2024-01-10
Strage di Erba, via libera all’udienza che deciderà se il processo va rifatto
Olindo Romano e Rosa Bazzi (Ansa)
La Corte d’appello di Brescia ha accolto l’istanza del sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser. Tra due mesi i giudici valuteranno se la storia quel delitto e di Olindo Romano e Rosa Bazzi deve essere riscritta.Tutti a Erba 18 anni dopo. Con un colpo di scena degno di Alexandre Dumas padre, il feuilleton di Olindo Romano e Rosa Bazzi, e dei loro quattro omicidi, torna improvvisamente d’attualità. La corte d’Appello di Brescia ha infatti ammesso l’udienza per discutere l’istanza di revisione della sentenza con cui furono condannati all’ergastolo i colpevoli della strage di Erba. Al termine del dibattimento, che si terrà il primo marzo per l’impugnazione inoltrata formalmente dalla procura generale di Milano, i giudici decideranno se rigettare l’istanza oppure accoglierla, avviando così la revisione del processo.La richiesta di revisione era stata confezionata l’estate scorsa dal sostituto procuratore generale Cuno Tarfusser si era incaricato in autonomia di condividere i dubbi innocentisti dei difensori Fabio Schembri e Luisa Bordeaux, sostenuti da alcuni programmi Tv come Le Iene. Un revisionismo mediatico che potrebbe trasformarsi in una revisione tout court. La stessa procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni, era contraria a riaprire il caso e - pur trasmettendo gli atti a Brescia - aveva allegato un parere negativo dichiarando «inammissibile e infondata» l’istanza. Inammissibile perché veniva da un soggetto non legittimato (Tarfusser) e infondata perché mancavano a suo dire «presupposti e nuove prove decisive per la riapertura del caso». Un corto circuito giudiziario in piena regola. Per quella che considerava un’ingerenza, la procuratrice Nanni aveva aperto un procedimento disciplinare presso il Csm nei confronti di Tarfussercontestandogli di «avere violato i doveri di correttezza, riserbo ed equilibrio». I giudici bresciani avrebbero potuto chiudere definitivamente la porta in faccia a una vicenda dall’indubbio appeal scenografico ma non l’hanno fatto, consentendo alle telecamere di riaccendersi. Oggi il più felice è proprio Tarfusser: «Questa è una soddisfazione professionale che mi ripaga di tutta una serie di ostacoli e angherie. Sono contento perché vuol dire che non ho sbagliato; più leggo gli atti e più ci credo».Così si torna a Erba, ai piedi delle Prealpi comasche, nella multifamiliare di via Diaz 52, dove l’11 dicembre del 2006 andò in scena una delle più efferate stragi famigliari del dopoguerra. Bastarono nove minuti a Olindo e Rosa per compierla, come decretato da due sentenze di merito più la Cassazione. La ricostruzione dei fatti venne affidata alla procura di Como e ai carabinieri che dopo un mese arrestarono la coppia, messa fin dall’inizio nel mirino degli investigatori per i numerosi screzi di vicinato e liti da cortile con il papà del piccolo Youssef, Azouz Marzouk, tunisino con precedenti per spaccio che si era accasato in una delle famiglie benestanti della città. La conta delle vittime era di fatto un albero genealogico: Paola Castagna (la nonna di Youssef), Raffaella Castagna (la mamma), il bambino di due anni e tre mesi trovato sul divano con due pugnalate alla gola, più Valeria Cherubini (la vicina) allertata dal fumo nell’appartamento. Suo marito, Mario Frigerio, in fin di vita per una coltellata alla gola, fu salvato da una malformazione congenita dell’arteria carotide, deviata rispetto al normale. Fu lui ad accusare Olindo Romano in aula: «L’ho visto, mi fissava con gli occhi da assassino, non dimenticherò mai il suo sguardo». Il testimone oculare (morto nel 2014) portò i procedimenti a sentenze «oltre ogni ragionevole dubbio». L’ipotesi di riapertura del caso non scalfisce le certezze della famiglia delle vittime. Ha detto Beppe Castagna a LaPresse: «Siamo convinti che se dovessero rifare il processo non una, ma due, tre, sette volte, darebbe lo stesso risultato. Non parteciperemmo come parte civile, per noi la verità giudiziaria è stata già scritta».Il caso sul quale 26 giudici si erano espressi con chiarezza potrebbe essere riaperto. Le 150 pagine dell’istanza contengono sette consulenze audio e video nelle quali vengono sollevate incompatibilità nell’inchiesta che, secondo gli avvocati difensori, porterebbero all’innocenza di Olindo e Rosa. C’è anche la testimonianza di uno spacciatore mai sentito dagli inquirenti che risiedeva nell’abitazione della strage. Le architravi per l’ergastolo rimangono tre: la deposizione del testimone oculare, la confessione dei due colpevoli e una macchia di sangue sulla Seat Arosa di Olindo. Più una serie di domande non facili da smantellare. Eccole in rapida successione. Chi, al di fuori dei condomini, era in grado di aprire il quadro elettrico per staccare la corrente, come confessato da Olindo? Chi tra i condomini, aveva un movente contro Marzouk o la famiglia Castagna, se non i coniugi Romano? Perché uno sconosciuto avrebbe dovuto perdere tempo a incendiare l’abitazione e uccidere i vicini di casa se non fossero stati in grado di riconoscere i killer? Come hanno fatto i due coniugi - nelle confessioni separate - a dare la stessa versione sulla dinamica dei fatti, le armi, i punti di innesco dell’incendio e persino il colore dell’accendino utilizzato? Quale motivo avrebbe mai avuto Olindo di rivendicare sulla Bibbia, in carcere, il delitto se non era l’assassino? Per le risposte tutti sul set a Brescia dal primo marzo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.