2020-04-20
Sbugiardato il segretario Pd. Malati di Covid ricoverati nelle case di riposo del Lazio
Attilio Fontana: «La sua ordinanza ricalca quella lombarda, ma a lui nessuno ha mosso contestazioni». Mentre sinistra e grillini vogliono commissariare il Pirellone.Il governatore Luca Zaia: «Finiamola». Contagi in lieve calo. Meno ricoveri: il Niguarda chiude una terapia intensiva.Lo speciale contiene due articoliMentre le Rsa lombarde cominciavano a contagiarsi e la strage di nonni colpiti dal Covid-19 in ogni ospizio d'Italia si trasformava in una grande e drammatica tragedia, la Regione Lazio ha pubblicato un'ordinanza per invitare «i titolari di strutture residenziali per persone non autosufficienti, anche anziane, a manifestare la disponibilità ad accogliere pazienti Covid positivi che non necessitano di ricovero in ambiente ospedaliero».È lo stesso ministero della Salute a mettere nero su bianco il 25 marzo le contraddizioni che sono alla base del calvario iniziato nelle strutture per anziani. «Nelle Rsa alberga la popolazione più fragile ed esposta al maggior rischio di complicanze fatali associate all'infezione da Covid-19 e, considerata l'esperienza delle Regioni precocemente colpite dalla pandemia, è necessario identificare prioritariamente strutture residenziali assistenziali dedicate ove trasferire i pazienti affetti da coronavirus che non necessitano di ricovero ospedaliero, per evitare il diffondersi del contagio e potenziare il relativo setting assistenziale». Solo tre giorni dopo, il 28 marzo, attraverso un avviso pubblico, la Regione guidata dal segretario dem Nicola Zingaretti fornisce le indicazioni per favorire il passaggio dei contagiati meno gravi nelle varie Rsa laziali. E gli spostamenti dei pazienti da un struttura all'altra, infatti, non sono mancati. Tra i più clamorosi ci sono quelli che sembrano aver sconvolto due paesi della provincia di Rieti. È il 30 marzo quando gli ospiti della Casa Arcobaleno di Greccio vengono spostati a Contigliano (ex zona rossa) nella residenza Alcim che ben presto si trasformerà in focolaio con 50 anziani e una ventina di operatori contagiati, più due morti. Un altro spostamento di massa, come documentato da un'inchiesta della Verità pubblicata il 12 aprile, ha coinvolto gli infetti della casa di riposo Maria Immacolata di Nerola (56 anziani su 63 e 16 dipendenti su 25) al Nomentana hospital di Fonte Nuova, uno dei maggiori focolai della Regione. Il picco: 130 positivi.Gli anziani adatti al passaggio da una residenza a un'altra sono coloro che «non necessitano di ricovero in strutture di tipo ospedaliero, ma necessitano di assistenza sanitaria e tutelare sulle 24 ore». Chi si prende la responsabilità del trasferimento? «L'idoneità clinica», si legge nella disposizione della Regione Lazio, «è in capo al responsabile del reparto ospedaliero dimettente o, in caso di persona a domicilio, al medico di medicina generale per il tramite del Sisp (il Servizio di igiene e sanità pubblica ndr)». Va da sé che anche la struttura ospitante deve avere certe caratteristiche: tra le principali c'è «la predisposizione di stanze con un massimo di due posti letto, dotate di buona ventilazione e servite da un bagno esclusivo». Tutti gli ambienti, stanze comprese, si precisa, «devono essere sanificati due volte al giorno». I dispositivi di protezione individuale meritano un capitolo a parte perché nell'ordinanza regionale del 17 aprile si legge che «sono garantiti dalle singole strutture». Però «nel caso di impossibilità a dotarsi autonomamente dei dispositivi di protezione, il gestore della struttura fa richiesta, per il tramite della Asl territorialmente competente, alla Regione Lazio che provvede in base al numero, alle tipologie disponibili e al fabbisogno giornaliero». Un'indicazione su cui sorge qualche perplessità, viste le recenti difficoltà laziali nell'approvvigionamento degli strumenti. Infatti: «A oggi», dichiara in una nota il consigliere regionale della Lega Laura Corrotti, «siamo ancora senza dispositivi di protezione individuale. La gestione dell'emergenza, però, è ormai sotto gli occhi di tutti, a cominciare proprio dalle Rsa lasciate a sé stesse e senza controllo». A stabilire se ci sia una connessione tra l'ordinanza della Regione Lazio con l'esplosione della pandemia nelle Rsa ci penseranno probabilmente Procure e carabinieri del Nas. Nel frattempo, però, il governatore lombardo Attilio Fontana si è risentito e in una intervista a Radio Padania libera ha detto: «Una delibera simile a quella della Lombardia sulle Rsa era stata presa dal Lazio. Ma al governatore del Lazio non è stata fatta alcuna contestazione». Secondo Fontana «si cerca di attaccare l'organizzazione lombarda» e lui «in quanto rappresentante di una certa parte politica». La risposta scomposta di Zingaretti è arrivata poco dopo:«Caro Fontana, prima di accusare si informi bene. Ancora una volta la Regione Lazio si trova a smentire una bufala diffusa per infangare il lavoro fatto durante questa emergenza. Quell'avviso pubblicato sul sito regionale aveva l'obiettivo di individuare le Rsa disponibili a diventare centri Covid, ossia luoghi che avrebbero ospitato esclusivamente pazienti contagiati che non necessitavano di ricovero ospedaliero. Quindi nessuna promiscuità tra positivi e negativi, nessuna facilità nel contagio, nessun caso Lombardia nel Lazio». Ma la risposta è sembrata tanto un tentativo di girare la frittata. Anche perché l'ordinanza recita: «Nel caso di strutture miste, ovvero con nuclei Covid dedicati e non Covd, l'accesso agli stessi e i relativi percorsi devono essere distinti e separati». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/sbugiardato-il-segretario-pd-malati-di-covid-ricoverati-nelle-case-di-riposo-del-lazio-2645756926.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="zaia-al-contrattacco-e-sud-contro-nord" data-post-id="2645756926" data-published-at="1587323493" data-use-pagination="False"> Zaia al contrattacco: «È Sud contro Nord» Il bollettino della Protezione civile ieri confermava un altro passo in avanti nella battaglia contro il coronavirus, sia per la diminuzione dei contagiati (+3.047 rispetto a sabato, quando la crescita sul giorno precedente era stata +3.491), sia nel calo (- 98) di ricoveri in terapia intensiva, in cui ancora si trovano 2.635 pazienti. Domenica si è registrato anche un minor numero di decessi (433, sabato erano stati 482), mentre sono aumentati i guariti (+2.128). Notizie incoraggianti anche dalla Lombardia, dove la crescita dei positivi è stata sotto i 1.000 casi (855), come accaduto qualche giorno fa, portando a 66.236 il numero dei contagiati. Diminuiscono anche i ricoverati gravi (-25), con complessivi 922 pazienti. Il personale sanitario dell'ospedale Niguarda di Milano domenica ha annunciato su Facebook la chiusura di uno dei cinque reparti di terapia intensiva, una «prima buona notizia», perché il calo di nuovi contagi ha reso disponibili 27 posti letto. La Regione sembra dunque uscire lentamente dall'emergenza, ma deve disperdere energie nel controbattere alle polemiche sulla sua gestione della sanità. Il capo politico dei pentastellati, Vito Crimi, ieri al Quotidiano Nazionale ha dichiarato che «molte, troppe cose non hanno funzionato. Se oggi è ancora prematuro chiedere il commissariamento, più avanti non lo sarà. Non lasceremo cadere quanto accaduto nel dimenticatoio». Dura la replica del presidente dei senatori leghisti, Massimiliano Romeo: «A 5 stelle e Pd non basta l'abbuffata di poltrone in corso nelle aziende di Stato: ora pensano addirittura di commissariare la Regione. Giù le mani dalla Lombardia!», è stato il suo messaggio chiaro, dopo giorni di scontri strumentali. La parola d'ordine, ieri, era convivenza. Il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, ha ribadito che si dovrà «convivere per mesi con il virus e rispettare individualmente le regole per evitare il contagio». Anche per il governatore del Veneto, Luca Zaia, «adesso c'è una fase limbo, di convivenza, poi ci sarà una fase tre per riprepararsi alla nuova fase acuta. La partita è quella di avere una macchina da guerra sul fronte dei tamponi». Se il premier ha detto no ad anticipare la data del 4 maggio, il presidente Zaia ieri rispondeva a distanza: «I tempi delle riaperture? Speravo e spero in un segnale del governo prima del 4 maggio». Ha ricordato che «in Veneto c'è un trend da due settimane di attenuazione della tendenza del contagio», e che è già pronto un piano per partire anche prima. Quanto a vietare gli spostamenti tra Regioni è stato chiaro: «Campania e Puglia lo vorrebbero, ma se il Sud dice di chiudere le frontiere è Sud contro Nord. La vedo difficile nel momento in cui riapri le aziende. Cosa fai? Sopprimi anche i treni? Che proposta è?».
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