2024-05-15
«Salari bassi per colpa di 20 anni di euro». «Il giorno della Verità»
Daniela Santanchè, Francesco Lollobrigida e Gilberto Pichetto Fratin
Giancarlo Giorgetti all’evento del nostro quotidiano incolpa la moneta unica per il calo degli stipendi, crollati all’inizio del millennio. Adolfo Urso: «L’Unione dovrà tutelare la produzione interna dalla concorrenza sleale. All’Italia serve un secondo produttore di auto».I ministri Giancarlo Giorgetti e Adolfo Urso prendono posizione sui dazi alla Cina. E durante il convegno Il Giorno della Verità a Milano ribadiscono quasi all’unisono che la decisione degli Stati Uniti di alzarli sulle auto elettriche cinesi è la strada che deve percorrere anche l’Unione europea. Incalzato sull’argomento dal direttore Maurizio Belpietro, infatti, il numero uno di Via XX settembre ha risposto che «va bene la competizione all’interno del mercato europeo» ma allo stesso tempo «dobbiamo difenderci dalla competizione di chi arriva fuori dal mercato europeo. Non possiamo essere soltanto noi legati al purismo economico e alla teoria del libero scambio». Belpietro aveva chiesto appunto se anche l’Europa potrebbe in futuro seguire strada americana dei dazi. «Credo che gli Usa abbiano già iniziato due anni fa con misure che si sono poi tradotte in una competizione con gli Stati europei, perché tante realtà che avevano valutato di fare insediamenti produttivi in Europa hanno optato per gli Usa», ha aggiunto Giorgetti, «grazie al sistema di sussidi. Parte una guerra di dazi e protezionismo e questa guerra economica nasconde una competizione di tipo geopolitico. Bisognerà capire se l’Europa, come soggetto, saprà interpretare questa nuova fase storica e dare una dimensione anche di tipo strategico ai pilastri su cui è nata l’Unione europea». Proprio per questo i salari erano più alti negli anni Settanta, mentre sono crollati all’inizio del nuovo millennio. E se i salari sono bassi in Italia è anche colpa di questi «20 anni di euro». Dello stesso parere anche Urso, intervistato da Paolo Del Debbio. A precisa domanda sull’amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares - che ha annunciato la commercializzazione di auto cinesi in Europa e in Italia ma non la produzione con il conseguente accordo tra Francia e Cina - il ministro delle Imprese e del made in Italy ha precisato di confidare che l’Unione europea si muoverà «necessariamente su una politica industriale astrattiva, che investa sulle imprese come stanno facendo gli Stati Uniti». Secondo Urso, in sostanza, «l’Europa dovrà investire sulla produzione e la prossima Commissione dovrà basarsi sulle risorse comuni, un po’ come fatto sul modello del Pnrr. Gli Usa hanno annunciato dazi pari al 100% sulle auto elettriche cinesi. È inevitabile che l’Europa dovrà tutelare la produzione nazionale di fronte a fenomeni di concorrenza sleale. Ritengo necessario che in Italia ci sia almeno un secondo produttore automobilistico». La Cina fa parte dell’Organizzazione mondiale del commercio e quindi dovrebbe rispettare le regole di produzione. Servono strumenti adatti per imporle? «Recentemente abbiamo avuto un confronto aperto con il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire e ne abbiamo parlato anche in occasione dell’accordo trilaterale con Germania e Francia volto a favorire gli investimenti, l’innovazione, la crescita e le transizioni verde e digitale» ha risposto Urso. «Abbiamo convenuto che l’Unione europea deve necessariamente sviluppare una politica comune adeguata rivolta a chi sviluppa prodotti fuori dall’Europa. Sono convinto che il prossimo Parlamento e la prossima Commissione europea dovranno necessariamente andare su questa strada raccogliendo la sfida lanciata degli Stati Uniti per contrastare l’egemonia cinese. Il nostro governo è uscito dall’accordo della Via della seta, ma non per questo sono diminuiti gli interscambi tra Italia e Cina. Anzi, si è ridotto il divario tra l’import dei prodotti cinesi e l'export dei nostri prodotti in Cina». Per quel che riguarda il futuro dell’acciaio, Urso ha sottolineato: «Noi puntiamo al rilancio della siderurgia italiana a partire proprio dall’ex Ilva di Taranto, perché la siderurgia è alla base dell’industria». A lato dei rapporti tra Europa e Cina, Giorgetti ha poi commentato le recenti polemiche interne al Superbonus introdotto dal governo di Giuseppe Conte, precisando che non intende dimettersi. «Ho messo in chiaro una cosa che forse, nonostante il dibattito di questi mesi, non è sufficientemente chiara: quella è una misura eccezionale per tempi eccezionali, come tante altre cose fatte in epoca pandemica» ha spiegato Giorgetti. «Finita quella ubriacatura, da questo tipo di droga economica bisogna uscire». Purtroppo, ha proseguito, «la disintossicazione è dolorosa ma qualcuno la deve fare. Mi rendo conto che chi più ne trae vantaggi non è d’accordo, ma dalla droga bisogna uscire». Del resto, l’impatto della misura è drammatico. «I dati sono ormai acclarati, è chiaro che nei prossimi quattro anni, o addirittura nei prossimi dieci anni se passa l’emendamento in discussione, avremo allo stato attuale un impatto all’incirca di 30 miliardi ogni anno per i prossimi quattro anni». Per il resto, il ministro ha ricordato che il governo sta «facendo in queste ore uno sforzo per rinviare l’entrata in vigore della sugar tax al 1° gennaio del 2025». Rispetto al nuovo Patto di stabilità, ci sarà «un percorso che per un Paese molto indebitato e con tassi alti come l’Italia, diventa molto difficile da onorare. Confidiamo che da un lato i tassi di interesse scenderanno mentre dall’altro dobbiamo fare un esame serio delle spese che ci possiamo permettere, tagliando tutto quello che possiamo tagliare e che non è produttivo».
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)