2024-08-04
Schiaffo del Garante a Emiliano & C. Niente schedature sul siero anti Hpv
Dopo gli articoli della «Verità», l’Autorità della privacy ha avvertito la Puglia che l’obbligo per gli studenti di presentare una certificazione sulla profilassi contro il Papilloma «viola la normativa sui dati personali».«Violano la normativa privacy i trattamenti di dati personali previsti dalla legge regionale pugliese che introduce l’obbligo per gli studenti di scuole medie, superiori e università di presentare una certificazione in materia di vaccinazione al Papilloma virus (Hpv) per potersi iscrivere ai relativi corsi di istruzione». È questo l’avvertimento formale inviato dal Garante per la protezione dei dati personali alla Regione Puglia, in risposta alla documentazione richiesta a fine maggio. L’Autorità, venuta a conoscenza dagli articoli della Verità che il Consiglio regionale, con legge approvata all’unanimità, imponeva agli studenti una schedatura del consenso o del dissenso informato alla vaccinazione contro l’Hpv per ottenere il diritto di frequentare una scuola o una università, aveva aperto un’istruttoria per verificare se la legge contravvenisse al Regolamento europeo sulla protezione delle persone fisiche. Nel tempo massimo di 30 giorni, dovevano essere fornite tutte le informazioni a riguardo. «È legge una strategia d’urto per conseguire la più ampia vaccinazione contro il Papilloma virus umano mai utilizzata in Italia, poiché subordina a un colloquio informativo finalizzato alla vaccinazione anti Hpv l’iscrizione a scuola dei ragazzi da 11 a 25 anni», annunciarono i consiglieri della Regione Puglia Fabiano Amati di Azione e Pier Luigi Lopalco del Pd, promotori della proposta di legge, con sottoscrittori altri cinque consiglieri di sinistra. Il governatore Michele Emiliano la definì «legge urgente», promulgandola il 30 maggio scorso, ed era «fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e farla osservare». Si è trattato della prima iniziativa presa in Italia in tema di vaccinazioni non obbligatorie, dopo le arbitrarietà assunte in epoca pandemica. Una richiesta illegittima che calpesta i diritti degli studenti. L’iscrizione «è subordinata, salvo formale rifiuto di chi esercita la responsabilità genitoriale oppure dei soggetti interessati che hanno raggiunto la maggiore età, alla presentazione di documentazione […] in grado di certificare l’avvenuta vaccinazione anti Hpv, oppure un certificato rilasciato dai centri vaccinali delle Aziende sanitarie locali […] attestante la somministrazione, l’avvio del programma di somministrazione oppure il rifiuto alla somministrazione del vaccino», si legge nella legge regionale pugliese, bloccata dal Garante (organo collegiale, composto da quattro membri eletti dal Parlamento) nel momento stesso in cui aveva aperto l’istruttoria. Il consigliere Amati cercò di giustificarsi: «Non prevede l’obbligo di presentare la certificazione di vaccinazione, ma di accettare un colloquio informativo sulla vaccinazione oppure di rifiutarlo». Peccato però che le informazioni fornite dal segretario generale della presidenza della Regione Puglia non hanno fatto cambiare idea all’Autorità: si tratta di violazione della privacy. Il Garante ribadisce che la vaccinazione anti Hpv non rientra tra quelle che prevedono un obbligo ai fini dell’iscrizione scolastica; che «l’introduzione di misure di limitazione dei diritti e delle libertà fondamentali che implichino il trattamento di dati personali» è di competenza di una legge statale, «uniforme a livello nazionale nel rispetto del principio di proporzionalità […] e del principio di ragionevolezza», non di una legge regionale; così pure che la raccolta generalizzata, studente per studente, di informazioni relative all’effettuata vaccinazione anti Hpv e delle rispettive scelte «introduce un trattamento di dati personali, anche relativi alla salute, da parte delle autorità scolastiche che comporta limitazioni dei diritti e delle libertà individuali», non previsti da leggi statali.Inoltre, osserva l’Autorità, la raccolta di simili informazioni «potrebbe creare disparità tra gli studenti, anche in ragione delle scelte adottate dagli stessi o dalle rispettive famiglie». Sarebbe bastato sensibilizzare gli studenti sulla necessità di vaccinarsi, non condizionarne l’accesso agli studi.Quindi il Garante ha ritenuto «necessario avvertire la Regione Puglia» che «in assenza di interventi correttivi», cioè se non modifica la legge, vìola il Regolamento europeo sulla privacy. Nell’avvertimento si evidenzia inoltre che «qualora la Corte costituzionale dichiarasse la illegittimità della legge regionale pugliese, impugnata dal governo, i trattamenti posti in essere dalla Regione non sarebbero conformi alla disciplina in materia di protezione dei dati personali, perché privi di una idonea base giuridica. Ad analoga conclusione si giungerebbe, anche a prescindere da una eventuale pronuncia di illegittimità, poiché i trattamenti di dati non sarebbero comunque conformi ai principi di necessità e proporzionalità previsti dal Regolamento Ue (Gdpr)», come sopra ricordato. «L’Autorità, inoltre, ha notificato alla Asl di Lecce le violazioni rilevate nell’ambito dell’istruttoria avviata lo scorso giugno, a seguito della notizia del mancato accesso in ospedale di alcuni tirocinanti, perché sprovvisti della quarta dose del vaccino anti Covid», informa il Garante. La Asl di Lecce avrebbe motivato il rifiuto sulla base di una legge regionale, come aveva segnalato La Verità denunciando un’altra grossa violazione dei diritti degli studenti del corso di laurea in infermieristica all’Università del Salento. L’Autorità ricorda che dal 1° novembre 2022 non è più previsto il requisito della vaccinazione Covid per gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.