2018-05-24
Sbarca in Italia il primo green bond: il mercato globale vale 300 miliardi
Il nostro Paese apre alle obbligazioni verdi che finanziano progetti ecosostenibili. Matteo Merlin, gestore di Eurizon: «Selezioniamo titoli a basso rischio che garantiscano rendimenti e diano una mano all'ambiente».La finanza verde è ormai una realtà. Lo dimostra l'andamento del settore dei green bond, le obbligazioni nate circa dieci anni fa con la prima emissione da parte della Banca europea degli investimenti. «Il mercato delle emissioni green è cresciuto molto negli ultimi anni, facendo segnare nuovi massimi come volume di emissioni», spiega Matteo Merlin, gestore obbligazionario di Eurizon, la società di risparmio gestito del gruppo Intesa Sanpaolo. «A livello mondiale il 2017 si è chiuso con circa 135 miliardi di euro di emissioni secondo i dati di Climate bonds initiative. La stima per il 2018 è di circa 150 miliardi di euro. La dimensione del mercato è ora di circa 300 miliardi di euro». Di fatto si tratta di strumenti finanziari che nel funzionamento non sono molto diversi dalle comuni obbligazioni. Ciò che fa la differenza è il modo con cui si utilizza il capitale investito. «Sono differenti dalle altre obbligazioni solo nel modo in cui la liquidità raccolta deve essere utilizzata», spiega Merlin. «Nel caso infatti delle emissioni verdi, un ente sovranazionale, una società, un ente pubblico o uno Stato emette un titolo di debito per finanziare un progetto o un insieme di progetti che avranno un impatto positivo per l'ambiente». Si tratta, in parole povere, di finanziare progetti a favore dell'ambiente e ottenere un rendimento dall'investimento in un prestito obbligazionario. «Per l'emissione una società o uno Stato segue i Gbp, i Green bond principles, ovvero le linee guida adottate in maniera volontaria che promuovono l'integrità nello sviluppo del mercato green. I Gbp si compongono di quattro componenti fondamentali: utilizzo dei proventi, processo di valutazione e selezione del progetto, gestione dei proventi e attività di reporting». Secondo uno studio della Climate bonds initiative, un'organizzazione internazionale che ha lo scopo di utilizzare il mercato obbligazionario per contrastare il cambiamento climatico, le obbligazioni verdi possono funzionare per rendere più ecosostenibili sei macro aree: trasporti, energia, industria e costruzioni, acqua, rifiuti e inquinamento, agricoltura e foreste, oltre ai progetti multisettore. Le energie rinnovabili, secondo lo studio di Climate bonds initiative aggiornato alla fine del 2017, sono di gran lunga il settore più presidiato nel campo dei green bond con il 33% delle emissioni sul mercato. In seconda posizione troviamo, con il 29% delle emissioni, la costruzione di immobili a basso impatto ambientale seguita dal mondo dei trasporti (15%) e dalla gestione delle acque (13%). Secondo l'indagine, la maggior parte dei bond ha una durata superiore ai dieci anni e si attesta tra i dieci e i 100 milioni di dollari. Nella maggior parte dei casi, solo una minima parte dei green bond ha una valutazione inferiore a Bbb, dunque rischiosa. Confermando il trend già emerso negli anni precedenti, il 68% dei green bond è stato emesso da un'istituzione pubblica o controllata dallo Stato. Il 32% del totale è stato emesso in yuan, il 26% in dollari e il 20% in euro. L'Asia si conferma dunque tra i mercati più importanti dei green bond. Nella prima metà del 2016 gli enti finanziati dalla Cina (governo, banche e aziende) hanno emesso un terzo del totale dei green bond a livello globale: stiamo parlando di 11,2 miliardi di dollari. Dando uno sguardo ai bond emessi dai governi, la prima in assoluto a scommettere sulla finanza verde è stata la Polonia a dicembre 2016, con un'emissione da 750 milioni di euro con scadenza a cinque anni. Poi è stato il caso della Francia, con una maxi emissione da 7,5 miliardi di euro con scadenza 2032. Nei primi tre mesi del 2018, secondo Climate bonds initiative, il Belgio è stato il primo Paese per questo genere di emissioni, seguito da Francia, alcune entità sovranazionali, la Cina, gli Stati Uniti e l'Italia che, nella classifica globale del primo trimestre 2018, si colloca al sesto posto. L'Italia è dunque tra i Paesi più attivi in questo settore. Nel nostro Paese è arrivato da pochi mesi un nuovo fondo comune che investe in questo genere di obbligazioni. Si tratta dell'Eurizon fund - absolute green bonds. «Lanciato a gennaio di quest'anno», spiega Matteo Merlin, si tratta del «primo strumento istituito da un asset manager di matrice italiana specializzato sui mercati obbligazionari internazionali che permette di finanziare progetti legati all'ambiente», continua. «È un comparto di diritto lussemburghese che seleziona i titoli obbligazionari, principalmente investment grade (dunque poco rischiosi, ndr), utilizzando i criteri definiti dai principi guida dei green bond al fine di sostenere la crescita di investimenti con tematiche ambientali». Il vantaggio di prodotti come questo è che si può puntare sul settore delle obbligazioni verdi investendo anche cifre di piccola entità e facendo affidamento sulla diversificazione offerta dai fondi comuni di investimento. C'è da credere che quello di Eurizon non sarà l'unico prodotto di una Sgr italiana a sbarcare sul nostro mercato.