2023-04-04
«Rep» e «Stampa» fanno infuriare il Colle
Sergio Mattarella (Getty images)
Cortocircuito a sinistra: con un comunicato irridente («divertito stupore») il Quirinale smonta il retroscena sui colloqui con Mario Draghi precedenti alla visita del premier. A furia di volere fare inciampare il governo, hanno fatto innervosire pure il «loro» presidente.Un terribile incidente può capitare anche ai cacciatori più esperti: pensavi di aver puntato un fagiano, e invece finisci per colpire il tuo collega cacciatore. È più o meno quello che è successo - senza che nessuno si senta accostato a un fagiano, si capisce - tra il gruppo Gedi e il Quirinale, peraltro, come vedremo, senza risparmio di pallettoni. Tutto nasce dai due titoli a caratteri cubitali di Stampa e Repubblica di ieri mattina. «Mattarella-Draghi, vertice sul Pnrr», era l’apertura della prima pagina del quotidiano torinese, con mega-retroscena a pagina 3: «La visita di Draghi a Mattarella prima del pranzo di Meloni al Colle». Appena più sorvegliata la scelta di Repubblica: in prima pagina, un cenno, comunque politicamente assai significativo, nel sommario del titolo principale («Mattarella ha ricevuto Draghi prima dell’incontro con Meloni»), e poi a pagina 7 un retroscena a tinte altrettanto forti di quello della Stampa («Draghi da Mattarella. Quell’incontro al Colle prima di vedere Meloni»). E capite bene che, politicamente parlando, il racconto si prestava a una narrazione tutta costruita contro Palazzo Chigi. «Il governo arranca», spiegava Rep. Di qui la doppia ipotesi del quotidiano romano, ovviamente in funzione anti Meloni: un governo in difficoltà che chiede aiuto al Colle più alto, e il Colle più alto che preventivamente verifica tutto con Draghi. Messaggio neanche troppo subliminale: il governo di centrodestra è costretto ad andare due volte a Canossa. Stessa sceneggiatura sulla Stampa: «Il governo di Giorgia Meloni si sente assediato», anzi «la destra sovranista è in difficoltà». E allora questa destra cattiva avrebbe in animo di scaricare le colpe su altri. Ma «l’operazione […] trova un ostacolo», cioè Draghi stesso. Qui l’esercizio di fantasia è talmente acrobatico da ipotizzare perfino un ritorno dell’ex Bce a Palazzo Chigi (con quali voti?): «Il presidente della Repubblica vuole evitare che in un momento di difficoltà per l’esecutivo possano riaffacciarsi ipotesi di governi alternativi, o addirittura di un impensabile ritorno di Draghi a Palazzo Chigi». Impensabile? E allora perché lo mettete in pagina? Elementare, Watson: sempre per dare l’idea di una Meloni assediata. E il pezzo si chiude con una specie di ritirata strategica attribuita a Fdi, costretta a polemizzare non più con Draghi ma solo con Giuseppe Conte. Dopo tutta questa fiction, è stato sufficiente attendere metà mattina - sempre ieri - per trovare, sul sito del Quirinale, e poi su tutte le agenzie, un autentico ceffone del Colle sulle due guance del gruppo Gedi. Giudicate voi anche il tono insolitamente sarcastico, perfino irridente, della «precisazione» del Colle: «Al Quirinale si registra un divertito stupore per una ricostruzione decisamente fantasiosa fatta da diversi quotidiani sugli incontri del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nei giorni scorsi». E ancora: «Non è vero che il presidente Mattarella abbia parlato con Mario Draghi di Pnrr, né che lo abbia incontrato ventiquattr’ore prima della colazione con il presidente del Consiglio né tantomeno in giorni realmente precedenti. Né che vi sia stato, nello stesso arco di tempo, un analogo incontro con il commissario Ue Paolo Gentiloni». Gran finale con sculacciata: «Sarebbe fortemente auspicabile che, sulle iniziative del presidente della Repubblica e sul loro significato, si facesse riferimento a quanto il Quirinale, con piena trasparenza, comunica».Ora, al di là della conclusione un po’ bulgara (l’attività giornalistica non è solo ritrasmettere le veline dell’una o dell’altra istituzione), e al di là degli aspetti che la smentita lascia per lo meno non chiari (si potrebbe anche dedurre che Mattarella abbia incontrato Draghi nei giorni precedenti, con una tempistica diversa da quella ipotizzata da Stampa e Rep), resta una memorabile ramanzina ai due quotidiani che pure - ogni giorno - non fanno mai mancare il loro omaggio all’inquilino del Colle. Le stesse repliche dal fronte Gedi sono state tiepidissime, il minimo sindacale. La Stampa si è infatti limitata alla notazione cronologica che anticipavamo poco fa: «Dopo le precisazioni del Quirinale confermiamo quanto scritto, anche alla luce delle verifiche effettuate con fonti della presidenza della Repubblica nella giornata di ieri (l’altro ieri, ndr). L’incontro tra il Capo dello Stato Sergio Mattarella e l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi c’è stato il 20 marzo». E c’è stata pure - par di capire - una mezza conferma di qualcuno, nel palazzo del Quirinale, a favore di qualche firma ritenuta amica. Ma resta il dato politico - e giornalistico - di fondo. Nel tentativo di costruire un racconto ostile alla Meloni, i quotidiani vicini al Pd sono finiti vittime del cortocircuito da loro stessi innescato. Al punto da indurre Mattarella in persona a scaricarli platealmente. C’è da immaginare che ora lo sforzo mediatico sarà quello di dimenticare (e far dimenticare) l’infortunio. Del resto, mancano ventuno giorni al 25 aprile, e può tornare utile alla bisogna la campagna perenne contro un fascismo oggi inesistente.
Getty Images
Le manifestazioni guidate dalla Generazione Z contro corruzione e nepotismo hanno provocato almeno 23 morti e centinaia di feriti. In fiamme edifici istituzionali, ministri dimissionari e coprifuoco imposto dall’esercito mentre la crisi politica si aggrava.
La Procura di Torino indaga su un presunto sistema di frode fiscale basato su appalti fittizi e somministrazione irregolare di manodopera. Nove persone e dieci società coinvolte, beni sequestrati e amministrazione giudiziaria di una società con 500 dipendenti.