2025-05-16
Ricercatori italiani fuori dai bandi Ue per colpa di un esposto di Pd e Cgil
Anna Maria Bernini (Imagoeconomica)
Il contratto introdotto tre anni fa stride con le regole europee, appello al Parlamento.Un tempo, il Pd si presentava agli elettori come il partito della «scienza». Ora, invece, ostacola il governo nel tentativo di garantire ai ricercatori italiani l’accesso ai fondi europei. Tant’è che illustri membri della comunità scientifica hanno inviato una lettera al Parlamento per chiedere di trovare una soluzione. Tra i mittenti figurano il premio Nobel Giorgio Parisi, il presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza, il presidente dell’Agenzia per la promozione della ricerca europea, Maria Cristina Pedicchio, il presidente dell’Accademia nazionale dei Lincei, Roberto Antonelli, e il presidente della Consulta dei presidenti degli enti pubblici di ricerca, Antonio Zoccoli. Nessuno dei quali è sospettabile di simpatie verso l’attuale governo. Poco meno di tre anni fa, con la legge numero 79 del 2022, è stato introdotto dal governo Draghi il cosiddetto contratto di ricerca: un rapporto di lavoro subordinato biennale dedicato esclusivamente alla ricerca, a sostituzione della precedente figura dell’assegnista, che era una collaborazione coordinata e continuativa senza copertura fiscale e previdenziale. Tale forma contrattuale è stata inserita come milestone (obiettivo vincolante) nel Pnrr, quindi la sua corretta attuazione è una condizione per ricevere questi fondi. Al contempo, però, essa sta rendendo impossibile accedere ad altri finanziamenti europei, come per esempio i progetti Marie Sklodowska-Curie Actions (Msca) nell’ambito del programma Horizon Europe, un programma di finanziamento per la formazione e la mobilità di ricercatori dottorandi e post-dottorandi, con un budget complessivo per il 2025 di oltre 1,25 miliardi di euro.Dei progetti Msca, l’Italia si aggiudica in media 85 milioni di euro all’anno. Lo scorso aprile, la Rea - l’Agenzia esecutiva responsabile dell’implementazione di tali progetti - ha rammentato ai vincitori italiani dei bandi che la Commissione Ue «impone l’obbligo di stipulare un contratto di lavoro tra il beneficiario e il doctoral candidate o il postdoctoral researcher». Tuttavia, continuano gli autori della missiva, «l’unico strumento contrattuale disponibile in Italia per adempiere a tale obbligo è rimasto l’assegno di ricerca, che tuttavia è stato definitivamente abolito a sua volta a partire dal primo gennaio 2025». Il contratto di ricerca, spiegano nell’appello, può essere impiegato per l’inquadramento dei vincitori delle Postdoctoral Fellowship», ma «non risulta applicabile ai progetti Doctoral Network per l’assunzione dei dottorandi, in quanto un candidato al dottorato non soddisfa il requisito relativo ai tre anni di attività di ricerca». Tradotto: gli atenei italiani non dispongono di un contratto di lavoro conforme ai requisiti previsti dai bandi. Il rischio, se non viene introdotto tempestivamente un nuovo strumento, è dunque di dover restituire i soldi, cioè decine di milioni di euro. Quando il governo ha cercato di risolvere il problema, l’Flc Cgil e Adi (Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia) hanno inviato un esposto alla Commissione Ue, denunciando a Bruxelles la possibile violazione di una milestone del Pnrr. Ora, in emergenza, il ministro Anna Maria Bernini ha lanciato un appello alle opposizioni per trovare celermente una soluzione, nello specifico attraverso un emendamento a firma Occhiuto-Cattaneo all’esame in Senato. Tuttavia, con una nota congiunta di Pd, M5s e Avs, le opposizioni hanno respinto la richiesta del ministro. «I progetti Msca sono solo un esempio emblematico di una problematica più ampia», scrivono le principali istituzioni scientifiche italiane ai membri della VII Commissione del Senato. «Per avviare una carriera nella ricerca è necessario disporre di strumenti flessibili, in grado di offrire a un numero ampio di giovani l’opportunità di misurarsi con questo percorso e valutarne l’attitudine». Questa volta, però, a sinistra non hanno voluto seguire la scienza.
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