2025-09-04
Regno Unito, triste declino: la satira sui trans vale l’arresto. «È totalitarismo»
Graham Linehan (Getty images)
Altra bastonata laburista alla libertà di espressione. Il comico Graham Linehan fermato all’aeroporto di Londra (come un latitante) per «incitamento all’odio».J.K. Rowling, madrina di Harry Potter divenuta grazie al cielo un’indomita combattente per la libertà di pensiero, dice che nel Regno Unito sottomesso al politicamente corretto si è affermata una forma di totalitarismo. Ed è difficile darle torto dopo aver assistito al plateale arresto del comico Graham Linehan, creatore della sitcom Father Ted, avvenuto all’aeroporto di Heathrow. Linehan è stato fermato da cinque poliziotti ed è pure finito all’ospedale. Il tutto per aver pubblicato su X tre post sui transgender che gli sono valsi l’accusa di incitamento all’odio. Questo è il livello a cui è giunta l’Inghilterra progressista di Keir Starmer, dove chiunque scriva online qualcosa di estraneo al pensiero prevalente rischia di finire in gabbia (ne sa qualcosa Lucy Connolly, condannata a 31 mesi di carcere per un post feroce sugli immigrati). È totalitarismo, senza dubbio, anche se in una forma soft. Così sostiene Rod Dreher, pensatore americano autore de L’opzione Benedetto: «Sta accadendo oggi in Gran Bretagna, peggio di come è accaduto in America (grazie, Primo Emendamento)», scrive Dreher. «L’arresto di Graham Linehan dimostra che sta accadendo nel Regno Unito a un livello che non abbiamo ancora visto negli Stati Uniti». Il fatto, però, è che di fronte a una nazione occidentale e apparentemente civile che mette in manette un artista per un paio di battute (e una comune e inoffensiva cittadina per uno sfogo online) si registra un mostruoso silenzio praticamente ovunque. In Italia i media non danno grandi notizie sulla deriva inglese e fatti salvi la Rowling, Elon Musk e pochi altri non sembra che le pulsioni liberticide britanniche suscitino particolare preoccupazione. Incalzato dai giornali, il primo ministro Starmer ha rifiutato di dare risposte soddisfacenti, in compenso si è largamente espresso il ministro della Salute Wes Streeting, il quale ha negato che la libertà di parola sia minacciata nel Regno Unito. «Vogliamo che la polizia si concentri sul controllo delle strade piuttosto che sui tweet», ha detto Streeting, definendosi orgoglioso «di vivere in un Paese che si abbatte come una tonnellata di mattoni sul razzismo e la discriminazione». In realtà l’unica cosa su cui si stanno abbattendo i laburisti è la decenza, dato che in Inghilterra è diventato pericoloso aprire bocca. Lo stesso ministro della Salute, pressato dai cronisti, ha dovuto ammettere che «come legislatori, dobbiamo riflettere molto attentamente sui limiti della libertà di parola. Una delle cose che il ministro degli Interni sta valutando è: stiamo dando compiti alla polizia, stiamo chiedendo alla polizia di concentrarsi sulle cose giuste?». Tradotto: forse le leggi sull’incitamento all’odio sono da modificare. A pensarlo sono gli stessi agenti inglesi che si trovano costretti ad arrestare persone incolpevoli perché le norme li obbligano a farlo. Sir Mark Rowley, commissario della polizia metropolitana, ha detto al Telegraph che i suoi colleghi si trovano in una «posizione impossibile». A suo dire gli agenti non dovrebbero essere coinvolti in «guerre culturali tossiche» e sostiene che in futuro saranno effettuate maggiori verifiche per garantire che solo i casi più seri vengano perseguiti. Rowley, riguardo all’arresto di Linehan, è convinto che ci siano «ragionevoli motivi per credere che fosse stato commesso un reato ai sensi del Public Order Act», ma spiega che gli agenti si trovano tra «l’incudine e il martello» dove li hanno piazzati i governi che hanno partorito leggi ambigue. «Una maggiore chiarezza e buon senso ci consentirebbero di limitare le risorse impiegate ad affrontare le dichiarazioni online, per dedicarle a quei casi che creano minacce reali nel mondo reale». Insomma, le forze dell’ordine sono stanche di fermare gente che ha scritto commenti su Internet e vorrebbe concentrarsi sui problemi veri. Ma il dramma britannico sta tutto qui. Poiché il governo non riesce a risolvere le questioni pressanti e reali, si concentra sulla repressione del dissenso e sul controllo sociale. Lo dimostra quando sta accadendo sull’immigrazione. Da settimane, lo abbiamo raccontato, continuano le proteste in strada contro i cosiddetti hotel per migranti. Le autorità rispondono come sempre, cioè con gli arresti. Ma Starmer, per non perdere troppo consenso, è stato costretto anche ad annunciare provvedimenti restrittivi sugli ingressi e la gestione dei rifugiati. Chiacchiere, finora, e belle parole molto difficili da mettere in pratica.Incapace di tenere sotto controllo i clandestini in aumento, il governo laburista sta valutando una possibilità che finora nessun esecutivo britannico aveva mai preso in considerazione: l’introduzione di carte di identità digitali, dato che quelle cartacee attualmente in vigore sono facilmente falsificabili e gli immigrati non hanno troppe difficoltà a procurarsele. «Siamo disposti a valutare cosa funziona quando si tratta di contrastare l’immigrazione irregolare», ha dichiarato Starmer in proposito. Secondo Big Brother Watch, associazione che si occupa di difendere le libertà civili, la pensata dei laburisti si potrebbe tradurre in un «incubo distopico». La direttrice dell’organizzazione Rebecca Vincent ha dichiarato al programma Today di Bbc Radio 4 che la misura non fermerà le traversate dei migranti sui barchini, ma «semplicemente metterà l’onere sui cittadini, già rispettosi della legge, di dimostrare il loro diritto a essere qui». E non ha tutti i torti. Dopo tutto per la sinistra inglese la cancellazione delle libertà è ormai un riflesso condizionato.
Alice Weidel (Getty Images)
Benedetta Porcaroli (Ansa)