2021-02-28
Riparte il coro dei moralizzatori «Chiusure per colpa degli italiani»
Walter Ricciardi ormai è un disco rotto: «Servono settimane di lockdown duro». Per il sindaco di Milano Giuseppe Sala «manca il rispetto delle regole». E getta la croce su chi, potendolo fare, è addirittura uscito di casa...Il fatto decisamente incredibile è che abbiano ancora il fegato di aprire bocca. E, soprattutto, di farlo per continuare a scaricare sugli italiani colpe che non hanno. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, sembra intenzionato a parlare il meno possibile, forse perché si è reso conto che la popolazione è stanca di chiacchiere, conferenze stampa, dirette Facebook e interviste un tanto al chilo. Si parla persino di una ristrutturazione del Comitato tecnico scientifico, che dovrebbe essere ridimensionato, reso più efficiente e, soprattutto, dotato di un portavoce unico, affinché gli esperti membri non ne approfittino per rilasciare commenti a destra e a manca, contribuendo a spargere insicurezza se non terrore. Ebbene, a dispetto di tutto ciò, ecco che l'imprescindibile Walter Ricciardi - appena nominato da papa Francesco alla Pontificia accademia per la vita e consigliere del ministro della Salute - prosegue a dichiarare ai giornali tutto il dichiarabile. Il suo faccione compare sulla copertina dell'ultimo numero di Famiglia Cristiana, che gli dedica due pagine di intervista. E che cosa potrai mai dire Ricciardi non appena si trova davanti un microfono o un giornalista pronto a prendere appunti? Ovviamente illustrerà ai cittadini la sua visione del mondo, senza perdere l'occasione di fare ciò che ha sempre fatto, ovvero diffondere inquietudine e alimentare il caos. Al settimanale cattolico lo stimato professore spiega che serve, prima di subito, un altro lockdown. Ma mica uno all'acqua di rose, no. Uno dello severo. «Ci vorrebbero dure passi», spiega. «Il primo è quello di una chiusura dura concentrata nel tempo. Parlo di poche settimane». Ah, capito? Lui parla di «poche settimane». Che volete che sia, una passeggiata. Del resto siamo tutti così freschi e riposati. Del resto i commercianti e i ristorati si sono così agilmente ripresi dalle difficoltà degli ultimi mesi... Una nuova, bella chiusura - rigida e spietata, si badi bene - non può che giovare, giusto? Secondo Ricciardi sarebbe più che auspicabile. A patto che «alla riapertura, quando il virus sarà ridotto ai minimi termini, possiamo testare, tracciare e adottare comportamenti come le quarantene e il distanziamento fisico che ne rendano impossibile la ripartenza». A parere del nostro luminare «se ci si ostina in questo apri e chiudi, su questo su e giù, il Paese continua a precipitare in una instabilità sia sanitaria sia economica». Serve, insomma, «un cambio di direzione», perché il virus non deve «sfuggire». Ora, se qui c'è qualcuno che il virus se l'è fatto sfuggire, qualcuno che è responsabilità del «su e giù», quello è Ricciardi. Se serve un cambio di direzione, significa che la strada seguita fino a ieri era quella sbagliata. Il fatto è che a indicare quella strada è stato, tra gli altri, il caro Walter. Viene da chiedersi, allora, per quale motivo non solo continui a restare dov'è, ma anche perché abbia la faccia tosta di presentarsi come il grande saggio in grado di dare formidabili consigli. Che Ricciardi abbia la lingua sciolta, tuttavia, è noto. Che il ministro Roberto Speranza non gli metta un freno, però, è un filo più grave. È appena stata annunciata la stretta in alcune grandi Regioni italiane, e subito deve arrivare il furbone di turno a profetizzare tempi cupi? Non sembra un gran cambio di passo rispetto al governo Conte. Anzi, sembra proprio l'esatto contrario. A mostrarsi affezionato ai vecchi metodi è anche il sindaco di Milano, Beppe Sala. Come noto, la sua città sta per ritornare in zona arancione. Ieri, sui soliti giornali, sono state pubblicate le solite foto dei soliti aperitivi sui soliti Navigli, corredate dai soliti commenti. Roba del tipo: «Ecco gli irresponsabili che diffondono la malattia causando morti!». Il sindaco, come teleguidato, si è subito speso con un messaggio alla cittadinanza: «Era previsto l'arrivo di questa terza ondata ed è successo», ha detto. «Diciamo la verità: alcuni nostri comportamenti l'hanno favorita. Ci sono immagini che tutti abbiamo in testa: i tifosi a San Siro prima del derby, i Navigli pieni che ormai sono diventati il set ideale per catturare un'immagine di gente assembrata. Ma la verità è che a volte il rispetto delle regole manca davvero». L'ottimo Sala ha stabilito in un colpo solo che la terza ondata è iniziata e che i responsabili sono i suoi sudditi. Il sindaco ha visto due foto sui giornali amici e immediatamente è passato all'azione, spargendo indignazione e colpevolizzando la popolazione. Visto che Sala si diverte così tanto a rispondere ai giornali, ci dica: per quale motivo se la prende con i comuni cittadini che non stanno violando la legge? Bere un bicchiere di vino all'aperto, in zona gialla, è concesso. Di che cosa sono colpevoli, allora, i milanesi? Di aver vissuto? Vogliamo colpire anche i baristi per aver fatto il loro lavoro e aver tentato di non chiudere i battenti per debiti? C'è poi un altro aspetto da considerare. Quando sanno che presto verranno rinchiuse nuovamente, le persone tendono a godersi fino all'ultimo secondo di aria in libertà. Quindi può succedere che ci siano affollamenti, pure nel rispetto delle restrizioni. Se si vogliono evitare pure questi, la soluzione non è continuare con le chiusure a fisarmonica, ma studiare una gestione diversa degli orari. Forse lasciare i locali aperti più a lungo, magari consentendo di consumare all'esterno e solo seduti al tavolino, potrebbe essere un compromesso appena decente. O, comunque, potrebbe essere un'idea su cui riflettere. Ma sembra che a Sala e agli altri non interessi. Loro vogliono chiudere, e scaricare la colpa sugli italiani.
Jose Mourinho (Getty Images)