2023-09-21
Verona, si sgonfia il caso torture in questura
Il tribunale libera, dopo 100 giorni di domiciliari, uno dei cinque agenti arrestati perché accusati di abusi sui detenuti in loro custodia. «Non luogo a procedere» per un altro collega. Per il gip la vittima tunisina «era impaurita» ma in realtà è in carcere per altri reati.La questura di Verona era stata presentata come un centro di detenzione libico e i poliziotti come dei torturatori di migranti. Il 6 giugno scorso un ispettore e quattro agenti erano stati arrestati perché, secondo il giudice che firmò l’ordinanza di custodia cautelare, in almeno sette occasioni avrebbero abusato di persone sottoposte alla loro custodia. Le accuse (a vario titolo): tortura, lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio. Altri 17 agenti sono finiti sul registro degli indagati e la Procura ha chiesto al gip delle misure interdittive.L’inchiesta, che presenta non poche contraddizioni, però, comincia clamorosamente a sgonfiarsi. L’altro giorno uno dei principali testimoni d’accusa, il tunisino Dridi Mohamed, che dichiarò di essere stato pestato e umiliato in questura dopo essere stato fermato per un controllo mentre era alla guida di un monopattino con 750 euro e, a suo dire, due gratta e vinci in tasca, non si è presentato all’udienza dell’incidente probatorio durante la quale si sarebbe dovuta cristallizzare la sua verità.Si è scoperto che era detenuto a Venezia per un cumulo pena da 4 anni e 2 mesi diventato nel frattempo definitivo. Lo scorso agosto è entrato in un hotel di Venezia, dove sarebbe andato per alcuni giorni di vacanza, e appena ha consegnato la sua carta d’identità il sistema collegato con la questura ha evidenziato che pendeva un mandato di esecuzione della pena «per», ha ricostruito il Corriere del Veneto, «spaccio, porto abusivo d’armi, spendita di monete false e lesioni». Il suo difensore, l’avvocato Simone Bergamini, aveva chiesto alla Procura di sospenderne l’esecutività, ma l’istanza è stata rigettata e il tunisino è finito in carcere.Lunedì scorso, dopo aver preso atto del mancato trasferimento del testimone detenuto a Venezia, la sua deposizione è slittata a ottobre. Solo poco più di un mese prima, però, il tunisino era già risultato irreperibile. E il gip Livia Magri (lo stesso che aveva accolto le misure cautelari), il 31 luglio, respingendo la richiesta di arresti domiciliari presentata da uno dei poliziotti detenuti (che aveva incassato invece l’ok dei pm), aveva giustificato l’assenza del testimone con queste parole: «Il fatto stesso che Dridi ora sembri essersi dato alla macchia pare coerente con la paura di ripercussioni a opera della polizia a fronte delle dichiarazioni rese».«Oggi scopriamo che in effetti dei poliziotti aveva, e a buona ragione, paura, ma non certo di subire ritorsioni, quanto perché era stata respinta l’istanza di sospensione dell’esecutività del cumulo di pene che pendevano a suo carico», ha commentato il segretario provinciale di Verona del sindacato di polizia Siulp, Davide Battisti, che si è chiesto anche «in base a quali elementi il gip abbia potuto sbilanciarsi in giudizi con ricadute così ustionanti nei confronti di operatori della polizia di Stato, sulla cui responsabilità non era stata raggiunta alcuna certezza giudiziaria e per di più nel momento in cui la stessa Procura aveva cominciato a nutrire dubbi sulla genuinità delle dichiarazioni della presunta parte offesa, al punto da esprimere parere favorevole alla cessazione della misura cautelare a carico dell’agente».Ieri anche Flavio Tosi, deputato di Forza Italia e per dieci anni sindaco di Verona, ha assunto una posizione molto dura: «Le indagini in corso contro i poliziotti della questura di Verona hanno assunto aspetti farseschi». Tosi accusa le toghe di essere «politicamente orientate». E sull’assenza del tunisino in udienza il suo intervento è ancora più pesante: «Il gip è stato sconfessato dai fatti. Accennando a possibili ripercussioni su Dridi, ha offeso con parole infamanti l’intera polizia di Stato. È la conferma che esiste un pregiudizio ideologico contro le forze dell’ordine che è caro a una certa sinistra e che probabilmente condiziona anche alcuni magistrati».Ma quella non sembra essere l’unica svista. I poliziotti indagati hanno respinto in modo preciso le accuse, sostenendo che la prova della loro innocenza era nelle loro body cam e nell’accelerometro dei loro smartphone. Proprio la consulenza tecnica disposta dai pm ha localizzato «dove si trovassero con esattezza i due agenti indagati la sera in cui il senzatetto magrebino sarebbe stato sottoposto alle pesanti sevizie», ricostruisce ancora il Corriere del Veneto. E non erano nell’auto con il tunisino, ma su un’altra Volante. Il gip ha, quindi, liberato l’agente Federico Tomaselli, dopo oltre cento giorni di arresti domiciliari, e disposto il «non luogo a procedere» per il collega Vincenzo Pennino che rischiava 12 mesi di sospensione dal servizio.Pennino è indagato anche per aver falsificato il verbale d’arresto del tunisino. Ma le immagini della body cam dimostrerebbero, sostiene la difesa, come in quei momenti il poliziotto si trovasse in realtà impegnato insieme ad altri colleghi «a raccogliere la querela di una donna contro lo stesso Dridi». Dettagli che non sono ancora stati esaminati ufficialmente. Come l’urina che sarebbe stata gettata addosso allo straniero. «Era acqua», affermano i poliziotti. Che ora sono pronti a dimostrarlo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.