2024-05-07
Alt di Salvini ai bonus sulle elettriche: «Così aiutiamo l’economia cinese»
Il ministro: vendiamo tante auto di Pechino. Da Xiaomi passo indietro sulla «Modena».«Sul tema della mobilità green voglio essere fiducioso e sperare che, al di là dei riscontri elettorali, chiunque andrà in Europa riconsideri la follia e il furore ideologico del solo elettrico, che rischia di mettere fuori competizione interi settori». Lo ha detto ieri il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, durante la presentazione del Salone Auto Torino che si terrà dal 13 al 15 settembre. «Occorre mettere tutti sullo stesso piano, come ministero stiamo lavorando sull’idrogeno, ma oggi è fuori mercato. C’è il tema del nucleare sul tavolo, ma non sono tecnologie che arriveranno sul mercato domani. Dire di no alle motorizzazioni diesel e benzina è una fesseria», ha sottolineato Salvini. Ricordando anche che quando parlava di dazi sui prodotti cinesi da europarlamentare e da segretario della Lega «ancora un po’ e mi arrestavano, mi davano del pericoloso sovversivo e sovranista. Ora temo sia tardi da questo punto di vista come sistema europeo. Però ci può essere un modo intelligente non per vietare, perché siamo in un libero mercato, ma per agevolare», ha aggiunto. «L’importante è capire chi si sta aiutando, perché se con un miliardo di denaro pubblico degli italiani vai ad aiutare non gli italiani ma altri forse è meglio pensare come meglio usare quel miliardo». Per Salvini, dunque, il tema dell’auto «dal punto pragmatico e simbolico, è centrale, è un nodo cruciale, perché è una di quelle trincee dei prossimi anni, é la linea del Piave». Secondo il ministro delle infrastrutture, «c’è un tema su cui come governo, come ministri e come Sistema Italia dobbiamo ragionare. I bonus che stiamo mettendo sul mercato raramente rimangono in Italia. Le auto elettriche in Italia sono un mercato marginale, perché il consumatore fa due conti e la maggior parte delle auto elettriche vendute non sono italiane o europee, ma sono cinesi. Siamo nel libero mercato, ma dobbiamo domandarci che senso ha mettere un miliardo di denaro pubblico dei cittadini di bonus auto, se buona parte di questo miliardo non finisce a Torino ma a Pechino», ha detto ieri proprio mentre a Parigi andava avanti l’incontro tra Xi Jinping, Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen servito anche per discutere le questioni economiche e commerciali. E sempre ieri la casa automobilistica cinese Xiaomi ha comunicato al Mimit che non promuoverà la autovettura SU7, prodotta al 100% in Cina, con la denominazione «Modena» («È solo il nome del progetto e non dell’auto»), così come evidenziato sui media dopo l’evento di presentazione del 28 dicembre scorso a Pechino. «L’azienda», si legge in una nota diffusa dal ministero guidato da Adolfo Urso, «ha assicurato che intende rispettare le norme italiane sulle indicazioni fallaci, compreso il regolamento sulle indicazioni geografiche. Non saranno promosse campagne di comunicazione e di marketing che possano indurre i consumatori in errore».Nel frattempo, dall’altra parte dell’Atlantico le case automobilistiche statunitensi stanno perdendo terreno in Cina, una volta motore della loro crescita. Ad affrontare la questione è la Cnbc, che parte da un dato: General Motors ha perso, in Cina, 106 milioni di dollari nel primo trimestre, la sua terza perdita trimestrale nel Paese asiatico in 15 anni e la maggiore mai registrata, escludendo il periodo della pandemia di coronavirus. Il dato è frutto delle tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina e della maggiore concorrenza nel Paese. Dal 2010 al 2023, la Cina è stato il maggior mercato per Gm. La sua quota di mercato in Cina è però crollata da circa il 15% nel 2015 all’8,6% dello scorso anno; gli utili sono diminuiti del 78,5% dal picco del 2014. Male anche la rivale Ford, che ha registrato un calo delle vendite in Cina, tra il 2018 e il 2022, del 32,4%.
Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
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