2024-09-27
Ricci cerca fondi per la sua Pesaro. Il cassiere era il suo social manager
L'eurodeputato dem Matteo Ricci (Imagoeconomica)
Da primo cittadino chiedeva via lettera almeno 40.000 euro alla banca per una manifestazione organizzata da un’associazione di cui «non sa niente». E il cui marchio è di proprietà di un ex consigliere di sinistra...Sui settimanali di enigmistica una delle rubriche più seguite è «Trova le differenze». Proviamoci. Un presidente di Regione va da un imprenditore e ne ascolta le esigenze. Riceve un contributo elettorale registrato secondo legge. Però finisce indagato per quattro anni e, alla fine, si dimette e patteggia una pena per liberarsi dal peso di questa inchiesta. Si chiama Giovanni Toti e ha un’aggravante: è di centrodestra. In più è presidente della Liguria, feudo di uno dei capicorrente più influenti del Pd: Andrea Orlando, già Guardasigilli.Un sindaco scrive al presidente di una banca: dammi 40.000 euro per le mie manifestazioni come sponsorizzazione. Poi, non si sa come, i soldi finiscono a un’associazione - Opera maestra - che emette fattura. Quel sindaco si chiama Mateo Ricci, è di Pesaro, ma ha una scriminante: è del Pd di cui ora è europarlamentare. Andrea Orlando voleva candidarlo al posto di Elly Schlein come segretario del Pd medesimo. A gran voce tutto il centrodestra di Pesaro sostiene che la Fondazione Pescheria - è il braccio operativo del Comune nel settore cultura su cui indaga l’Anac - presieduta dall’assessore alla Cultura di stretta osservanza ricciana, Daniele Vimini, è il centro di uno scandalo senza precedenti. L’assessore con una mano si assegna i fondi e con l’alta li spende: ha girato oltre 600.000 euro a Opera maestra e ha affidato, in data 3 maggio 2023, un incarico da 16.000 euro per la comunicazione di Pesaro Capitale della cultura 2024 alla società Lievito consulting, che guarda caso cura l’immagine dei gruppi parlamentari del Pd e ha dato una mano alla campagna elettorale di Matteo Ricci alle ultime europee.La lettera con cui il 17 giugno 2022 - secondo quanto scrive Il Resto del Carlino - si chiede alla Riviera Banca «almeno 40.000 euro per sostenere le nostre manifestazioni» è firmata da Matteo Ricci e da Daniele Vimini, che scrivono a Fausto Caldari, presidente dell’istituto di credito, e ad Andrea De Crescentini, responsabile della comunicazione della Riviera Banca: «Siamo certi che lei saprà cogliere lo spessore e l’interesse delle nostre proposte». Ora facciamo il gioco delle differenze. Forse perché Giovanni Toti è di centrodestra e Matteo Ricci del Pd, ma chiedere contributi non è la stessa cosa? O forse perché Giovanni Toti non ha mai negato i suoi contatti con Aldo Spinelli mentre Matteo Ricci ha adottato la strategia del «io non c’ero e se c’ero dormivo»? Sul caso Pesaro per ora si sono mosse l’Anac - che ha contestato alla Fondazione Pescheria di non avere rispettato le normative sull’anticorruzione - e la Guardia di finanza che, su ordine della Procura della Repubblica di Pesaro, ha sequestrato un po’ di documenti. Ma sui giornali e nelle televisioni se ne è scritto e parlato zero e, di provvedimenti, per ora nessuna traccia.Matteo Ricci ha dichiarato - sempre al Resto del Carlino - che non si è «mai occupato direttamente delle sponsorizzazioni, quanto a Opera maestra non so chi siano e, per quel che riguarda gli affidamenti degli incarichi, se ne sono sempre ed esclusivamente occupati i funzionari». Lui il tempo lo impiega per andare nei salotti televisivi a fare la morale in nome e per conto del Pd duro e puro. Nella lettera alla banca lui e il suo assessore alla Cultura (confermato anche nella nuova giunta del sindaco Andrea Biancani, pure lui Pd) scrivono: «Le manifestazioni nostre sono la decima edizione di Popsophia (che non è organizzata dal Comune di Pesaro ndr), la festa della pizza Rossini, il Palio dei bracieri». Dichiara oggi il presidente di Riviera Banca, Fausto Caldari: «Per poter pagare le sponsorizzazioni, noi abbiamo sempre voluto una lettera ufficiale del Comune con relativo Iban dove versare il contributo». L’Iban era quello del conto corrente di Opera maestra, presieduta da Stefano Esposto e che ha come socio la madre di costui. Eppure Matteo Ricci dice di non sapere chi sia Esposto e ignora l’esistenza di Opera maestra e di Stella polare, a cui sono andati 600.000 euro di contributi in tre anni. Una certa attenzione - a quanto si sa - sul Palio dei bracieri la sta, invece, mettendo la dottoressa Maria Letizia Fucci ,sostituto procuratore di Pesaro. C’è un particolare curioso che riguarda questo Palio dei bracieri che si tiene da dodici edizioni in luglio e rievoca festeggiamenti nuziali di Costanzo Sforza e Camilla D’Aragona. Secondo Matteo Ricci si tratta - come scritto sul sito del Comune - di «una figata pazzesca, una manifestazione che negli anni è cresciuta molto, entrando nel cuore di tutti i pesaresi». È talmente una figata che il Palio dei bracieri è un marchio di proprietà di Massimiliano Santini. Chissà se Matteo Ricci - che rivendica come suo il Palio - conosce questo «educatore» che è stato consigliere comunale della sinistra ma, soprattutto, il suo social media manager, assunto dal Comune con decreto del sindaco del 6 settembre 2019.Santini ha registrato - l’8 settembre 2022 (quando era dipendente comunale) - il marchio Palio dei bracieri e nel 2023 il Comune ha erogato a Opera maestra un contributo di 50.000 euro per organizzarlo, ma - scrive sempre Il Resto del Carlino - pare che 45.000 siano stati girati a Santini per l’utilizzo del marchio. Questo sarebbe il nuovo filone d’inchiesta della Procura. Nel gioco delle differenze ci sta anche che Genova ha solo il Salone nautico e Pesaro è Capitale della cultura 2024? L’ha designata Dario Franceschini (Pd) quando era ministro. Chissà se alla proclamazione, che ha portato alla giunta di Matteo Ricci (Pd) un milione di euro, hanno stappato una boccia. Di quelle buone.
Alberto Stefani (Imagoeconomica)
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
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