2024-04-30
Sánchez getta la maschera: «Resto al potere»
Come era chiaro fin dall’inizio, il premier socialista spagnolo ha utilizzato le indagini sulla moglie per passare da vittima. La «pausa di riflessione» era un bieco calcolo elettorale in vista dei voti locale e europeo. «Rilanciamo la democrazia», ma esclude i giornalisti.Perfino il suo ex vicepresidente e fondatore di Podemos, Pablo Iglesias, ha detto che Pedro Sánchez «si è reso ridicolo». La sceneggiata del premier spagnolo, «una comedia de caudillismo lacrimógeno», così l’ha definita l’ex presidente del governo, José María Aznar, si è conclusa con una farsa totale. «Resto per difendere la democrazia in pericolo», si è inventato come scusa il leader del Psoe nell’atteso discorso di ieri mattina. Il 45% degli spagnoli avrebbe gradito le sue dimissioni o nuove elezioni, secondo il sondaggio del Centro di ricerche sociologiche (Cis).Dopo aver annunciato mercoledì scorso, con una lettera aperta sui social, di prendersi quattro giorni di pausa per meditare se abbandonare la Moncloa, perché la consorte Begoña Gómez è sotto inchiesta giudiziaria preliminare, e perché da tempo agirebbe «una macchina del fango» contro la sua persona, ha poi deciso di non mollare il comando. «Grazie alla solidarietà e alla comprensione che mi avete dimostrato, ho deciso di proseguire con più forza possibile la guida del governo di Spagna», sono state le sue parole. In ballo, ha detto Sánchez, c’è la «rigenerazione del sistema democratico» del Paese. «Mostriamo al mondo come si difende la democrazia», ha scandito, partendo già da subito con il piede sbagliato perché ha vietato la presenza di giornalisti all’atto. E la stampa spagnola ha protestato con forza, chiedendo rispetto per la libertà di informazione e richiamando il dovere di un premier di rispondere alle domande in conferenza stampa, «per chiarire come intende ripristinare la democrazia». Quello che è successo in Spagna «non è comico, è tragico», tuona il leader del Pp, Alberto Núñez Feijóo, che accusa Sánchez di aver provocato un «grande danno» all’immagine del Paese, di aver scritto «le pagine più buie della nostra storia di democrazia da 46 anni a questa parte». Il discorso di ieri «è il più pericoloso» di quelli pronunciati dal premier, perché non ammette «divergenze politiche e di pensiero, vuole il Paese a sua misura e al suo servizio […] vuole che gli spagnoli rinuncino alla democrazia», ha dichiarato il principale leader dell’opposizione. Il premier «agisce per superbia, per vanità, ha bisogno di sentirsi acclamato», ha detto Feijóo, ma «in realtà è un presidente spaventato» dalla sua incapacità di governare, dalle indagini in corso sulla presunta corruzione del suo partito, del suo governo. Proprio ieri mattina, il segretario generale di Manos Limpias, Miguel Bernad, che ha presentato denuncia contro la first lady per un presunto traffico influenze e corruzione, commentava che Sánchez avrebbe dovuto dimettersi e annunciava «che emergeranno altre nuove prove che non solo incriminano la Gómez, ma anche il presidente». Intanto, subito dopo la reazione del premier all’apertura dell’inchiesta, la Procura ne ha chiesto l’archiviazione con ricorso diretto e il giudice di Madrid, Juan Carlos Peinados, che ha avviato il procedimento sta ricevendo da giorni messaggi intimidatori, come segnala El Mundo.La strategia di mostrarsi addolorato per gli attacchi alla consorte, tanto da bloccare l’agenda politica e amministrativa per più di quattro giorni, era dunque funzionale solo a riaccendere un po’ di amor proprio nei militanti del Psoe, accorsi a Madrid per sostenere il loro leader. Attraverso cartelloni, messaggi sui social e perfino la commozione di Pedro Almodóvar che ha detto di aver pianto copiosamente nel leggere la lettera del premier. La legge sull’indulto, le concessioni all’indipendentismo sconcertano molti socialisti, e nello stesso partito le critiche alle manovre di Sánchez sono da tempo dure e puntuali, prima fra tutte quella di aver «rinunciato a un progetto nazionale», come lo accusa Felipe González, ex presidente e segretario del Psoe.Questa scintilla di ritrovato interesse, a sinistra, per l’uomo che ha spaccato l’unità della Spagna, non basterà a farlo governare così come si è visto in questi mesi. Poco servirà anche a proiettarlo in ambito europeo, dove già si è inimicato consensi grazie alle sue posizioni pro Stato della Palestina e malgrado il suo rinnovato attacco al «movimento reazionario mondiale». Bruxelles non ha commentato la sua decisione. Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici al Parlamento europeo ieri subito gioiva su X: «Buone notizie per la Spagna e l’Europa. Il primo ministro Sánchez è un esempio di instancabile difensore della democrazia e dei diritti dei nostri cittadini. Contro le bugie della destra e dell’estrema destra».Pere Aragonès, presidente della Generalitat e candidato di Erc alle elezioni del 12 maggio in Catalogna ribadisce che «è stata tutta una manovra politica giocando con i sentimenti dei cittadini», anche per rafforzare Salvador Illa del Partito socialista catalano. «Se non ci fosse la campagna elettorale, il premier avrebbe fatto questa sceneggiata?», per racimolare consensi e voti, si è chiesto Aragonès, rafforzando i dubbi sull’onestà delle ultime azioni del capo del governo. «Il peggio di Sánchez deve ancora venire», è convinto Santiago Abascal, leader di Vox. «Dobbiamo lavorare per la resistenza e per la costruzione di un’alternativa urgente e praticabile».
(Ansa)
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