2022-09-06
La Russia ora gioca a carte scoperte: «Nord Stream chiuso se restano sanzioni»
Il Cremlino: «Sono proprio le misure dell’Occidente a impedirci di aprire il gasdotto». L’Opec taglia la produzione di petrolio.La guerra dell’energia sale di livello: la Russia dice chiaramente che fino a quando non verranno revocate le sanzioni contro Mosca il rubinetto del gasdotto Nord Stream resterà chiuso. La situazione è drammatica: la decisione di tenere chiuso il Nord Stream ha portato ieri a un aumento del prezzo del gas sul mercato di Amsterdam del 14,6%, a 245 euro al megawattora, rispetto alla chiusura di venerdì scorso. L’altro ieri il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, aveva detto che le sanzioni dell’Occidente hanno scatenato «una grande tempesta globale». «Sono proprio le sanzioni», ha ribadito ieri Peskov, «che impediscono la manutenzione delle unità. Sono queste sanzioni», ha aggiunto Peskov, «che gli Stati occidentali hanno imposto che hanno portato la situazione a quello che stiamo vedendo ora». Le unità di cui parla Peskov sono quelle apparecchiature difettose che, stando a quanto afferma Gazprom, hanno provocato un guasto all’unico motore rimasto in funzione per pompare il gas attraverso il Nord Stream. Il presidente russo Vladimir Putin minimizza l’impatto della mancata vendita di gas all’Europa sull’economia del suo Paese: «La produzione di Gazprom», dice Putin durante un incontro in videoconferenza sullo sviluppo della regione della Kamchatka «non sta calando, ma anzi sta solo aumentando». «La politica miope», afferma il vice primo ministro russo Alexander Novak, «porta al fatto che stiamo assistendo a un crollo dei mercati energetici europei. E questo non è il limite, perché siamo ancora nella stagione calda, abbiamo l’inverno davanti e ci sono molti elementi imprevedibili». Intanto l’Opec+ concorda un taglio della produzione di petrolio di 100.000 barili al giorno per il mese di ottobre. La Russia, membro chiave dell’Opec+, non era favorevole al taglio. Dopo l’annuncio, il prezzo del Brent, crollato del 25% negli ultimi tre mesi, ha esteso i guadagni a un +3,7% a 96,5 dollari al barile. I protagonisti dell’economia italiana dicono chiaramente le cose come stanno: «Le sanzioni contro la Russia», argomenta l’amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, «creano effetti collaterali che colpiscono cittadini e imprese. L’Europa è in prima linea e lo scenario va peggiorando. È difficile prevederne gli sviluppi». Tra i politici, è Matteo Salvini a ribadire le sue perplessità sulla strategia europea, già espresse nei giorni scorsi: «Le sanzioni», afferma Salvini, «non stanno fermando la guerra. L’Europa delle sanzioni ha il dovere di aiutare gli italiani a pagare le bollette della luce e del gas altrimenti la gente muore di fame». Contro Salvini, manco a dirlo, si scatena la sinistra, accusandolo di favorire il Cremlino. Dai vertici delle istituzioni europee arrivano parole sconcertanti. L’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, ammette candidamente di brancolare nel buio insieme alla intera Commissione, di cui è il vicepresidente: «Non abbiamo un piano concreto per sconfiggere il regime fascista russo», dice Borrell, «ma il mio compito è più modesto ed è quello di aiutare l’Ucraina in modo unito e continuare le discussioni con gli attori internazionali per applicare le sanzioni adottate». Intanto, Bloomberg riporta i contenuti di un rapporto interno elaborato nel corso di una riunione di alti funzionari del governo di Mosca lo scorso 30 agosto, secondo cui la contrazione dell’economia russa avrà una accelerazione l’anno prossimo, con il ritorno al livello precedente la guerra solo alla fine del decennio o più tardi. La Russia, secondo questo rapporto, «potrebbe trovarsi ad affrontare una recessione più lunga e più profonda con l’estendersi dell’impatto delle sanzioni statunitensi ed europee». L’Europa potrebbe presto varare il famigerato tetto al prezzo del gas: «Putin sta usando l’energia come un’arma», scrive su Twitter la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, «tagliando le forniture e manipolando i nostri mercati energetici. Fallirà. L’Europa prevarrà. La Commissione europea sta preparando proposte per aiutare le famiglie e le imprese vulnerabili a far fronte ai prezzi elevati dell’energia. La Commissione mira a ridurre la domanda di elettricità» aggiunge la von der Leyen, «imporre un tetto al prezzo del gas russo da gasdotto, aiutare i consumatori e le imprese vulnerabili con le entrate del settore energetico e consentire il sostegno ai produttori di energia elettrica che devono affrontare problemi di liquidità legati alla volatilità». Venerdì prossimo, 9 settembre, è in programma una riunione straordinaria dei ministri dell’Energia dell’Unione europea, per fare il punto della situazione. Anche l’Iran gioca la sua partita: «I Paesi europei», dice il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Nasser Kanani, «stanno incontrando problemi nel reperire l’energia di cui hanno bisogno, e se i negoziati avranno successo e le sanzioni unilaterali contro il nostro Paese saranno revocate, l’Iran potrà soddisfare gran parte delle necessità dell’Europa». Le sanzioni imposte all’Iran sono la risposta alla intensificazione del programma nucleare di Teheran. Anche su questo versante, ci pensa il solito Borrell a spegnere subito ogni ottimismo: «L’ultima interazione con l’Iran sui negoziati sul nucleare», afferma Borrell, «non è stata convergente e le posizioni non sono più vicine. È molto preoccupante: se il processo non converge, l’intero processo è in pericolo. Se lo scopo è chiudere l’affare rapidamente questo non accadrà».
Jose Mourinho (Getty Images)