarsi con la sfiducia a Draghi. A sera, il termometro dell’infinita assemblea dei gruppi pentastellati segnava ancora burrasca. Al momento prevarrebbe ancora la linea guerrafondaia con oltre venti parlamentari intervenuti in favore della linea Conte: Alfonso Bonafede, Orietta Vanin, Giuseppe L’Abbate, Carmen Di Lauro, Gabriele Lanzi, Carmelo Misiti, Gabriella Di Girolamo, Alberto Zolezzi, Elisa Pirro, Riccardo Olgiati, Franca Flati, Claudio Cominardi, Vittorio Ferraresi, Gianluca Castaldi, Giovanni Endrizzi, Fabiana Dadone, Ilaria Fontana, Andrea Cioffi, Agnese Gallicchio, Mauro Coltorti, Valentina Corneli, Valentina Barzotti, Salvatore Micillo e Susy Matrisciano. Solo tre i deputati che si sono nettamente schierati a favore della fiducia al governo e sono il capogruppo Crippa, Maurizio Cattoi e Nicola Provenza. Più incerta la posizione di Francesca Businarolo e Valentina Palmisano. In mattinata, Crippa aveva letteralmente fatto infuriare Conte provando a consentire che Draghi parlasse prima a Montecitorio, dove il premier (e Di Maio) possono contare su numeri più agevoli. Poi, nel pomeriggio, i president Fico e Casellati hanno confermato la tradizione e quindi domani si parte con Palazzo Madama, dove arrivò la prima fiducia all’ex banchiere di Francoforte. Incidente rientrato, formalmente, ma in casa 5 stelle resta lo strappo vistoso tentato da Crippa sulla fragile tela del povero Conte, il quale si è anche lamentato di non essere stato informato del passo di Crippa. Anche se il capogruppo ha tentato di sminuire il gesto, sostenendo di essersi solo accodato a Pd e Italia Viva, che motivavano la scelta con il fatto che proprio a Montecitorio è andato in scena, la scorsa settimana, quel «non voto» sul decreto Aiuti che ha innescato questa crisi virtuale e comunque molto be drammatizzata dallo stesso Draghi, almeno secondo i grillini duri e puri. Nel merito, però, lo stesso Crippa non le ha mandate a dire al suo (presunto) leader e in assemblea ha affermato senza mezzi termini che «dall’opposizione la vita non la migliori, fai solo propaganda». Invece il ministro alle Politiche giovanili ,Dadone, ha scelto il basso profilo: «Seguirò la decisione del mio capo politico», che sarebbe appunto Conte. Il quale, alla fine dell’assemblea con i suoi parlamentari, ieri sera, ha dichiarato che «la stragrande maggioranza degli interventi ha colto la forza e la coerenza della nostra posizione. Adesso la decisione non spetta a noi ma spetta al premier Draghi». E ancora: «Il Paese è in una condizione davvero drammatica. Di fronte a questo, l’atteggiamento di responsabilità ci impone di chiedere al presidente Draghi che le priorità da noi indicate vengano poste nell’agenda di governo», ha aggiunto Conte, lasciando ancora una volta il cerino in mano al premier. .
Giorgia Meloni (Ansa)
Alla vigilia del Consiglio europeo di Bruxelles, Giorgia Meloni ha riferito alle Camere tracciando le priorità del governo italiano su difesa, Medio Oriente, clima ed economia. Un intervento che ha confermato la linea di continuità dell’esecutivo e la volontà di mantenere un ruolo attivo nei principali dossier internazionali.
Sull’Ucraina, la presidente del Consiglio ha ribadito che «la nostra posizione non cambia e non può cambiare davanti alle vittime civili e ai bombardamenti russi». L’Italia, ha spiegato, «rimane determinata nel sostenere il popolo ucraino nell’unico intento di arrivare alla pace», ma «non prevede l’invio di soldati nel territorio ucraino». Un chiarimento che giunge a pochi giorni dal vertice dei «volenterosi», mentre Meloni accusa Mosca di «porre condizioni impossibili per una seria iniziativa di pace».
Ampio spazio è stato dedicato alla crisi in Medio Oriente. La premier ha definito «un successo» il piano in venti punti promosso dal presidente americano Donald Trump, ringraziando Egitto, Qatar e Turchia per l’impegno diplomatico. «La violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas dimostra chi sia il vero nemico dei palestinesi, ma non condividiamo la rappresaglia israeliana», ha affermato. L’Italia, ha proseguito, «è pronta a partecipare a una eventuale forza internazionale di stabilizzazione e a sostenere l’Autorità nazionale palestinese nell’addestramento delle forze di polizia». Quanto al riconoscimento dello Stato di Palestina, Meloni ha chiarito che «Hamas deve accettare di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e deve essere disarmato. Il governo è pronto ad agire di conseguenza quando queste condizioni si saranno materializzate». In quest’ottica, ha aggiunto, sarà «opportuno un passaggio parlamentare» per definire i dettagli del contributo italiano alla pace.
Sul piano economico e della difesa, la premier ha ribadito la richiesta di «rendere permanente la flessibilità del Patto di stabilità e crescita» per gli investimenti militari, sottolineando che «il rafforzamento della difesa europea richiede soluzioni finanziarie più ambiziose». Ha poi rivendicato i recenti riconoscimenti del Fondo monetario internazionale e delle agenzie di rating, affermando che «l’Italia torna in Serie A» e «si presenta in Europa forte di una stabilità politica rara nella storia repubblicana».
Nel passaggio ambientale, Meloni ha annunciato che l’Italia «non potrà sostenere la proposta di revisione della legge sul clima europeo» se non accompagnata da «un vero cambio di approccio». Ha definito «ideologico e irragionevole» un metodo che «pone obiettivi insostenibili e rischia di compromettere la credibilità dell’Unione».
Fra i temi che l’Italia porterà in Consiglio, la premier ha citato anche la semplificazione normativa - al centro di una lettera firmata con altri 15 leader europei e indirizzata a Ursula von der Leyen - e le politiche abitative, «a fronte del problema crescente dei costi immobiliari, soprattutto per i giovani». In questo ambito, ha ricordato, «il governo sta lavorando con il vicepresidente Salvini a un piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie».
Nel giorno del terzo anniversario del suo insediamento, Meloni ha infine rivendicato sui social i risultati del governo e ha concluso in Aula con un messaggio politico: «Finché la maggioranza degli italiani sarà dalla nostra parte, andremo avanti con la testa alta e lo sguardo fiero».
Continua a leggereRiduci