2021-11-24
Persecuzione trans contro la Rowling. Il suo indirizzo regalato agli odiatori
J.K. Rowling (Getty Images)
Nuovo, inquietante attacco all'autrice di Harry Potter, colpevole di sostenere che i maschi non sono donne. Attivisti si fotografano davanti a casa sua e diffondono gli scatti con tutti i dati. La replica: «Non starò zitta».«Nessuno sta bruciando Harry Potter in piazza», scriveva nel luglio del 2020, su Internazionale, Claudia Durastanti, commentando la lettera aperta che molti scrittori, giornalisti, accademici e attivisti fecero pubblicare sulla rivista Harper's per criticare la cancel culture. Fra loro, Martin Amis, Margaret Atwood, Salman Rushdie, Anne Applebaum, Noam Chomsky, Francis Fukuyama. E anche J.K. Rowling, la creatrice di Harry Potter. La preoccupazione per la libertà in pericolo, tuttavia, era ritenuta esagerata da Internazionale, che vedeva nei conflitti ideologici di questi anni una mera ridefinizione del dibattito pubblico dopo l'arrivo di nuovi interlocutori a cui sino ad allora era stato negato il microfono. La Rowling e gli altri, era la tesi, avrebbero continuato a far parte del paesaggio culturale, solo con un po' meno spazio, un po' più di concorrenza, qualche contraddittorio in più. Un anno e qualche mese dopo, la sufficienza con cui fu liquidato quell'appello appare decisamente intempestiva. Nessuno ha ancora cominciato a bruciare Harry Potter in piazza, ma ci si sta forse avviando su una china persino peggiore. Nei giorni scorsi, infatti, tre attivisti per i diritti trans, ossia Richard Energy, Georgia Frost e Holly Stars, hanno postato sui social le foto di una loro protesta davanti alla casa della Rowling a Edimburgo, rendendo ben visibile l'indirizzo. Per molto meno, da noi c'è chi si è dipinto come martire della fantomatica «Bestia» salviniana. Qui, invece, siamo in presenza di un vero invito a colpire il nemico ideologico. Lo ha denunciato la stessa Rowling, con una lunga serie di tweet. «Venerdì scorso, l'indirizzo della mia famiglia è stato pubblicato su Twitter da tre attivisti che si sono fotografati davanti a casa nostra, posizionandosi con cura per assicurarsi che il nostro indirizzo fosse visibile», ha denunciato la scrittrice. E ha continuato: «Imploro coloro che hanno ritwittato l'immagine con l'indirizzo ancora visibile, anche se lo hanno fatto condannando le azioni di queste persone, di eliminarla». Poi la Rowling ha rilanciato la sfida: «Ho ricevuto così tante minacce di morte che potrei tappezzarci la casa, ma non ho smesso di parlare. Forse il modo migliore per dimostrare che il vostro movimento non è una minaccia per le donne è smettere di perseguitarci, molestarci e minacciarci». Tecnicamente quello subito dalla scrittrice si chiama doxing: ovvero diffondere in rete informazioni sensibili sulla vita privata di una persona al fine di renderle la vita impossibile. Ma come è accaduto che la progressista e amatissima scrittrice di una saga di magia, apprezzata da grandi e piccini, sia diventata il nemico pubblico numero uno? Tutto parte da alcune sue prese di posizione relativamente all'annosa questione dell'identità di genere. Per farla corta, la Rowling ha osato affermare, più volte, che i trans non sono donne. Nel 2019 aveva difeso su Twitter una ricercatrice, Maya Forstater, che aveva perso il lavoro per alcuni tweet critici sull'identità di genere: «Vestiti come vuoi. Fatti chiamare come vuoi. Vai a letto con qualunque adulto consenziente ti desideri. Vivi la tua vita al meglio, in pace e sicurezza. Ma si può davvero licenziare una donna per aver detto che il sesso esiste?», aveva detto Rowling. Tanto è bastato a spedirla nel girone dell'inferno politicamente corretto destinato alle Terf, le trans-exclusionary radical feminist (femminista radicale trans-escludente). Sì, insomma, le femministe che hanno aperto almeno una volta un libro di biologia. Contro di lei si schierarono persino coloro che più avrebbero dovuto mostrarle gratitudine: i due attori diventati famosi (e milionari) grazie ai film tratti dai suoi libri. Daniel Radcliffe, ovvero Harry Potter in persona, precisò subito: «Le donne transgender sono donne. Qualsiasi affermazione contraria cancella l'identità e la dignità delle persone transgender e va contro ogni consiglio dato dalle associazioni sanitarie professionali che hanno molta più esperienza in materia rispetto a me o J.K. Rowling». Emma Watson, ovvero Hermione Granger, nella saga, si accodò subito: «Le persone trans sono ciò che dicono di essere e meritano di vivere la propria vita senza essere costantemente interrogate o informate di non essere chi dicono di essere».Fatto sta che, da allora, il mondo Lgbt ha messo una simbolica taglia sulla testa della scrittrice. E forse neanche tanto simbolica. Per capire cosa questo significhi, basti ricordare che, nella reunion di Harry Potter programmata per gennaio, la sua creatrice non è stata invitata. Per il ventesimo anniversario della nascita del maghetto, infatti, la Hbo ha organizzato la retrospettiva Harry Potter 20th Anniversary: Return to Hogwarts, disponibile dal primo gennaio 2022. Abili e arruolati, tutti i protagonisti della serie di film tratti dai romanzi: Emma Watson, Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Helena Bonham Carter, Ralph Fiennes, Gary Oldman e tanti altri. Ma non lei, J.K. Rowling. L'autrice comparirà nella retrospettiva tramite alcune immagini di archivio, ma senza essere coinvolta attivamente nelle riprese. Un po' come celebrare 007 ignorando Ian Fleming o festeggiare Il signore degli anelli snobbando Tolkien. Ma, ehi: in fondo non stiamo mica briciando Harry Potter in piazza, no?