2024-07-19
Report Ue contro la Rai? Una bufala
Barbara Floridia, presidente di garanzia della Vigilanza Rai (Imagoeconomica)
«Il Fatto» e «Repubblica» spacciano come studio europeo un testo sull’informazione realizzato da quattro prof italiani. Tra questi c’è un candidato al cda della tv pubblica.Non basta dire «rapporto Ue» per avere la certezza della verità e dell’attendibilità. Se poi il «rapporto Ue» si basa su cronache di un paio di giornali allora siamo a zero correttezza e zero equilibrio. Proprio quello che manca quando si parla di Rai o, meglio, Telemeloni come viene chiamata ormai dalle opposizioni e dalle testate di riferimento che hanno strumentalizzato un report che non c’è per alimentare l’indignazione collettiva. L’ultimo attacco è arrivato dalla stampa d’oltralpe che ha titolato su Le Monde Week-End in prima pagina «L’offensiva di Meloni sulla Rai italiana» per la mancata diretta delle elezioni francesi e la scelta di aprire il Tg di Rainews24 con un Festival delle città identitarie e non con l’ammucchiata macroniana anti Le Pen. E allora ecco pronto il dossier stilato dalla Commissione Europea dal titolo «Monitoraggio del pluralismo dell’informazione dell’era digitale» che si sarebbe occupato della nostra informazione pubblica, dossier durissimo con cui l’Ue fa a pezzi il sistema informativo italiano a cominciare da una Rai ormai assoggettata alla politica ma ora vittima di una «operazione di occupazione e spartizione» da parte della destra, passando per le leggi allarmanti per la libertà di stampa, vedi decreto Cartabia, e fino ai conflitti di interessi degli editori privati. A smontare la bufala un documentato articolo de Il Foglio che spiega come il «Rapporto» abbia ben poco di internazionale visto che il “Centre for media pluralism and media freedom”, che lo firma, non è l’Ue ma semplicemente ha preso i soldi dell’Ue per le realizzare la ricerca che monitora lo stato dell’arte dell’editoria. Quindi l’Unione europea non ha «bocciato la libertà di stampa in Italia», come scritto dal Fatto quotidiano, oppure «lanciato un allarme sull’informazione in Italia», come denunciato da Repubblica, ma lo ha fatto il report curato dai professori Giulio Vigevani, Gianpietro Mazzoleni, Nicola Canzian e Marco Cecili, che fanno parte del Centro con sede a Firenze. Il dossier, che dà conto dei rischi potenziali per il pluralismo dell’informazione nei 27 Paesi europei, è stato realizzato da ricercatori e studiosi locali e tutti hanno utilizzato un questionario composto da 200 domande incentrate sul rischio bavaglio ai media. I quesiti, però, offrono un’ampissima discrezionalità nelle risposte evidenziando la scarsa attendibilità scientifica necessaria invece in simili ricerche. I ricercatori, inoltre, hanno utilizzato anche interviste e fonti secondarie (come documenti di associazioni di categoria o di organizzazioni non governative, ma anche denunce pubbliche di quotidiani, forze di opposizione, sindacato dei giornalisti). Altro dato che smonta il dossier è che uno dei 4 professori, Giulio Vigevani, ottimo docente che è candidato a far parte del cda Rai, che ha fatto ricorso contro il sistema di nomina Rai e che difende un sovrintendente cacciato per fare posto all’ex ad Rai, Carlo Fuortes. Tu chiamalo se vuoi conflitto d’interesse perché sarà pure TeleMeloni ma vuoi mettere stare tra le braccia di Mamma Rai? Nel passaggio del Report si legge infatti «in conformità con una prassi consolidata», il 2023 ha visto «una serie di nomine che riflettono il nuovo panorama politico», con storture come quella che ha riguardato Fuortes: «Per convincerlo a rassegnare le dimissioni da amministratore delegato, il governo ha offerto a Fuortes il prestigioso incarico di sovrintendente del Teatro San Carlo di Napoli, emanando inoltre un decreto legge per liberare quella stessa posizione, occupata da Stephane Lissner». Inoltre l’analisi imputa alla «influenza della nuova maggioranza» le dimissioni di «alcuni noti e autorevoli giornalisti», tra cui Fabio Fazio e Lucia Annunziata. E sempre a proposito di libertà di stampa a senso unico, se il team di docenti ha presentato il rapporto a divulgarlo ci ha pensato anche Barbara Floridia, presidente di garanzia della Vigilanza Rai, che è del M5s, il partito che si è spartito le poltrone con la destra, la stessa destra che secondo il report minaccia il pluralismo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.