2023-11-14
Rinviato a giudizio Roberto Zorzi per la strage in piazza della Loggia
La Procura lo accusa di essere uno degli esecutori materiali dell’attentato a Brescia.A quasi 50 anni dalla strage di piazza della Loggia, il gup del tribunale di Brescia ha rinviato a giudizio Roberto Zorzi, accusato di essere uno degli esecutori materiali di uno degli attentati più sanguinosi degli anni di piombo. Secondo la procura di Brescia, lui e Marco Toffaloni, allora sedicenne, avrebbero messo l’ordigno in un contenitore della spazzatura durante una manifestazione antifascista indetta per protestare contro una serie di attentati avvenuti nella zona e provocarono otto morti e 102 feriti alle ore 10:12 di quel del 28 maggio 1974 nella piazza bresciana. Zorzi, 70 anni, soprannominato «il marcantonio» per la sua corporatura, oggi è cittadino americano, e vive nello Stato di Washington, negli Usa, dove è titolare di un allevamento di dobermann chiamato «Il littorio». Ieri non era presente in aula ed era rappresentato dai suoi legali, ma sarà davanti alla Corte d’assise della prima sezione penale il prossimo 29 febbraio del 2024 quando inizierà il processo di uno degli episodi cruciali della «stagione stragista» segnato da una lunga ricerca della verità giudiziaria. Secondo il procuratore aggiunto Silvio Bonfigli e il sostituto Caty Bressanelli, il veronese Zorzi ebbe un ruolo nella fase esecutiva e su di lui le indagini per la strage arrivarono già nelle ore successive all’attentato. «Siamo soddisfatti, dimostreremo che quello che portiamo è solido», ha detto il procuratore di Brescia Bonfigli dopo il rinvio a giudizio. Zorzi, un tempo militante appartenente alla formazione neofascista Anno Zero, fu arrestato nell’immediatezza, ma rilasciato dopo 16 ore in cella di sicurezza. Aveva un alibi: all’epoca la figlia del titolare del bar della stazione dei bus di Verona disse di averlo visto la mattina della strage. Cosa non confermata nel 2015: la donna infatti, interrogata di nuovo, disse di non essere in grado di ricordare quella presenza. Di Zorzi che parla di un attentato a Brescia, in una pizzeria frequentata da giovani neofascisti bresciani, una decina di anni fa ha parlato anche la testimone chiave della inchiesta. Il procedimento contro Zorzi era finito al centro di una polemica politico-giudiziaria perché il gup aveva escluso la costituzione di parte civile del governo in quanto «presentata in ritardo». La Cassazione, a cui la presidenza del Consiglio tramite l’avvocatura dello Stato aveva presentato ricorso, il 29 settembre aveva annullato l’ordinanza del giudice. In quest’ultimo filone d’inchiesta rientra anche Marco Toffaloni, che il 5 aprile scorso è stato rinviato a giudizio ma su di lui dovrà esprimersi il Tribunale dei Minori di Brescia, dato che all’epoca dei fatti era sedicenne. Anche lui militante dell’estrema destra, oggi vive in Svizzera e, secondo i magistrati, sarebbe stato in piazza quella mattina, con una foto agli atti e una perizia antropometrica a testimoniarlo. Due finora le condanne definitive per la strage, quelle all’ergastolo per Carlo Maria Maggi, nel frattempo deceduto, e Roberto Tramonte, rispettivamente leader di Ordine Nuovo nel Triveneto e informatore del Sid, la cosiddetta «Fonte Tritone».