2021-01-08
Renzi picchia su Conte e sulla visita di Barr
Il leader di Italia viva alza il livello dello scontro all’interno del governo. E chiede chiarezza sui vertici romani di un anno e mezzo fa con l’attorney general dell’amministrazione Trump: «È urgente che il premier lasci la delega ai servizi segreti»La crisi di governo in Italia risente dei fatti di Washington: il legame tra Giuseppi e Donald Trump diventa un altro incandescente argomento di scontro tra Italia viva e il presidente del Consiglio, mentre il nuovo testo del Recovery plan, inviato da Palazzo Chigi ai partiti di maggioranza, non basta a placare le polemiche interne ai giallorossi. La tensione risale alle stelle ieri pomeriggio, quando Italia viva attacca Giuseppe Conte sulla delega ai servizi segreti, tirando in ballo quanto accaduto al Congresso degli Stati Uniti: «È oggi ancora più urgente», fanno sapere fonti renziane, «che Conte lasci la delega ai servizi e che si faccia chiarezza su quanto accaduto nell’estate 2019, con la visita di William Barr, attorney general di Trump, in Italia». Da Iv ricordano che quando emerse la vicenda, con i possibili legami col Russiagate, Matteo Renzi chiese al premier di riferire al Copasir. «Non è un capriccio o un fatto di poltrone», aggiungono i renziani, «chiedere che Conte lasci i servizi. Ci sono questioni prioritarie, come vaccini e scuole, ma i fatti di Washington testimoniano che la sicurezza nazionale è tema centrale. Non possiamo non notare che Conte nel commentare quei fatti non ha citato Trump».Nuvole nere si addensano sul ciuffo di Giuseppi, che ormai non può più fidarsi neanche del M5s, o almeno di quella (larga) parte del movimento che fa capo a Luigi Di Maio: non è un mistero che Giggino sogni di prendere il posto di Conte, così come (ahilui) gli ha fatto credere Renzi. La versione aggiornata del Recovery plan, recapitata ieri ai partiti di maggioranza, non contiene riferimenti alla governance: «La presentazione del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza)», si legge nelle linee guida del nuovo testo, «necessiterà di una più precisa definizione delle riforme e delle strategie di settore connesse al Piano e di ulteriori passaggi politico-amministrativi che consentano di finalizzare le progettualità e le tempistiche previste, attraverso l’individuazione dei soggetti responsabili, delle attività da compiere e delle modalità operative di lavoro e di coordinamento delle amministrazioni e degli attori istituzionali a vario titolo coinvolti».Per quel che riguarda i denari, ovviamente teorici, il Recovery plan aggiornato fa salire da 209 a 222 miliardi le risorse previste. Per la sanità si prevede un investimento di 19,7 miliardi, il doppio della versione precedente. Il Pnrr aggiornato, integrato con gli altri fondi europei di coesione e di React Eu, alza la quota di investimenti previsti al 70% e «assicurerebbe, secondo stime in corso, un impatto sul Pil di circa 3 punti percentuali». Il piano precedente prevedeva una crescita aggiuntiva di 2,3 punti. Salgono a 32 miliardi le risorse stanziate per le Infrastrutture per una mobilità sostenibile.Per digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura saranno destinati complessivamente 45,9 miliardi. Il capitolo si articola in tre aree di intervento: «digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pa» che potrà contare su 11,3 miliardi; «digitalizzazione, ricerca e sviluppo e innovazione del sistema produttivo» con un investimento di 26,6 miliardi, e «turismo e cultura» con 8 miliardi. Questa voce è «significativamente rafforzata» rispetto allo stanziamento precedente, che era di circa 3 miliardi. In calo, a 69 miliardi i fondi destinati alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica, che nella versione precedente ammontavano a 74 miliardi.Il testo del nuovo Recovery plan dovrà essere approvato in Consiglio dei ministri, non prima però di essere valutato in una riunione dei partiti di maggioranza convocata oggi alle 18. Poi, ne discuterà il parlamento. E qui torna in ballo la crisi. Italia viva continua a tirare la corda, attaccando Conte dopo che il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, su La7 ha raccontato di aver partecipato, l’altro ieri, a una riunione con il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, sul Recovery. Una circostanza che ha suscitato «grande irritazione» in Italia viva: fonti renziane fanno sapere che queste le dichiarazioni di Orlando «parrebbero confermare che c’è una maggioranza nella maggioranza». Il Pd, attraverso una nota, esprime «soddisfazione per le significative modifiche alla bozza del Recovery plan sulla base delle osservazioni presentate con più investimenti e meno bonus. Giovani, donne, mezzogiorno, servizi sociali, asili nido, sanità, politiche del lavoro, turismo e cultura, meno bonus e più investimenti per imprese innovative, terzo settore sono i pilastri», aggiungono i Dem, «sui quali il Pd ha chiesto modifiche sostanziali alla bozza del Recovery plan».E Italia viva? Manco a dirlo, prende tempo: «Abbiamo avuto poco fa», commenta al Tg4 il ministro Teresa Bellanova, «13 cartelle e delle schede che approfondiremo e diremo ciò che secondo noi va bene o meno bene. Alla fine del prossimo Consiglio dei ministri uscirò ancora ministro se arriveranno risposte. Altrimenti Conte si trovi i responsabili. Io», promette la Bellanova al Tg3, «farò la senatrice di opposizione per migliorare il Paese».
Silvia Salis (Imagoeconomica)
Il vicepresidente americano J.D. Vance durante la visita al Santo Sepolcro di Gerusalemme (Getty Images)
Roberto Cingolani, ad di Leonardo (Getty Images)
Palazzo Justus Lipsius a Bruxelles, sede del Consiglio europeo (Ansa)