2023-09-10
Sala progetta angherie: Milano a 30 all’ora
Il sindaco col calzino arcobaleno promette una «città a 30 all’ora» e più rilevatori. Peccato che l’amministrazione ne detenga il record (2.272) e sulle strade trafficate si viaggi a 18 chilometri orari. L’obiettivo è tosare ancora una volta gli automobilisti. Eppure il business chiama a nuovi investimenti e la giunta rossoverde ha riscoperto un filone evergreen: la zona 30 permanente. È un tema carsico che affiora in questi giorni di ripresa, ideali per lanciare slogan da rincorsa a Londra e Amsterdam: «Faremo la città a 30 all’ora». Lo ha detto il sindaco della Gotham City da operetta prendendo spunto dal solito allarme rosso contro gli automobilisti: secondo il suo pallottoliere gli incidenti stradali starebbero aumentando. «Strage senza fine: 1.257 morti dal 2001», titola il Corriere della Sera riportando uno studio dell’associazione Vittime della strada. «Dal primo gennaio a venerdì 8 settembre ci sono stati 21 morti per incidenti, un trend in aumento rispetto al 2022 quando a morire, in tutta la provincia milanese, erano stati in 38 ma nell’arco di 12 mesi», spiega la delegata dell’associazione, Silvia Frisina. Il dato è disomogeneo e la tendenza nella proiezione annuale sarebbe a scendere, ma andiamo avanti. Si apprende che di quei 21, cinque sono ciclisti, sei pedoni, uno in monopattino, tre motociclisti e sei automobilisti. Tutto ciò è sufficiente per far dire a Sala che «dobbiamo diventare una città a 30 all’ora. Ma dovrà essere un 30 vero. Se non ci sono rilevatori e un sistema di controllo rischia di essere qualcosa che nella pratica non funziona».La proposta del Grande Occhio e del borgomastro che regola il Truman Show è lunare per due motivi. Il primo deriva dallo studio stesso: verificando le serie storiche si nota che la strage è solo lessicale e negli ultimi 20 anni si è registrata una diminuzione notevole degli incidenti. Dall’anno record (2001 con 93 vittime) si è scesi progressivamente a una media di 45, quindi siamo ai minimi di sempre. Il secondo motivo è ancora più disarmante: oggi a Milano - report del Traffic index di Tom Tom - la velocità media delle quattro ruote è di 18 all’ora. Il rilevamento rende ridicola la necessità ma non smorza le velleità del sindaco degli slogan, che qualche mese fa ha esultato per l’approvazione di un ordine del giorno che va nella direzione dell’immensa «Area 30» da varare nel 2024 con il supporto della tecnologia per stangare chi sgarra.Partendo da presupposti modellati su misura tutto è giustificabile, ma dietro la smania ecologista c’è soprattutto la necessità di fare cassa mettendo le mani in tasca ai cittadini; una metropoli amministrata così male da avere un debito di 3,6 miliardi ha pochi margini di risalita e l’infrazione da webcam è la più comoda da colpire. Non richiede neppure lo sforzo di uscire dagli uffici con l’aria condizionata. Così dopo il rincaro dell’Area C, la discriminazione sociale dell’Area B (ma i 350 autobus diesel euro 3 dell’Atm continuano allegramente a circolare in deroga) e la minaccia per i residenti di non poter accedere al proprio garage con l’auto di proprietà, ecco un’altra trovata liberal-bolscevica per la felicità degli elettori radical chic del Municipio 1: mettere il divieto di superare i 30 all’ora quando la velocità è 18 tendente a 15 sa di gioco delle tre carte. Neppure la tendenza europea regge: andate a meno di 70 all’ora sui boulevard di Parigi e proverete l’ebbrezza di essere affrontati con le mazze da baseball.L’emergenza sarebbe giustificata dal fatto che Milano è la quinta città più congestionata del mondo dopo Rio de Janeiro, Città del Messico, Bogotà e Istanbul, in lotta con San Paolo. Ma lo è anche per via delle politiche oniriche delle ultime tre giunte di sinistra. Lo è anche per le ciclabili deliranti inventate da Pierfrancesco Maran. Quella di viale Buenos Aires è stata rifatta tre volte, peggiorandola a ogni passaggio. Lo è anche per il Far West dei ciclisti contromano che praticano lo slalom speciale fra le auto e rischiano la vita. Lo è anche perché Vanity Sala ha deciso di far entrare in centro i furgoncini per carico e scarico dalle 10 di mattina a mezzogiorno (mentre nelle città normali entrano all’alba ed escono entro le 10). Lo è anche per il totale disinteresse della giunta nei confronti di «monopattino selvaggio», troppo cool per essere sanzionato. Lo è anche perché i Tir che riforniscono di materiali la metropoli palazzinara, i cantieri della Metro 4 e del bonus 110% sono padroni di ogni pertugio asfaltato. Lo è soprattutto perché al sindaco - ostaggio del fanatismo green di facciata (con il primato della distruzione del verde urbano) - in questo secondo mandato di Milano non importa più nulla.La situazione comincia a irritare anche il Pd milanese, partito di maggioranza mai così freddo nei confronti di una giunta che ha abbandonato il principio di realtà, che sta facendo scappare Inter e Milan da San Siro, che si dimentica regolarmente delle periferie, che organizza fiere sull’utero in affitto e arriva a difendere la privacy dei borseggiatori. Mentre è impegnata a sua volta, via telecamera, a scippare i cittadini.
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