2022-05-21
Schiaffo di Bruxelles al piano di pace italiano
L’Alto rappresentante Josep Borrell liquida la proposta presentata da Di Maio: «La guerra finirà solo con il ritiro senza condizioni dell’esercito russo». E richiama i Paesi membri all’unità. Critico Berlusconi: «L’Ue convinca l’Ucraina a negoziare con Putin».Se non altro, dopo 85 giorni di conflitto si comincia a capire chi vuole veramente la pace e chi la vuole solo a parole. Anzi, nemmeno a parole, perché a giudicare da quanto detto ieri dall’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Ue Josep Borrell - per inciso titolare di una carica poco più che onoraria - l’impressione è che qualcuno lavori subdolamente per la prosecuzione della guerra. Sarebbe difficile giustificare altrimenti il modo brusco con cui Borrell ha liquidato il piano di pace per l’Ucraina che il nostro Paese, nella persona del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha proposto in sede di Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa. A Venaria Reale, Di Maio ha spiegato che «il piano di pace italiano è una proposta rispetto alla costituzione di un gruppo di facilitazione con organizzazioni come Onu, Ue e Osce. L’obiettivo - ha proseguito - è che ci sia un gruppo che possa partire da tregue localizzate, per arrivare a un cessate il fuoco generale e a un accordo di pace. È un gruppo di facilitazione che deve ricostruire un dialogo tra le due parti». Ovviamente, il ministro ha premesso a ogni considerazione il fatto che esiste «una netta differenza tra l’invasore e l’invaso e la nostra solidarietà va all’Ucraina invasa», per poi annunciare che l’Italia «ha anticipato il piano agli sherpa del G7» e che «promuoverà altre iniziative simili». Uno dei consessi in cui si potrebbe approfondire la fattibilità del piano è il prossimo vertice del 46 capi di Stato e di governo del Consiglio d’Europa, che sarà incentrato proprio sul conflitto ucraino. A fronte di tutto ciò, Borrell (le cui uscite dall’inizio della guerra non hanno mai smesso di lasciare interdetti molti osservatori), non ha trovato di meglio che spendere parole distaccate se non sprezzanti, che di fatto manifestano la preferenza per la prosecuzione dell’impegno bellico dell’Europa. «Abbiamo preso nota - ha detto Borrell - del piano di pace dell’Italia e come Ue sosteniamo qualsiasi sforzo volto a concludere il conflitto. Ma dal punto di vista europeo - ha subito aggiunto - questo deve passare dall’immediata cessazione dell’aggressione e dal ritiro senza condizioni dell’esercito russo». Un’ipotesi lunare, che se realmente rappresentasse il punto di vista dell’Unione europea significherebbe abdicare all’escalation e a un possibile conflitto su larga scala. «Le condizioni per questo cessate il fuoco - ha aggiunto l’Alto Rappresentante - le dovrà decidere l’Ucraina, vogliamo che l’Ucraina arrivi ai negoziati, quando questi avranno luogo, in una posizione di forza», esortando infine tutti i paesi europei a «mantenere l’unità su tutti i fronti, diplomatici e militari». Eppure il responsabile della Farnesina, in conferenza stampa, aveva fatto presente che «non esiste una pace imposta: si parte dalla disponibilità dell’Ucraina perché il suo popolo è stato invaso e il nostro obiettivo è agevolare il dialogo per step per arrivare al cessate il fuoco e poi alla pace. L’Italia - ha spiegato - promuove il piano e lo fa in base alla credibilità che ha perché abbiamo sostenuto con tutti i nostri mezzi quel popolo e questo ci dà credibilità di parlare di dialogo perché non ci siamo tirati indietro per aiutare gli ucraini aggrediti». Nonostante ciò, il nostro piano per la pace è arrivato sulla scrivania di Zelensky: un portavoce del ministero degli Esteri a Kiev, Oleg Nikolenko, ha confermato che il governo ucraino «sta studiando» la proposta italiana, fermo restando che «ogni decisione politica deve rispettare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina nelle sue frontiere riconosciute a livello internazionale». Ma le parole dell’Alto Rappresentante Ue non mancheranno di suscitare reazioni polemiche a livello politico, soprattutto da parte delle forze che stanno spingendo, anche a livello parlamentare, affinché il governo italiano faccia da traino verso la soluzione diplomatica e negoziale del conflitto, trovando strade alternative all’incremento della fornitura di armi a Kiev. È stato Silvio Berlusconi ad usare le parole più nette in questo senso. A margine della convention di Forza Italia in corso a Napoli, si è nettamente pronunciato per una correzione di rotta della linea europea. «Inviare armi - ha detto Berlusconi - significa essere cobelligeranti, essere anche noi in guerra. Cerchiamo di far finire in fretta questa guerra. Se dovessimo inviare armi, sarebbe meglio non farne tanta pubblicità. In Ucraina - ha aggiunto - bisogna arrivare al più presto a una pace e credo che l’Europa unita deve fare una proposta di pace, cercando di far accogliere agli ucraini le domande di Putin». L’ex-premier non risparmia nemmeno una stoccata ai Paesi anglosassoni, per la loro linea militarista: «Non bisogna fare dichiarazioni - osserva - che sento dire da Gran Bretagna e Nato».
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.