2021-03-04
Ronaldo ora può volare più in alto di Pelé
Mentre Ibra scimmiottava sé stesso sul palco dell’Ariston, Cr7 si sudava in campo il gol numero 767. Raggiunto O Rei tra i migliori marcatori di sempre (e con reti tutte in campionati di prim’ordine), lo juventino punta a superare il primatista: il dimenticato Bacan«Qui mi sento piccolo ma sono sicuramente più grande di te», è la sentenza di Zlatan Ibrahimovic in papillon nella prima notte di Sanremo proprio mentre Cristiano Ronaldo prende un palo contro lo Spezia. Uno parla, l’altro corre. «Dove metto i cantanti che avanzano? Nel mio giardino a lavorare», pontifica Ibra raggelando Amadeus per l’entrata a piedi uniti contro il politicamente corretto. Nel frattempo a Torino Cr7 segna il 3-0, ventisettesimo gol stagionale (20 in campionato), quello più importante, la stangata nell’angolo che non cambia un destino ma lo rende anche numericamente leggenda. È il gol numero 767, quello che lo pone alla stessa altezza rarefatta e sublime di Pelé. Di solito le statistiche sono volubili, qualche volta fuorvianti. «Mai fidarsi dei numeri, sono trappole per commercialisti», diceva Indro Montanelli. E durante la pandemia ne abbiamo avuto conferma, niente è più manipolabile (perfino politicamente) di un dato. Ma qui c’è poco da discutere: il 767 dice tutto e niente, l’immortalità di Cristiano Ronaldo è arrivata prima del traguardo. Si parla di partite ufficiali perché con le amichevoli O Rei è arrivato a 1.281, ma nel computo la Fifa ha messo anche le reti all’oratorio, quelle segnate con le forze armate brasiliane quando era soldato di leva, quelle nei tour promozionali dei Cosmos, le otto contro l’altro Botafogo, non la squadra bianconera di Rio ma un piccolo club di Riberão Preto, noto solo perché ci aveva giocato Socrates da ragazzo. Tutto questo per dire che i 767 gol di Cr7, segnati in campionati di prim’ordine come quelli inglese, spagnolo, italiano, portoghese sono ancora più pesanti di quelli di Pelé - i numeri, non le emozioni - e che il fuoriclasse d’acciaio della Juventus, a 36 anni, può continuare la caccia. Ora ha davanti Romario (772, praticamente è dietro la curva) e poi può vedere la vetta dove abita un signore che al Fantacalcio non è mai pervenuto, Josef Bican (805 reti, 1.468 contando le amichevoli), il più grande marcatore della storia. Boemo, nato a Vienna nei primi del Novecento, agli inizi giocava a pallone scalzo. Potente e veloce sullo stile di Ronaldo, si fa notare nel Wunderteam, poi scappa in Cecoslovacchia quando Hitler annette l’Austria. Il destino di Bican è segnare caterve di gol dimenticati, censurati, azzerati perché prima rifiuta di piegarsi alla Germania nazista, poi al potere sovietico sui Paesi dell’Est. Slavia Praga, Dinamo Praga, vive da emarginato. Chiude la carriera, tenta quella da allenatore e finisce per guadagnarsi il pane come operaio in una stazione ferroviaria. La storia serve per marcare l’impossibile paragone fra il passato e il presente, per dare un senso alla romantica rincorsa di Cristiano Ronaldo all’ultimo dei record mancanti. Ed è curioso notare che per i giornali e i social è come se fosse già primo. Battuto Pelé, il resto sembra residuale. Perché il brasiliano rimane la pietra di paragone, l’alieno con il quale gli altri fenomeni si devono per forza confrontare, descritto in modo definitivo da Tarcisio Burgnich. «Prima della finale mondiale dell’Azteca mi sono detto: in fondo è fatto di carne e ossa come tutti gli altri. Mi sbagliavo».Ora la vetta è più vicina, anzi più abbordabile. Al punto che il portoghese ha stilato una sua personalissima tabella di marcia: con un gol a partita o quasi, a Pasqua può sorpassare Romario, a Natale mettere la freccia su Bican, che dall’aldilà ringrazia per l’improvvisa celebrità. E conoscendo lo spirito da cannibale tipo Eddy Merckx di Cristiano, anche la Juventus potrà beneficiare di questo nuovo stimolo. Uno dei tanti perché l’uomo da 30 milioni l’anno (solo lo stipendio) ne ha messi in fila almeno tre prima del record personale: decimo scudetto, Champions a Torino e prolungamento del contratto.Difficile ipotizzare flessioni per Cr7. Lui è un campione vero, che ha imparato ad essere il migliore con il lavoro, la fatica, il sacrificio. Non ha il talento di Leo Messi, non ha l’arte sublime del solista che rendeva unico Diego Maradona, ma nel calcio di oggi è il più determinato, il più costante. Non tradisce quasi mai; a inizio anno sono bastate tre partite all’asciutto perché scattasse l’allarme rosso. Niente di più inutile e superfluo, il tempo di rifiatare (c’è sempre una evitabile trasferta a Crotone) e la macchina da gol è ripartita. Mentre Ibra imitava Adriano Celentano in una passerella da macho che è piaciuta solo a lui, mister gol ha affiancato Pelé. E anche se la stoffa non è la stessa, lì accanto sta da dio.
(Totaleu)
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