2022-08-13
Le ridicole grida di Conte e Di Maio messe a tacere dai loro curriculum
Luigi Di Maio (Imagoeconomica)
Giggino chiese l’impeachment per il presidente Sergio Mattarella che aveva esercitato le sue prerogative.È bastata l’ipotesi lanciata da Silvio Berlusconi sulle dimissioni di Sergio Mattarella qualora passasse il presidenzialismo e ieri si è scatenato il caos. Dopo l’allarme «arrivano le destre» lanciato dal segretario del Pd, Enrico Letta, sono arrivati i commenti di tutto l’arco politico nazionale. Reazioni anche alla «Scurdámmoce ‘o ppassato, simmo ‘e Napule paisá» come quella del leader di Impegno civico, Luigi Di Maio. «La coalizione di destra vuole destabilizzare il Paese. Noi siamo con i progressisti e noi ci opponiamo alla coalizione di destra che con Berlusconi ha dichiarato una cosa inquietante sulla presidenza della Repubblica», ha dichiarato ieri mattina a Radio 24. Parole che fanno sorridere, malgrado siano state pronunciate dall’ancora ministro degli Esteri, e che dovrebbero farlo arrossire, visto che ha dimenticato il suo passato di grillino. Quando insieme al Movimento 5 stelle aveva chiesto l’impeachment per il capo dello Stato - sempre lui, Sergio Mattarella - proponendo di metterlo in stato di accusa dopo il no a Paolo Savona come ministro dell’Economia. Lo stesso Di Maio si lamentava perché era stato impedito al governo del cambiamento, quello gialloblù, di nascere: «Abbiamo un grande problema, che si chiama democrazia. Questa non è una democrazia libera se siamo in queste condizioni. Questa scelta è incomprensibile. Ma non finisce qui». E a chi gli ricorda che faceva certe richieste giusto pochi mesi prima di indossare il gilet giallo e, gridando «Il vento del cambiamento ha valicato le Alpi», andava a manifestare a Parigi, lui candidamente risponde: «Io non ho mai proposto il presidenzialismo e poi ho sempre detto pubblicamente ciò che ho sbagliato. Invece con Berlusconi sta venendo fuori la maschera del centrodestra. A loro non va bene Mattarella come garante anche in caso di governo di centrodestra. Ma il presidenzialismo ha bisogno di pesi e contrappes: qui non ci sono». Ma Giggino l’ex bibitaro, abituato a vedere lungo all’interno dello stadio San Paolo, e che ha dovuto allearsi con Bruno Tabacci per creare il suo Impegno civico, aggiunge: «Adesso abbiamo capito il reale obiettivo per cui sta riemergendo: Berlusconi voleva fare il presidente della Repubblica e non è riuscito. Vuole il presidenzialismo per buttare giù Mattarella». Epperò nella sua autobiografia, Un amore chiamato politica, non ha evitato di raccontare i complimenti che gli fece il Cav negli studi Mediaset, in vista delle elezioni europee del 2019: «Ciao, Di Maio, volevo dirti che sei davvero bravo». Comunque in fatto di coerenza non appare strano che anche il suo odiato ex capo politico, Giuseppe Conte, si lanci in commenti che rasentano il ridicolo. «Con le parole di Silvio Berlusconi il centrodestra ha calato la maschera, ammettendo che la riforma costituzionale in senso presidenzialistico di cui parla prefigura un semplice un accordo spartitorio: Giorgia Meloni premier, Matteo Salvini vicepremier e ministro dell’Interno, Silvio Berlusconi primo presidente della nuova Repubblica presidenziale, dopo avere ottenuto le dimissioni di Sergio Mattarella». E insiste sui social: «Non permetteremo che le Istituzioni siano piegate alle fameliche logiche spartitorie delle forze di destra». Insomma, un allarme preoccupato contro i tre «loschi figuri», forse perché anche all’ex premier e leader di quel che resta del M5s fa cilecca la memoria. Dimentica infatti di aver governato con il leader della Lega, vicepremier e responsabile del Viminale, nel governo gialloblù e di essere stato nella maggioranza multicolor del governo Draghi alleato di Berlusconi. Inoltre non ricorda le parole usate nei confronti dell’ex Cav in tv: «Una figura che ha avuto un ruolo istituzionale importante, ha fatto anche molte cose buone, ha interpretato sicuramente la voglia di rinnovamento di una parte del Paese, che si è identificata con lui».
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