2021-09-15
«Con eutanasia e matrimonio gay l’uomo va verso l’autodistruzione»
In un saggio inedito contenuto nel suo nuovo libro, il Papa emerito mette in guardia da quella «rivoluzione» che ha separato la sessualità dalla fecondità e che ha ridotto il corpo a un «prodotto» a nostra disposizione. Fortuna che in questi tempi confusi, in cui la sovversione della realtà è faccenda quotidiana, arriva qualcuno a ricordarci chi siamo. È una voce sottile, ma decisa, che con semplicità ci rimette davanti agli occhi la nostra essenza profonda: è la voce di Benedetto XVI. L'editore Cantagalli pubblica un libro fondamentale (in uscita domani) firmato dal Papa emerito intitolato «La vera Europa. Identità e missione», e già dal titolo se ne intuisce il senso. In fondo, in queste pagine Ratzinger ci riporta a casa, ci prende per mano e ci conduce a toccare le fondamenta della civiltà a cui apparteniamo: quella «vera Europa» che oggi appare fin troppo lontana, dimenticata. Atene, Gerusalemme, Roma: ecco i tre pilastri identitari, quelli su cui si fonda la «sintesi europea».Ratzinger spiega che negli Atti degli Apostoli (16,6-10) si trova un episodio «che come nessun altro fa emergere le fondamenta dell'Europa, la sua identità e il suo compito». Il protagonista, manco a dirlo, è san Paolo. Missionario in Asia Minore, cioè nella sua patria, egli non immagina di dover recarsi in Europa. Ma accade qualcosa di inaspettato: «Dove pure egli voglia andare, si sente ostacolato dallo Spirito di Gesù, che come un muro ovunque ostacola il suo cammino. La nuova direzione gli si rivela in sogno: Paolo vede un macedone che lo chiama e lo prega: “Vieni qui e aiutaci!". Il macedone sta per la Grecia, per l'Europa. La sua preghiera decide la storia futura. Così è nata l'Europa, l'Europa nella quale viviamo, l'Europa che oggi ci chiama». Questa è l'essenza dell'Europa, la quale «si fonda sull'unione dello spirito greco e della fede cristiana, su una ragione che è divenuta nostalgia, che nel percepire una mancanza intuisce ciò di cui ha bisogno. E si fonda sulla risposta dello Spirito di Gesù Cristo, che ne afferra la mano aperta e diviene orientamento».Il punto, come sappiamo, è che questo «orientamento» non è semplice da seguire. A volte sembra che sia completamente smarrito, e persino i vertici della Chiesa spesso sembrano poco intenzionati a recuperarlo. Per questo Benedetto XVI si sente in dovere di fissare alcune coordinate decisive per il nostro presente. Il libro edito da Cantagalli contiene numerosi testi di grande bellezza e di straordinaria attualità, che pure se risalgono ad anni passati sembrano riferirsi alla nostra quotidianità. Ma c'è pure un testo scritto ex novo, intitolato «Rendere giustizia di fronte a Dio del compito affidatoci per l'uomo».È uno scritto agile, cristallino, però estremamente denso. E tocca un tema rovente: la differenza sessuale. Benedetto XVI va dritto al punto: «Con la legalizzazione in sedici Stati europei del “matrimonio omosessuale", il tema matrimonio e famiglia ha assunto una nuova dimensione che non si può certo ignorare», scrive. «Si assiste a una deformazione della coscienza che evidentemente è penetrata profondamente in settori del popolo cattolico. A questo non si può rispondere con qualche piccolo moralismo e nemmeno con qualche rimando esegetico. Il problema va in profondità e dunque deve essere affrontato in termini di fondo».Secondo Ratzinger, «il concetto di “matrimonio omosessuale" è in contraddizione con tutte le culture dell'umanità che si sono succedute sino a oggi, e significa dunque una rivoluzione culturale che si contrappone a tutta la tradizione dell'umanità sino a oggi». Su che cosa si basa tale rivoluzione? Sull'abolizione della differenza tra i sessi, e questo è il vero dramma. «Non c'è dubbio che la concezione giuridica e morale del matrimonio e della famiglia differisce straordinariamente nelle culture del mondo. È possibile constatare non solo la differenza fra monogamia e poligamia, ma anche altre profonde differenze», scrive il Papa emerito. «E tuttavia mai è stata messa in dubbio la comunità basilare, il fatto che l'esistenza dell'uomo - nel modo di maschio e femmina - è ordinata alla procreazione, nonché il fatto che la comunità di maschio e femmina e l'apertura alla trasmissione della vita determinano l'essenza di quello che è chiamato matrimonio. La certezza di fondo per cui l'uomo esiste come maschio e femmina; che la trasmissione della vita è un compito assegnato all'uomo; che proprio la comunità di maschio e femmina serva questo compito; e che in questo, al di là di tutte le differenze, consista essenzialmente il matrimonio - è una certezza originaria che sino a oggi è stata ovvia per l'umanità».Dopo aver chiarito che cosa sia realmente il matrimonio cristiano, Ratzinger risale la corrente, e ricostruisce la genesi di quella «rivoluzione» che si manifesta ai giorni nostri sotto forma di ideologia arcobaleno. Cioè una corrente di pensiero - ormai sostanzialmente maggioritaria - il cui obiettivo è proprio quello di spezzare la «comunità di maschio e femmina».«Un fondamentale sconvolgimento di questa certezza umana originaria è stato introdotto quando, con la pillola, è divenuta possibile in termini di principio la separazione tra fecondità e sessualità», spiega Benedetto XVI. «Qui non si tratta di casistica, del se e del quando, eventualmente, l'uso della pillola possa essere moralmente giustificato, bensì della novità fondamentale che essa come tale significa: vale a dire proprio la separazione in termini di principio tra sessualità e fecondità. Questa separazione significa, infatti, che in questo modo tutte le forme di sessualità sono equiparate. Non esiste più alcun criterio di fondo. Questo nuovo messaggio, contenuto nell'invenzione della pillola, ha profondamente trasformato la coscienza degli uomini, all'inizio lentamente, poi sempre più chiaramente».È qui che entra in vigore il nuovo paradigma. «Se la sessualità viene separata dalla fecondità, allora, all'inverso, la fecondità può naturalmente essere pensata anche senza la sessualità. Sembrerà giusto, allora, non affidare più la procreazione dell'uomo alla occasionale passione del corpo, bensì pianificare e produrre l'uomo razionalmente».Questo è un passaggio centrale nel discorso: partendo dal ragionamento sulla sessualità, Ratzinger arriva a mostrare in che cosa consista, oggi, l'uso dei corpi, e quali conseguenze stia producendo. Nel nostro tempo, dice il Papa emerito, gli uomini «non vengono più generati e concepiti ma fatti». Che significa? Semplice: che «l'uomo non è più un dono ricevuto, ma un prodotto pianificato del nostro fare».È a questo punto che Benedetto XVI arriva a sfiorare un altro tema di stringente attualità: l'eutanasia. «D'altra parte, quello che si può fare lo si può anche distruggere», scrive. «In questo senso, la crescente tendenza al suicidio come fine pianificata della propria vita è parte integrante del trend descritto».Di fronte a sfide di tale entità, riguardanti il legame tra maschi e femmine, il rapporto dell'uomo con il suo corpo e, soprattutto, la relazione dell'uomo con Dio, non si tratta soltanto di essere «un tantino più larghi e aperti». Qui si tratta, al contrario, di porsi la domanda delle domande: «Chi è l'uomo?». Da questo primo interrogativo nel deriva un secondo: «Se ci sia un Creatore o se non siamo tutti solo prodotti di un fare. Sorge questa alternativa: o l'uomo è creatura di Dio, è immagine di Dio, è dono di Dio, oppure l'uomo è un prodotto che egli stesso sa creare».Che cosa significa rinunciare all'idea della creazione? Per Benedetto XVI in questo modo «si rinuncia alla grandezza dell'uomo, si rinuncia alla sua indisponibilità e alla sua dignità che è al di sopra di ogni pianificazione». Poche pagine, dicevamo, ma bastano a Ratzinger per illuminare l'intero presente, per sondarlo con sconcertante chiarezza, svelandone i falsi miti e la corrotta idea di progresso.Non manca una pungente riflessione finale. «Il movimento ecologico ha scoperto il limite di quello che si può fare e ha riconosciuto che la “natura" stabilisce per noi una misura che non possiamo impunemente ignorare», argomenta Ratzinger. «Purtroppo non si è ancora concretizzata “l'ecologia dell'uomo". Anche l'uomo possiede una “natura" che gli è stata data, e il violentarla o il negarla conduce all'autodistruzione. Proprio di questo si tratta anche nel caso della creazione dell'uomo come maschio e femmina, che viene ignorata nel postulato del “matrimonio omosessuale". Mi sembra che sia importante riflettere sulla questione secondo quest'ordine di grandezza. Solo così renderemo giustizia di fronte a Dio del compito affidatoci per l'uomo».Non c'è che da scegliere, insomma. Possiamo ripristinare l'ordine verticale del creato. Oppure imboccare la via dell'autodistruzione.