2020-03-18
«Regole folli e trattamento da untori. I trasportatori sono allo stremo»
Il segretario generale dell'associazione di categoria Maurizio Longo: «Per giorni i conducenti dei camion non hanno potuto usare i bagni degli autogrill. Le aziende gli vietano di scendere e dopo il confine c'è il Far West burocratico».«La situazione per noi è difficilissima». In che senso?«Un trasportatore su quattro ad oggi è fermo a casa, e ha smesso di lavorare. Bisogna impedire che la percentuale salga».Perché sta accadendo tutto questo?«Per tutte le molteplici difficoltà che tra poco le dirò. Ci sono problemi di leggi e regolamenti, non solo nazionali ma anche internazionali. E poi c'è un pregiudizio sanitario contro la categoria».Perché si sono fermati tanti trasportatori?«Dapprima per un cortocircuito burocratico che adesso, anche dopo il decreto, si sta in parte risolvendo».E poi?«Poi per via di una forte ostilità che avvertiamo nei nostri confronti. Del tutto immotivata, fra l'altro».Di che tipo?«Beh, in molte aziende e in molti centri di scarico veniamo additati come potenziali untori. Ci confinano e ci impediscono addirittura di scendere dai mezzi».Assurdo, come è possibile?«Perché in molti posti di lavoro hanno paura di noi. Una cosa folle, anche perché in questo momento siamo noi che garantiamo le merci sugli scaffali, i rifornimenti di carburanti, di alimentari, di farmaci, la tenuta del sistema Paese».Siete sotto stress?«Senza dubbio. Tuttavia proviamo a lavorare per garantire il flusso dei rifornimenti in ogni caso».Parla Maurizio Longo, segretario generale del Politecnico Trasportounito. Il suo racconto è essenziale per capire le condizioni di emergenza in cui molte categorie esposte si ritrovano a lavorare durante l'emergenza Covid-19. I trasportatori in queste ore sono tra quelli che si trovano in maggiore difficoltà, costretti a fare slalom tra paradossi, divieti e pregiudizi insensati.Da dove partiamo?«Dai tre giorni in cui non abbiamo nemmeno potuto andare in bagno. Ci siamo trovati nella condizione in cui le aree di servizio degli autogrill erano chiuse dopo le 18, mettendo in grande difficoltà i conducenti».Come mai?«Questo è il bello. Per un'interpretazione errata del decreto».Non ci credo. Possibile?«Oh sì. Per noi è stato impossibile lavarsi e fare pipì, finché, dopo tre notti, si è scoperto che la chiusura era frutto di una cattiva interpretazione del decreto».E poi?«Solo sabato siamo riusciti a far capire ai nostri interlocutori che le aree di sosta non sono paragonabili a un pub, ma sono strutture di servizio. E che quindi potevano restare aperte».Terribile. Cos'altro?«I conducenti sono considerati a rischio contagio e si ritrovano tempi di attesa lunghissimi per lo scarico e il carico in quasi tutte le destinazioni in cui devono recarsi».E poi?«Un'altra follia: in quasi tutte le aziende, i regolamenti interni ci impongono il divieto tassativo di scendere dal mezzo nei centri di carico e scarico».E come si può rivolvere questa difficoltà?«Servirebbe una disposizione legislativa che superi tutti i divieti aziendali».Perché una parte dei conducenti non vuole viaggiare?«Perché è uno stress terribile. Pensi che alcuni arrivano e poi trovano il centro di consegna chiuso senza che nessuno li abbia informati. Immagini che nel porto di Genova, per i controlli, si è arrivati a 400 mezzi bloccati in coda».E poi?«Pensi che tutti coloro che avevano le revisioni da fare, e non le potevano fare, fino a ieri dal punto di vista legale non potevano circolare in Italia».Tutto risolto con la proroga contenuta nel decreto?«Solo in parte. Se il veicolo compie un rifornimento internazionale, nel tratto che viaggia nel Paese straniero come fa? Può essere fermato e non è a norma. Ci troviamo di fronte al Far West europeo in cui ogni Stato fa come vuole. È una rappresentazione drammatica delle nostre divisioni».Esempio?«Al Brennero: centinaia di mezzi bloccati al confine con l'Austria. Il rischio di spegnersi del tutto è enorme».Cos'altro manca?«Si è tentato di scrivere un protocollo operativo nel settore dei trasporti che doveva essere pronto domenica, ma che non è ancora attivo».Facciamo un altro esempio.«Il divieto di circolazione. I mezzi superiori a 75 quintali, come è noto, possono o non possono viaggiare a seconda dei flussi di traffico. Ma ora che non c'è traffico questo divieto non ha senso!».E infatti è stato rimosso.«Stesso problema di prima. A livello nazionale lo hanno tolto fino al 22 marzo, ma a livello internazionale no. Tuttavia, proprio ora che non c'è nessuno per strada che senso ha impedirci la circolazione? Uno che deve attraversare due Paesi non parte».In Italia eravate autorizzati.«La norma tecnica non era chiara, solo dopo una lettura molto attenta abbiamo capito che era destinata anche ai trasporti nazionali».Però almeno il traffico abbattuto è un buon risultato.«Ci sono condizioni eccezionali sulla strada, ma perdiamo tutto il vantaggio quando arriviamo nei siti produttivi. E qui c'è lo scandalo del modo in cui siamo trattati».Raccontiamolo.«Il conducente è visto, non so perché, come un potenziale appestatore. Eppure è tra quelli che hanno meno contatti fra tutte le categorie di coloro che sono al lavoro!».Anche in questo caso c'è un problema di servizi sanitari.«Vero. Ma se uno non vuole mandare il conducente nei suoi locali deve mettere un bagno chimico esterno. Mi pare il minimo principio di civiltà. Non stiamo viaggiando per svago».E infine?«Abbiamo proposto la modifica ai tempi di guida e di riposo. Un conducente di norma può viaggiare nove ore e deve riposarne almeno nove».E voi oggi cosa volete?«Abbiamo chiesto di poter guidare un'ora in più e riposare un'ora di meno perché i regolamenti comunitari lo consentono. in Austria e Belgio lo hanno fatto».L'Ue come si comporta?«Con noi in teoria bene. Ieri ha ribadito che il trasporto merci non si può fermare».Però?«Però quando ti metti in strada scopri che tutti fanno come vogliono. In Austria siamo stati limitati e in Spagna ci hanno imposto percorsi alternativi. In Slovenia hanno ridotto i valichi di accesso. Cosa accade se tutti proseguono in ordine sparso? Noi la disunione la misuriamo ogni giorno».Diamo anche qualche buona notizia.«Noi muoviamo 1,4 miliardi di tonnellate di merci l'anno e il 10% sono alimentari. Stiamo mettendo in questa emergenza la stessa passione dei medici e degli infermieri. Non chiamateci eroi, perché è il nostro lavoro, ma almeno non trattateci da appestati!».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)