2021-10-26
Rimandato il Cdm sulla manovra. La riforma fiscale arriverà nel 2023
Il Consiglio dei ministri slitta a giovedì. Stanziati solo i soldi per il cuneo: il taglio delle tasse andrà in porto tra un annoContinuano le tensioni sulle misure da inserire nella legge di Bilancio 2022, tanto che il Consiglio dei ministri, previsto per martedì, è stato spostato a giovedì 28 ottobre. Il 26 alle 18 è infatti previsto un tavolo di confronto con la Cgil, Cisl e Uil sulle pensioni. Le discussioni proseguono però anche tra governo e maggioranza su diversi temi. Uno di questi è il taglio delle tasse. In legge di Bilancio sono stati stanziati otto miliardi di euro, e in un primo momento si riteneva che questi fondi dovessero essere divisi fra la revisione degli scaglioni Irpef, il taglio dell’Irap e la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro. Sembrerebbe però che il governo stia abbandonando l’idea di dividere il budget in tante micromisure a favore dell’inserimento del solo taglio delle tasse all’interno della legge delega fiscale che però entrerà in vigore a partire dal 2023. Lo scenario che potrebbe dunque andarsi a delineare vedrebbe da una parte la legge di Bilancio 2022, con uno stanziamento di otto miliardi di euro destinati alla realizzazione di quello che potrebbe essere la riduzione del cuneo fiscale (misura chiesta a gran voce settimana scorsa anche dall’Ocse che ha ricordato al governo come l’Italia abbia una pressione fiscale sulle imprese e i lavoratori troppo alta rispetto alla media degli altri Paesi). E dall’altra parte la delega fiscale che avrà dentro tutte quelle misure atte alla riduzione delle tasse, come possono essere la revisione del terzo scaglione Irpef, o l’abolizione dell’Irap, che però produrranno i propri effetti a partire dal 2023. Una strada che al momento non è ancora stata confermata dal governo né dai vari partiti della maggioranza che continuano a scontrarsi sulle proprie misure simbolo. Ieri infatti Giuseppe Conte, leader del M5s ha sottolineato l’utilità del cashback e chiesto di riattivare la misura, scartata da Draghi, che «può essere rivista ma è essenziale per contrastare l’evasione e incrementare i pagamenti digitali e quindi i consumi a beneficio dei negozi delle nostre città: il Politecnico di Milano nei primi sei mesi dell’anno ha registrato un più 41% di pagamenti digitali». Dichiarazione che non è piaciuta a Forza Italia, che ha subito ribattuto sostenendo che «mai come quest’anno la manovra non può che avere una finalità: aiutare l’Italia a ripartire. Ogni euro disponibile deve essere impiegato per questo obiettivo, cominciando da un sostanzioso taglio delle tasse. Se i 4,7 miliardi stanziati da Conte per il cashback fossero stati indirizzati alla riduzione del carico fiscale, oggi saremmo già un passo avanti», conclude il deputato di Forza Italia, Luca Squeri. Sul taglio delle tasse è tornato a parlare ieri anche Carlo Bonomi, presidente di Confindustria che sperava in almeno «10 miliardi per stimolare la domanda interna, ancora ferma, e abbassare il costo del lavoro alle imprese» attraverso «un taglio del livello contributivo del nostro cuneo fiscale, perché è l’unica cosa su cui il nostro Paese può lavorare per rendere competitive le nostre imprese», aggiungendo che «se guardo alle manovre che mi vengono proposte - un miliardo in più per il reddito di cittadinanza, quota 102 e poi tante altre bandierine -, io faccio fatica a capire dove sia la crescita in questa manovra». Sul reddito di cittadinanza sembra però che si sia trovato un equilibrio tra le varie forze della maggioranza che oscilla tra più risorse e misure più severe. Nonostante ciò, continuano le discussioni al di fuori del terreno politico. Ieri è infatti è tornato sul tema anche Tito Boeri, ex presidente dell’Inps, spiegando le varie distorsioni del Rdc: «Innanzitutto non raggiunge molti poveri ed è penalizzante nei confronti delle famiglie più numerose perché le condizioni che pone sono tali da lasciar fuori tantissime persone che sono povere. Questo è il primo problema. Il secondo è che è sbilanciato troppo a favore delle persone singole e soprattutto al Sud perché il livello del reddito di cittadinanza conferisce dei redditi che sono superiori a quelli del 50% dei lavoratori del mezzogiorno e questo chiaramente non può incentivare la ricerca di lavoro. E poi a mio giudizio», ha concluso Boeri, «proprio l’architettura non funziona perché non coinvolge sufficientemente i comuni». Un altro tema che aveva fatto agitare la maggioranza era la questione legata ai vari bonus per la casa, che rischiavano di non essere confermati nella loro totalità. Il governo aveva infatti dato la certezza di estendere al 2023 il superbonus solo per i condomini. I vari partiti hanno però chiesto di prolungare l’agevolazione anche alle villette, opzione inizialmente scartata per via dei costi troppo alti. Sembrerebbe però che si stia pensando di concedere più tempo per la ristrutturazione con il 110% anche ai proprietari di case unifamiliari, fissando un tetto di reddito. Ma non finisce qui perché sui bonus casa la maggioranza e diverse associazioni del settore continuano a chiedere al governo di poter prorogare per il 2022 anche tutti gli altri bonus edilizi. All’interno della legge di Bilancio si è trovato infine spazio anche per il settore del turismo. E infatti in manovra due miliardi dovrebbero essere destinati a questo mondo. Risorse che sottolinea Massimo Garavaglia, ministro del Turismo, «poi diventano il doppio con l’effetto leva finanziaria, per migliorare la qualità delle strutture ricettive».