2024-12-22
Salvini al telefono con Pier Silvio: «Rilanciare le riforme volute da Berlusconi»
Il leader leghista: «L’assoluzione mi ripaga di tante amarezze. Al Viminale ho agito in modo corretto. Tornarci? Per ora no».«La riforma della giustizia è ancora più urgente da ieri. Sicuramente la sentenza di Palermo non metterà più nessun ministro in difficoltà nel suo lavoro». Matteo Salvini - assolto con formula piena dall’accusa «surreale» di sequestro di persona dei migranti che la Open Arms ha portato per giorni e giorni in crociera forzata nel Mediterraneo nella speranza di far cadere il governo italiano - fa ora preoccupare la sinistra e buona parte della magistratura. Il leader della Lega, vicepresidente del Consiglio e ministro per le Infrastrutture, ha fatto il punto all’indomani del verdetto palermitano e, al di là delle «rivendicazioni» personali e politiche, rilancia sulla riforma della giustizia. Ne ha parlato anche con Pier Silvio Berlusconi che ha chiamato il leader della Lega ieri mattina per congratularsi dell’assoluzione. Una telefonata molto cordiale - viene così definita dall’entourage del vicepremier - in cui Salvini ha ricordato all’amministratore delegato di Mediaset con «grande affetto», sottolinea una nota della Lega, «le battaglie per una giustizia giusta affrontate da Silvio Berlusconi: le porteremo a termine in nome di tuo padre, tutto il centrodestra lo vuole.» Salvini ha ribadito: «In tribunale a Palermo ho visto una giusta e sana separazione di chi giudica rispetto a chi indaga, ma non è sempre così. La separazione delle carriere porterebbe quello che si è visto ieri a essere la normalità in tutta Italia: separazione delle carriere e responsabilità civile per i magistrati» e due Csm scelti per sorteggio. Che a vedere bene sono i cardini della riforma impostata dal ministro della Giustizia Carlo Nordio - sul processo al leader della Lega ha affermato: «Neppure doveva iniziare» - e contro cui tuona l’Anm che ha deciso scioperi, manifestazioni nazionali e il boicottaggio dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Ciò che resta dopo la sentenza a cui ha contribuito senza dubbio l’intelligente, appassionata e articolata difesa condotta dall’avvocato Giulia Bongiorno oltre all’affermazione che difendere i confini non è un reato, è proprio la sconfitta di un certo fronte giustizialista e di una tendenza di alcune Procure a inficiare per via giudiziaria gli atti di governo. La censura «togata» stavolta non ha funzionato e anche se il Pd zittisce - a proposito di censura - Tony Effe al concertone di Roma, Elly Schlein farebbe bene a riascoltare Lucio Dalla: «Bisogna sapere perdere». La sconfitta che si è consumata nell’aula bunker di Palermo dove l’accusa impersonata dai pm Marzia Sabella, Calogero Ferrara e Giorgia Righi è stata smontata con un verdetto assoluto e assolutorio è quella dell’assioma «immigrazione tutelata a prescindere». Per ora ha parlato solo il fondatore della Ong Open Arms Oscar Camps che ha detto: «Aspettiamo le motivazioni dei giudici, per valutare se appellare la sentenza come speriamo». Parla anche l’ex parroco di Lampedusa Carmelo La Magra: «Fa sorridere l’espressione “il fatto non sussiste”, perché il fatto sussiste, eccome. È accaduto, è passato sulla pelle delle persone che sono rimaste sequestrate e sofferenti in mezzo al mare per diversi giorni». Ma la Procura tace. Silente è anche quella parte delle toghe contraria ai decreti sicurezza di Matteo Salvini e ai centri di rimpatrio in Albania voluti da Giorgia Meloni- il caso più eclatante è quello della giudice Iolanda Apostolico attivista pro-migranti di Catania che si è dimessa dalla magistratura - e che sul processo di Palermo aveva fatto all-in. E che fosse un processo politico lo conferma una nota della giunta delle Camere penali che notano: «Le assoluzioni dei senatori Renzi e Salvini ci confermano che l’uso politico della giustizia da parte della magistratura, che ha avuto tratti eversivi, non è mai cessato. Le recenti assoluzioni», scrivono i penalisti, «testimoniano tuttavia che la magistratura è composta in larga maggioranza da magistrati che non seguono queste logiche ma ne sono in qualche modo vittime, posto che esiste una magistratura che fa carriera e gestisce il potere, e una magistratura che subisce la delegittimazione» anche se la politica, sostengono gli avvocati, «è stata per anni incapace di svolgere il suo ruolo consentendo questa deriva, curandosi più di cavalcare giustizialismo e populismo penale, che di riappropriarsi della sua fondamentale funzione». Ora però ha più vigore la riforma della giustizia ed è prevedibile che Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, alzi il livello dello scontro con il governo. Tutto il centrodestra - a cominciare da Giorgia Meloni che è stata la prima a congratularsi con Salvini esprimendo grande soddisfazione per l’assoluzione del ministro - ha commentato con entusiasmo il verdetto e ieri Matteo Salvini ne ha approfittato per allargare l’orizzonte delle considerazioni. «L’assoluzione nel processo è un riconoscimento che ho fatto il mio dovere e mi ripaga di tante amarezze» - ha sottolineato il vicepremier - «Non avevo paura. È una sentenza giusta che mi aspettavo». Poi è tornato sulla questione Viminale: «Sto bene dove sto, per ora…. Quello che ho fatto al ministero dell’Interno è stato assolutamente corretto e chi avesse pensato che non ci potevo tornare perché stavo sotto processo ora è servito. Ciò detto al Viminale c’è Matteo Piantedosi, un amico, un fratello. Non corro per sostituirlo. Il Viminale è una macchina eccezionale. Avere la responsabilità della sicurezza degli italiani e coordinare la Polizia di Stato è qualcosa di stupendo». A dirlo ora c’è anche una sentenza.
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