2023-11-22
Macché patriarcato, pensate alle bollette
In un Paese dove già cittadini e imprese pagano l’energia più che nel resto d’Europa, su spinta della Ue il governo sancirà la fine del mercato tutelato. Significa altri aumenti per il 90% degli utenti. E questo mentre i «vicini» calmierano i prezzi con aiuti di Stato. Il mondo dell’informazione è un po’ come le onde del mare: a volte arriva un’onda che travolge tutto il resto. La Verità prova da sempre, anche di fronte alle grandi onde, a non dimenticarsi di rendere conto delle onde medie o piccole. Ora l’onda è il patriarcato che dominerebbe in Italia e se ne parla a causa di un fatto serissimo e agghiacciante che è accaduto alla povera Giulia. Per carità, l’efferatezza del caso, il numero dei femminicidi, l’età di Giulia e la massa di dolore che si accompagna al fatto meritano massimo rispetto e massima visibilità. Ma non possiamo dimenticarci del resto che affliggerà le famiglie italiane da qui al prossimo anno per volontà dell’Europa. In sintesi: l’Europa, proprio ieri, ha fatto la maestrina sulla nostra manovra e, per bocca del commissario europeo Gentiloni, ci ha detto che è un richiamo alla prudenza. Nel frattempo che si richiama alla prudenza, l’Europa ci dice che da gennaio prossimo non ci sarà più il mercato tutelato e ci sarà solo un piccolo temporeggiamento fino a giugno. Da giugno in poi, ciccia. In cosa si tradurrà questo obbligo Ue? In un ulteriore aumento secco delle bollette per il 90% degli italiani, dal momento che sul mercato libero solo il 10% dei prezzi è inferiore a quelli attuali. Nel prossimo Consiglio dei ministri verrà approvato il decreto Sovranità energetica, in cui verrà stabilito quello che abbiamo detto su indicazione dell’Europa. Siate prudenti, aumentate le bollette. Questo è in sintesi il messaggio dell’Europa, anche se non esplicitamente detto. Da una parte un richiamo alla prudenza sui conti dello Stato e dall’altra un obbligo di aumentare di fatto, ulteriormente, il prelievo di quattrini dalle tasche degli italiani. I latini dicevano gutta cavat lapidem: vuol dire che la goccia scava la roccia. Il motto dell’Europa potrebbe essere gutta cavat sinum, la goccia scava la tasca. E, tra l’altro, lo fa in modo subdolo, perché non lo fa imponendo delle tasse o delle imposte (lo farà) ma lo fa imponendo dei vincoli, delle regole che costano (come, ad esempio, le case green) e che, alla fine, producono lo stesso risultato.Secondo l’elaborazione di Facile.it, le tariffe applicate nel nostro Paese sono notevolmente più alte, ad esempio, di quelle di Spagna, Portogallo e Francia. Peggio di noi solo pochi, tra i quali la Germania, il Belgio e i Paesi Bassi, non dimenticando però che in quei paesi sussistono sussidi per i costi energetici. Nel primo semestre 2023, con un importo medio di 0,378 euro al kWh, ci troviamo al sesto posto in Europa per costo dell’energia elettrica. Ci dice ancora Facile.it che «guardando l’uso dei principali elettrodomestici presenti nelle case italiane, cucinare con il forno elettrico ci costa il 42% in più di quanto non costi agli svedesi, il 63% in più dei francesi e il 107% in più degli spagnoli. Se giriamo lo sguardo verso il frigorifero, la differenza tra i diversi Stati d’Europa si fa sentire ancora: ad esempio, in Italia occorrono circa 193 euro l’anno, mentre in Irlanda solo 126 euro». Considerati i costi di trasporto, sotto Natale ci converrebbe inviare in Francia, da qualche amico, i piatti al forno che vogliamo cucinare e farceli rispedire indietro belli e cotti. Considerando anche il trasporto, probabilmente risparmieremmo. Si potrebbero organizzare anche dei viaggi di gruppo e mettere su una società dal nome «Cotto in Francia, mangiato in Italia». Naturalmente non fa eccezione la lavastoviglie, che ci costa 92 euro l’anno. Ora, piglia di qui, piglia di là, nella tasca ci rimase un baccalà. Naturalmente non vogliamo passare per protezionisti, dirigisti o statalisti che non siamo. È semplicemente un ragionamento in termini di momento storico che hanno considerato tutti i paesi quando, liberalizzato determinati comparti, hanno scelto il momento adatto, perché le politiche economiche e quelle della concorrenza o delle liberalizzazioni che precedono la concorrenza, non sono un fatto metafisico, avvengono in un contesto, in un periodo storico, in un periodo della storia dell’economia di quel paese o di quel continente. Di fatto, ad oggi, la situazione è quella che abbiamo descritto, anche a riguardo del mercato libero. È difficile immaginare cosa accadrà dopo giugno ma, certamente, in una fase di assestamento i prezzi non caleranno, anzi, aumenteranno e graveranno come al solito sulle famiglie e sulle imprese. Come sempre. Come da sempre. Come per sempre. A meno che l’economia di mercato non venga sostituita da un altro tipo di economia che, ad oggi, non sembra essere intravista all’orizzonte.
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