2025-01-05
Lo scandalo dei pakistani arriva a Starmer
Il primo ministro britannico Keir Starmer (Getty Images)
Silenzio dei media italiani, ma nel Regno Unito l’indignazione per la copertura istituzionale di centinaia di stupri su ragazzine inglesi investe l’esecutivo, già sotto tiro per la manovra lacrime e sangue appena varata.Per leggere i dettagli di quello che è accaduto per anni nel Regno Unito, occorre avere un certo stomaco e una notevole capacità di trattenere i conati. Piccolo esempio: il Telegraph ha riportato un piccolo passaggio della sentenza, pronunciata dal giudice Peter Rook, a carico di tale Mohammed Karrar, che organizzava stupri di gruppo di ragazzine a Oxford. Poche righe terrificanti: «Mohammed ha preparato la sua vittima allo stupro anale di gruppo utilizzando una pompa... L’ha sottoposta a uno stupro di gruppo da parte di cinque o sei uomini. A un certo punto, aveva quattro uomini dentro di sé. Le è stata messa in bocca una palla rossa per farla stare zitta».Questo è soltanto un assaggio dei crimini commessi dalle cosiddette «rape gang» britanniche. Ovvero gruppi di uomini, per lo più di origine pakistana, che per anni e anni hanno adescato minorenni bianche per sottoporle ad abusi terrificanti, spesso di gruppo, per soddisfare le proprie perversioni e per fare soldi. Sono più di dieci anni che le autorità del Regno Unito sanno dell’esistenza di queste organizzazioni, ma per lo più la politica ha cercato di ignorarle o, addirittura, di coprirne l’operato. Ora, però, come abbiamo raccontato ieri, il bubbone è esploso dopo che, lo scorso ottobre, la cittadina di Oldham ha chiesto al governo di svolgere una indagine ufficiale sulle grooming gang. Jess Phillips, ministro laburista della Salvaguardia responsabile del contrasto alla violenza sulle donne, ha però rifiutato la richiesta, sostenendo che si tratti di una questione di competenza delle autorità locali.Il caso è deflagrato a livello mondiale grazie all’intervento di Elon Musk, che su X si è scagliato contro la Phillips e contro l’establishment laburista. E non ci possono essere dubbi sul fatto che il fondatore di Tesla abbia tutte le ragioni del mondo. I laburisti attualmente al potere rifiutano di indagare su un fenomeno mostruoso che è stato insabbiato per non gettare cattiva luce sull’esperimento multiculturale britannico. Pur di non apparire razziste, le istituzioni inglesi hanno rifiutato di aprire gli occhi sulle violenze di cui sono state vittime centinaia ma più probabilmente migliaia di giovanissime ragazze bianche. «La decisione del ministro della Salvaguardia, Jess Phillips, di bloccare un’inchiesta pubblica sulle bande di adescatori di Oldham sembra, dall’esterno, quasi inspiegabile», ha scritto ieri il Daily Telegraph.«Le bambine sono state violentate e maltrattate da bande di uomini e le autorità non sono riuscite a proteggerle. Un report sugli abusi a Oldham è stato pubblicato nel 2022, ma i suoi termini di riferimento si estendevano solo dal 2011 al 2014. I sopravvissuti della città hanno affermato di volere che un’indagine condotta dal governo coprisse un periodo più lungo e cogliesse ciò che la revisione precedente era mancata. [...] Questo è uno scandalo che dovrebbe essere completamente sradicato e indagato da tutta la potenza dello Stato britannico. Voci che vanno da Elon Musk a Kemi Badenoch si sono unite alle richieste di un’inchiesta. Eppure il governo sembra curiosamente riluttante a scavare nelle carenze dei funzionari. Questa riluttanza non è nuova. In tutta la nazione, nei paesi e nelle città, nelle nostre strade e nelle istituzioni statali progettate per proteggere i membri più vulnerabili della nostra società, le autorità hanno deliberatamente chiuso un occhio sugli orribili abusi sui minori, in gran parte bianchi, da parte di bande di uomini prevalentemente di origine pakistana. Nel corso del tempo sono venuti alla luce dettagli sugli abusi a Rotherham, Telford, Rochdale e in dozzine di altri luoghi. Ma con le storie diffuse alla spicciolata e i dettagli così orribili da essere quasi illeggibili, l’intera portata dello scandalo deve ancora raggiungere il pubblico».Per anni e anni l’esistenza delle gang di stupratori è stata trattata come una teoria del complotto di estrema destra. Anche se numerose vittime hanno raccontato le proprie esperienza con dovizia di particolari: venivano abbordate fuori dalle scuole, rapite e sottoposte a torture inimmaginabili. Della loro sorte la cittadinanza britannica ha potuto sapere qualcosa soltanto grazie all’operato di coraggiose associazioni umanitarie e all’impegno di alcuni giornalisti che hanno lavorato a lungo nell’indifferenza generale.Che questo schifo venga taciuto e negato anche oggi, però, è ancora più vergognoso. Adesso non si può più fare finta di niente: le prove sono troppe, le testimonianze sono inaggirabili, i racconti sono evidenze inattaccabili. Eppure la sinistra di governo cerca ancora di insabbiare, di negare. I ministri laburisti sembrano più interessati a polemizzare con Elon Musk e con i media conservatori che a fare chiarezza con quanto accaduto alle loro concittadine più vulnerabili. I media «presentabili», tipo la Bbc, trattano la faccenda con sufficienza. I media italiani, invece, l’hanno semplicemente ignorata. Già: nonostante le notizie sugli abusi occupino le prime pagine dei quotidiani inglesi da qualche giorno, a casa nostra non è arrivata nemmeno mezza, solo La Verità se n’è occupata nel dettaglio.Prevedibile, ma comunque clamorosamente ipocrita: abbiamo passato mesi a discutere dell’esistenza del patriarcato nelle società occidentali, mesi a raccontare quanto fossero violenti e oppressivi i maschi europei. Poi, però, di fronte a centinaia di abusi indicibili commessi da maschi asiatici, ogni dibattito scompare, ogni discussione viene silenziata. Non solo nel Regno Unito ma anche nel resto d’Europa: si teme forse che la faccenda porti acqua ai pericolosi sovranisti, alle temibili destre.In Inghilterra, dopo le proteste anti immigrazione di qualche mese fa, le autorità di polizia hanno addirittura arrestato cittadini colpevoli di aver pubblicato commenti «di odio» sui social. Inchieste giornalistiche hanno mostrato che, sempre per «episodi di odio», sono state schedate migliaia di persone, comprese ragazze e ragazzi delle scuole superiori che avevano litigato con gli amichetti. Insomma, si può spiare o addirittura incarcerare qualcuno per mezza parola storta, ma non si può indagare su stupratori e pedofili per non turbare i sostenitori della società multirazziale. Per i quali, con tutta evidenza, la violenza sulle donne va combattuta solo quando fa comodo politicamente.