2022-12-18
Ricetta amara del Mef sulle bollette
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Giancarlo Giorgetti propone un prezzo bloccato per il 70-80% del consumo degli anni precedenti. L’eccedenza si paga di più. Sacrificio al solito scaricato sugli utenti e beffa per i virtuosi.Mentre la legge di bilancio è all’esame del Parlamento e la trattativa europea sul price cap al gas si avvia domani a una probabile conclusione, pare che il governo abbia in mente un altro sistema per calmierare le bollette dell’energia. Il ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ospite alla festa per i dieci anni di Fratelli d’Italia, ha infatti affermato che il governo sta studiando «un meccanismo in cui il calcolo della bolletta dovrebbe in un qualche modo incentivare il risparmio».L’idea sarebbe quella di «dare una fascia protetta di consumo del 70-80% degli anni precedenti tutelato allo stesso prezzo, poi se qualcuno consuma di più paga un prezzo più elevato. È un meccanismo molto complicato che potrebbe esordire la prossima primavera», ha aggiunto.Come sempre, occorre vedere come la norma verrà scritta, per avere un quadro corretto dei possibili impatti. Soprattutto quando si toccano elementi di mercato, gli effetti concreti di una norma non sono del tutto chiari sino a che questa è in vigore. Ma non trattandosi di assoluta novità, ci sono dei precedenti. Si tratterebbe di un dispositivo non dissimile da quello che sta per scattare in Germania sia sul gas sia sull’energia elettrica. Lì, grazie a quello che viene chiamato «freno» sull’energia, cittadini e piccole imprese pagheranno 12 centesimi a chilowattora fino all’80% dei consumi di gas stimati in base ai consumi dell’anno precedente. Per l’industria la soglia sarà del 70% dei consumi e il prezzo sarà di 7 centesimi a chilowattora. Per l’energia elettrica, la soglia per cittadini e piccole imprese sarà dell’80% dei consumi dell’anno precedenti, che saranno pagati 40 centesimi a chilowattora, mentre le industrie avranno il 70% di soglia sui volumi e un prezzo di 13 centesimi a chilowattora. Superate queste soglie i consumatori pagheranno l’energia in base al prezzo di mercato.L’idea implicita del provvedimento tedesco, cui sembra volersi ispirare il governo italiano, è di calmierare i prezzi mettendo allo stesso tempo un tetto ai consumi. L’incentivo è infatti a non consumare: la riduzione desiderata dei consumi è del 20% per le famiglie e del 30% per le aziende.Immaginando che questa sia la strada che il governo italiano vuole percorrere, occorre notare che i problemi relativi a questa iniziativa sono diversi. Innanzitutto, i costi: l’incentivo a non consumare oltre soglia verrà utilizzato dai consumatori se il costo dei chilowattora sotto la soglia è sensibilmente più basso di quello del mercato. Poiché in Germania è lo Stato che garantisce i prezzi applicati, sulle casse pubbliche pesa la differenza tra il prezzo amministrato e il prezzo reale a cui le imprese fornitrici trovano la materia prima sul mercato. Le finanze pubbliche italiane possono permettersi di sostenere un impegno così ampio? Peraltro, Giorgetti parla in realtà di «stesso prezzo»: se questo significa trovarsi nel 2023 con gli stessi prezzi del 2022, altissimi, è ben difficile che il meccanismo possa funzionare.In secondo luogo, l’incentivo a non consumare potrebbe penalizzare molto chi è già virtuoso e non riesce a comprimere ulteriormente i consumi. Per questi, il tetto ai consumi significherebbe un danno notevole. In generale e più ancora, nel 2022 si è già assistito a una diminuzione cospicua dei consumi energetici. Nello scorso mese di novembre, ad esempio, i consumi di energia elettrica hanno fatto registrare un - 5,4% rispetto allo stesso mese del 2021 (-7,6% i consumi industriali). Negli stessi periodi, i consumi di gas sono invece scesi del 24,9% (-20,5% l’industria). Soprattutto relativamente all’industria, si tratta di dati da depressione profonda. E se questi fossero i parametri da cui far partire il calcolo delle soglie, significherebbe condannare il Paese a una recessione certa.Su questo aspetto entra una considerazione di ordine più generale, e cioè che il disincentivo a consumare di per sé ha una implicazione depressiva. Non si tratta infatti di fare efficienza, ma di rinunciare: c’è una bella differenza. L’efficienza è ottenere lo stesso output utilizzando meno input, mentre rinunciare significa diminuire l’output. Il meccanismo, per come è fatto, disincentiva la crescita economica, che richiederebbe invece più energia. L’energia aggiuntiva richiesta dalla crescita verrebbe pagata a prezzo alto, mettendo le imprese davanti a un dilemma.Sul tetto al prezzo del gas, intanto, domani a Bruxelles dovrebbe svolgersi la riunione decisiva del Consiglio dei ministri europei dell’energia. Pare che un accordo sarà trovato su una soglia pari a 190 o 200 euro/Mwh, con alcune condizioni. L’intesa sarà celebrata come un grande successo dell’Europa contro i cattivi speculatori e a favore dei cittadini, dopodiché finirà nella bacheca dei trofei vinti in campionati inesistenti. Da una parte, infatti, la soglia rimane alta e difficilmente farà scattare il meccanismo di correzione dei prezzi: dunque i costi per i cittadini non sarebbero poi così diversi da oggi. Dall’altra, qualora invece il tetto entrasse in vigore, provocherebbe una serie di problemi di cui abbiamo parlato molte volte, per cui dovrà essere sospeso.
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