2020-02-21
Renzi incassa solo un incontro con Giuseppi
Dopo aver minacciato la crisi e aver ingoiato il rospo delle intercettazioni, il Bullo ottiene un caffè con il premier. Che ironizza: «La mia porta è sempre aperta». Poi il leader di Italia vivacchia ci riprova con le «proposte choc», ma sono sempre le stesse.Sarebbe il caso di approvare, all'unanimità, una legge elettorale proporzionale che assegni d'ufficio il 5,01% a Italia viva: in questo modo, almeno, gli italiani non sarebbero costretti a sciropparsi ogni santo giorno le sparate propagandistiche di Matteo Renzi. L'ex Rottamatore è in piena sindrome da soglia di sbarramento: il suo partito bonsai ondeggia pericolosamente intorno al 3,5%, lontano da quel 5% che, se la nuova legge elettorale proporzionale sulla quale i giallorossi hanno (avevano?) trovato l'accordo sarà approvata, consente di eleggere parlamentari. Sono i numeri, l'ossessione di Matteo, che ieri si è svegliato con la brutta notizia dello share della puntata dell'altra sera di Porta a Porta su Rai 1: uno striminzito 13,1%, per un totale di 1.182.000 telespettatori, nonostante il gran battage pubblicitario e l'attesa creata ad arte intorno alla trasmissione. Numeri, numeri, numeri: li sta dando ormai da settimane, Renzi, alla ricerca spasmodica di un po' di visibilità in tv e sui giornali. E così, l'ex Rottamatore deve ringraziare (pensate un po') il premier Giuseppi Conte, che, ieri, accettando la richiesta di un faccia a faccia ha garantito al senatore di Rignano un'altra settimana sotto i riflettori.«Il presidente del Consiglio», dice Renzi, «dopo il mio intervento in Senato, mi ha inviato un gentile messaggio. Ci siamo scritti in questi giorni e credo che la cosa più pulita sia vedersi la prossima settimana con Conte. Le telenovelas funzionano quando poi c'è un elemento di chiarezza. Serve una forma di trasparente chiarezza. Ho chiesto a Conte», aggiunge Renzi, «di vederlo la prossima settimana, se lo riterrà utile». «Ho già risposto. Io», replica un cinguettante Conte, «sono sempre disponibile. Sicuramente ci vedremo la settimana prossima, la mia porta è sempre stata e sarà aperta. La proposta di Renzi sul sindaco d'Italia? Non commento iniziative estemporanee».Da buon democristiano, Conte non vuole stravincere: Renzi negli ultimi dieci giorni ha inanellato una serie di sconfitte (eufemismo) politiche che lo hanno reso sostanzialmente inoffensivo, e dunque il premier ora tende la mano al suo avversario in crisi. Il quale, vi si aggrappa: «Noi non abbiamo il desiderio di rompere», sottolinea Renzi, «ma cerchiamo di trovare dei compromessi, finché sarà possibile. Mi ero dato un arco di tempo fino a Pasqua. Forse sono stato troppo morbido, si pone il tema di una qualche forma di chiarimento. Noi siamo stati gli argini del buonsenso. Continueremo a farlo», garantisce l'ex Rottamatore, «sia che stiamo nella maggioranza sia che stiamo all'opposizione di una nuova maggioranza, con i cosiddetti responsabili, cosa che nelle prossime settimane potrebbe accadere».Al calduccio del «semestre bianco», ovvero i prossimi sei mesi durante i quali, tra referendum sul taglio dei parlamentari, annessi, connessi e finestre elettorali non si potrà votare, Renzi può continuare a giocherellare con le parole, alternando offensive e repentine retromarce. Il senatore di Leu Pietro Grasso, dopo che i senatori di Italia viva (tranne Renzi) hanno votato la fiducia sul decreto intercettazioni, mette il dito nella piaga: «È un voto di fiducia», argomenta Grasso, «anche nei confronti del ministro della Giustizia, che ha dimostrato di saper tornare sui suoi passi senza affannarsi sulla strada di ricatti e minacce per qualche titolo in più». «Se Grasso ha interesse a vedere una mozione di sfiducia a un ministro», ribatte stizzito Renzi, «non ha che da attendere». La sfiducia al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, minacciata più volte dal leader di Italia viva, se sulla prescrizione il governo non farà passi indietro, resta quindi sullo sfondo, ma solo a chiacchiere: nei giorni scorsi sono stati gli stessi esponenti del suo partito a escluderla, con il ministro dell'Agricoltura, Teresa Bellanova, che ha precisato che la questione «non è all'ordine del giorno». Poche ore dopo, nella sua newsletter, Renzi torna ad alzare i toni: «Il premier», scrive il leader di Iv, «usa parole molto dure contro Italia viva. Il Pd teorizza: buttiamo fuori Iv dal governo e prendiamo i responsabili di Forza Italia. Noi diciamo: se questo è ciò che volete, ok. Ne parleremo col premier Conte e decideremo cosa fare. Non stiamo al governo a tutti i costi. Sulla giustizia, possiamo fare tutti gli sforzi di compromesso. Ma ci sono dei limiti insuperabili. Speriamo che il ministro Bonafede capisca che deve fermarsi prima che sia troppo tardi. Il reddito di cittadinanza», incalza Renzi, «o si cambia o si elimina, perché così non va».Sotto choc per i sondaggi impietosi e per il fallimento della sua strategia basata sulla minaccia di far cadere il governo, Renzi presenta al Senato il fantasmagorico piano «Italia shock»: quattro proposte strabilianti per far ripartire il nostro Paese, partorite da quel genio (incompreso) della politica italiana che risponde, ovviamente, al nome di Matteo Renzi. Mettetevi seduti e assaporate queste idee rivoluzionarie: sbloccare i cantieri, un «investimento culturale sulla giustizia», la riforma del sindaco d'Italia e «la trasformazione del reddito di cittadinanza da sussidio come è oggi ad aiuto fiscale alle imprese e al lavoro». Vi siete ripresi dallo choc? Bene: Renzi questo benedetto piano «Italia shock» lo ha già presentato almeno altre due volte (il 15 novembre 2019 a Torino e il 21 dicembre 2019 con un'intervista al Sole 24 Ore, promettendo di presentarlo ancora una volta il primo febbraio 2020), negli ultimi quattro mesi. Renzi, da buon prestigiatore, moltiplica tutto. Tranne che i voti.