2024-01-18
Riecco la profezia sulla «malattia X»
Il direttore generale dell'Oms, Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Tedros Ghebreyesus (Oms) a Davos balbetta ovvietà e ripete il mantra sulla prossima pandemia, senza evidenze scientifiche: «È questione di “quando” ci sarà, non di “se”».Era uno degli incontri più attesi a Davos, quello con Tedros Ghebreyesus. Non tanto perché il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) abbia dato prova di sfavillante capacità gestionale, quanto per il titolo «clickbait» scelto dagli organizzatori del World Economic Forum (Wef) di Klaus Schwab per il panel con Ghebreyesus: la «preparazione alla malattia X». È possibile spiegare ai grandi del mondo come ci si deve preparare a una malattia che però è sconosciuta? L’evento lasciava presumere che fosse possibile. Di questa misteriosa patologia si parla da tempo, ed esclusivamente per slogan. «Abbiamo usato questo termine per la prima volta nel 2018», ha precisato Tedros, ma nessuno, al momento, ha saputo fornire indicazioni più dettagliate, né andare al di là delle frasi fatte che accompagnano le discussioni sull’arrivo della «malattia X», che contraddice, tanto per cominciare, i più elementari principi di statistica. E poi, sulla base di quale evidenza scientifica gli organizzatori del Wef hanno affermato, presentando l’incontro, che questa patologia «potrebbe causare 20 volte più morti della pandemia di coronavirus»? L’affermazione è magicamente scomparsa dall’abstract, ma ne hanno parlato tutti i media, al punto che Tedros ha dovuto giustificarsi: «C'è chi dice che l’evocare una malattia che ancora non c’è potrebbe creare panico, ma in realtà» - è questa la bislacca conclusione del dg dell’Oms - «è meglio anticipare qualcosa che potrebbe accadere, dato che è successo molte volte nella nostra storia, e prepararsi». Una risposta che vuol dire tutto e niente, come gran parte del discorso di Ghebreyesus il quale, eloquio incerto e balbettante a parte, ha prevedibilmente deluso tutte le aspettative parlando per più di 10 minuti senza illustrare le evidenze scientifiche sulle quali poggia il nefasto presagio di tragedia incombente. Che però prima o poi, arriverà: «Non è una questione di se, ma di quando ci sarà la prossima pandemia», ha ribadito il direttore generale dell’Oms, ripetendo un mantra che ormai conosciamo a memoria. Basta digitare la stessa frase su qualsiasi motore di ricerca per constatare che, oltre a Ghebreyesus, l’hanno pronunciata testualmente scienziati e leader politici, da Mario Draghi al presidente del Consiglio Ue Charles Michel, da Bill Gates a Walter Ricciardi, passando per Alessandro Vespignani e compagnia (scientifica) cantante. Il copione, insomma, è uguale ovunque si vada e con chiunque si parli. Ed è uguale anche la pochezza degli speech dei leader non eletti di Davos, come quello di Ghebreyesus, che ha spaziato tra lo strampalato e l’ovvio. Quale informazione sostanziale, ad esempio, ha voluto comunicare Tedros quando ha affermato che «possiamo prepararci anche per alcune malattie sconosciute» ed è «opportuno preparare un sistema di allarme rapido per pianificare la preparazione»? E ancora, quale terribile confessione sembra essere scappata al dg dell’Oms quando ha dichiarato che durante la pandemia «abbiamo perso tante persone perché non siamo riusciti a gestirle: si potevano salvare ma non c’era lo spazio, non c’era abbastanza ossigeno»? La conclusione di Tedros ha spiazzato perfino la silenziosa platea: «Per preparare i Paesi alla prossima pandemia penso che un rinnovato impegno per rafforzare l’assistenza sanitaria primaria sia molto importante». Chi l’avrebbe detto.Incalzato anche dalla condiscendente moderatrice, Ghebreyesus nella seconda parte dell’incontro ha dovuto rispondere alla domanda sui progetti per affrontare le sfide emergenti e per promuovere miglioramenti sostenibili nell’erogazione dell’assistenza sanitaria in tutto il mondo. Premettendo di «non voler annoiare con i dettagli del nostro lavoro», Tedros ha specificato che l’Oms ha istituito il Fondo pandemico, sta lavorando sull’equità nella distribuzione dei medicinali, con particolare riferimento ai vaccini, («abbiamo creato l’hub di trasferimento tecnologico mRna in Sud Africa, cui partecipano quindici Paesi, per aumentare la produzione locale») e infine ha ribadito con forza l’importanza del Trattato pandemico: «È questa la chiave per essere meglio preparati ad affrontare la malattia X». Secondo il dg Oms, il Trattato «può aiutare a prepararci per il futuro in un modo migliore, perché senza una risposta condivisa andremo incontro agli stessi problemi che abbiamo avuto con il Covid». La scadenza entro la quale il Trattato dovrà essere firmato è maggio 2024: «Spero che i Paesi dell’Oms sigleranno l’accordo entro quella data» - ha sollecitato Tedros - «perché se questa generazione, che ha esperienza di prima mano, non riuscirà a farlo, non credo che potrà farlo la prossima». Il metodo di lavoro, ha spiegato, passa per il perseguimento degli interessi globali a discapito della sovranità nazionale: «Gli interessi nazionali non dovrebbero interferire», ha ammonito Ghebreyesus. Nessuno potrà dire di non essere stato avvisato.
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